Vedo che siamo e-s-a-t-t-a-m-e-n-t-e d'accordo !
Riporto qui sotto la mia opinione (scritta nel journal e su aNobii):
E’ solo il secondo libro che leggo sulle vicende di Isabel Dalhousie (il primo è stato “Il piacere sottile della pioggia” – sì, lo so, ho invertito l’ordine logico e cronologico con cui sono stati scritti, ma, direi, poco male !) e credo di poter affermare che lei ed io non siamo fatte l’una per l’altra !
Questa signora, secondo me, indulge un po’ troppo in riflessioni di filosofia piuttosto spicciole, indotte da circostanze che solo sporadicamente hanno qualcosa di diverso dalla quotidianità più comune, e risulta abbastanza diversa dall’immagine e dalle aspettative che il lettore potrebbe crearsi sapendo che si tratta della direttrice di una rivista di etica applicata. Beninteso: non ho niente in contrario alle riflessioni che nascano dagli avvenimenti che la vita offre ad ognuno di noi, siano essi semplici o eccezionali, ma è il modo in cui vengono presentate che mi è sembrato un po’ artificioso e forzato. Con il risultato, peraltro, di spezzare continuamente il corso della trama (di per sé già abbastanza evanescente, se vogliamo inquadrare questo romanzo nel genere giallo). E poi: il titolo lasciava intendere che ci fosse un gruppo di persone che si confrontano su temi filosofici, e invece ? Alle considerazioni della protagonista non si affiancano mai opinioni altrui (se tali non vogliamo considerare i brevi dialoghi con Jamie, Cat e Grace), manca quel contraddittorio e quel confronto che il titolo sembrava promettere e che forse avrebbe reso la lettura più interessante e varia. Infine: dopo aver espresso più volte considerazioni in merito a verità, menzogna e omissione, la protagonista si produce in un finale che, per non svelare niente a chi deve ancora leggerlo, mi limiterò a definire deresponsabilizzante e irrispettoso dei principi che regolano (o dovrebbero regolare) la convivenza civile. Mi ha lasciato molto perplessa e non mi è piaciuto affatto il suo ergersi a giudice ultimo e unico, avvalendosi della posizione privilegiata data dall’ essere a conoscenza di come siano andati i fatti, in una vicenda in cui, scusate se è poco e pur se nell’ambito della fiction di un romanzo, è pur sempre morta una persona !
Non nego che lo stile sia gradevole e scorrevole, ma quello che rimane è secondo me ben poca cosa.
Quindi credo proprio che non leggerò altre avventure che abbiano Isabel come protagonista. Magari proverò a vedere se l’altra protagonista di McCall Smith, la signora Ramotswe, è più congeniale al mio modo di vedere, o almeno se ha qualcosa che possa spiegare il discreto successo che lo scrittore ha finora riscosso con i suoi libri.