Ryszard Kapuscinski - In viaggio con Erodoto
Mi mancano ancora una decina di pagine alla fine (e chi ha dei suoi ring in casa mia faccia finta di niente), ma mi ci sto talmente divertendo che ne lancio il ring subito.
Di lui avevo letto solo questo (La prima guerra del football), e mi era piaciuto molto. Ho poi scoperto che, come inviato dall'Africa, era piuttosto conosciuto; in effetti ho imparato molto da quel libro: con leggerezza e precisione, mi ha fatto capire, per esempio, cosa è andato male nelle lotte al colonialismo.
Se ne è andato nel 2007, giornalista polacco formatosi nel dopoguerra, lasciando un bel po' di libri, di cui questo non è certo l'ultimo, ma è quello con il titolo che più mi ha colpito una sera che volevo a tutti i costi fare un ordine su BOL

In questo libro mescola le sue prime, ma anche no, esperienze come reporter dall'estero (e vi sfido ad affrontare il mondo come giornalista polacco alla fine degli anni '50, inizio '60) alla lettura e rilettura all'infinito di Erodoto e delle sue Storie. Un po' c'è la rivisitazione della lunghissima guerra Persia (Asia)- Grecia (Europa), e un po' c'è l'identificazione con Erodoto come IL reporter per eccellenza.
Sarà che io sono rimasta traumatizzata dalla formazione classica dei miei studi scolastici, ma rileggere Erodoto con Kapuscinski mi ha veramente divertita, sicuramente più di quanto la mia prof di greco avrebbe mai potuto fare. Un Erodoto simpatico, avventuroso, originale, un disadattato che ha passato la vita a raccogliere informazioni parziali e a rivenderle come "storia". Uno che, in ogni caso, ci aveva messo un impegno sovrumano per i tempi che correvano.
Dalla quarta di copertina:
Kapuscinski racconta retroscena inediti della sua biografia, ripercorrendo le proprie vicende dall'infanzia povera a quando, appena laureato, venne inviato prima in India e poi in Cina, senza conoscere nulla di quei paesi. Narra dei viaggi in Africa, Egitto, Iran, poi di nuovo in Africa, rievocando sotto una luce nuova e con mano leggera contesti storici e avvenimenti privati. Ci rivela le difficoltà incontrate di fronte alla vastità della materia da dominare, interpretare e giudicare. Punto di riferimento, "livre de chevet", testo da leggere e rileggere è sempre stato Erodoto che, al pari di Shakespeare, ha compreso il microcosmo delle passioni umane e il macrocosmo delle vicende storiche. Da un lato, ci ha narrato di come la Grecia abbia ritardato ritardato l'avanzare di secoli l'avanzare dell'Asia in Europa e, dall'altro, ha rappresentato la brama di potere, la crudeltà, la cecità di piccoli e grandi satrapi. Quello di Kapuscinski è un Erodoto che compare e scompare, che viene chiamato a descrivere i meccanismi dell'animo umano, le sue grandezze, i suoi errori. "In viaggio con Erodoto" non è uno studio accademico o l'omaggio sentimentale a un autore molto amato. L'idea guida di Kapuscinski è che Erodoto sia stato non tanto uno storico, quanto il primo vero reporter della storia: il suo bisogno di viaggiare, toccare con mano, raccogliere dati, confrontarli ed esporli, con tutte le necessarie riserve che è giusto nutrire riguardo alle storie riferite da altri, fa di Erodoto un giornalista a pieno titolo.
Si può sottolineare e fare ognunque altra cosa non renda illeggibile il libro.
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