si parla di un manicomio ( quello di magliano, vicino a viareggio ) e delle sue matte. l'autore è il medico che le segue. vive anche lui nel manicomio, può capitare che di notte senta le urla, può capitare che qualcuna di loro si innamori ferocemente di lui in tutti i sensi. il dottore osserva le matte, il loro modo personalissimo e unico di essere deliranti, spesso inconsapevole e a ancora più spesso invece molto lucido. le storie, le frasi e le situazioni. c'è chi è internato per due settimane nudo in una cella dove può dar libero sfogo al suo "modo di essere". poi la crisi finisce e tornerà tra i normali. chi invece trascorrerà tutta la vita tra le mura del manicomio.
il dottore si affeziona a quei particolari modi di essere che seguono tutti una personalissima strada personale, tanto da sentirne la mancanza quando qualcuno dei malati viene trasferito in un'altro manicomio ( da questo punto di vista bellissima la parte dedicata a Tono)
il manicomio è fatto anche delle persone che vi lavorano oltre i medici. ci sono le suore e ognuna secondo il suo coraggio si dedica ai "tranquilli" o agli "agitati". le infermiere, perlopiù di origine contadina, cui una legge impediva il matrimonio (!) per renderle più disponibili alla particolare cura richiesta dagli ammalati.
il dottore scrive, in forma di diario, di queste persone. e ne trae dei tratti di vera poesia, sofferente, ma avolte anche molto lieve, il modo di vedere il mondo attraverso queste esperienze di malattia che va al di là della razionalità.
mi ha colpito l'uso dei termini usati all'epoca in cui è atato scritto il libro( pubbicato nel 1953): i malati di mente sono chiamati matti, i bambini handicappati sono chiamati bambini deficenti...
ma mai c'è dell'irriverenza, della mancanza di rispetto nell'uso di questi termini, che forse ridanno la vera dimensione di questi problemi.
le libere donne di magliano di Mario Tobino
Mario Tobino - Le libere donne di Magliano
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