È un libro decisamente sconcertante dove si raccontano i terribili anni della seconda guerra mondiale attraverso gli occhi di un ufficiale delle SS.
Max Aue si ritrova ufficiale quasi per caso e non certo per vocazione: fermato in un parco noto ritrovo di omosessuali, viene “convinto”a diventare SS con la prospettiva di essere altrimenti denunciato da Thomas, un ufficiale che avrà poi un ruolo fondamentale nella sua carriera politica.
Ma questa non è una giustificazione e subito l’io narrante mette le mani avanti: non vuole giustificare il suo passato e non vuole attenuanti, l’unica sua intenzione è raccontare cosa è successo.
Nella premessa mette sull’avviso i lettori: quello che lui ha vissuto avrebbe potuto capitare a chiunque e nessuno si ritenga immune o creda che non avrebbe mai fatto quelle scelte. Il nazismo in Germania non è stata la follia di pochi che ha condotto una nazione a una guerra e a uno sterminio organizzato, ma tutti erano coinvolti e le SS erano persone assolutamente normali salvo pochi folli. I tedeschi hanno seguito Hitler perché lo hanno voluto fare e di questo devono assumersi le loro responsabilità di fronte alla storia, ma gli altri non credano di uscirne in gloria perché chi può affermare con certezza che non avrebbe fatto altrettanto?
Fatta questa spiazzante premessa, Aue racconta la sua esperienza in guerra prima in Russia e poi in Germania.
E’ sconcertante l’analisi rigorosa e quasi scientifica dello sterminio: prima si uccidono gli ebrei con delle “aktion” tramite fucilazione. Il sistema risulta però poco pratico e lungo: “poco pratico” perché bisogna costruire continuamente fosse comuni che vengono immediatamente riempite ed è difficile non far trapelare la cosa x evitare la diffusione del panico tra gli ebrei, e “troppo lungo” visto il numero enorme di persone da uccidere. Inizia quindi a diffondersi l’idea di far sdraiare, volenti o no, gli ebrei nelle fosse per recuperare spazio e quindi ucciderli. Ma nasce un altro problema: i soldati sono profondamente turbati da quello che fanno e la propaganda non basta più (gli ebrei sono il nemico e se lasciati in vita possono attentare alla vita delle truppe tedesche; gli ebrei sono animali etc) da cui la decisione di ubriacarli.
La situazione però precipita quando da Berlino giunge l’ordine di uccidere anche le donne e i bambini: gli ufficiali della Wermach si rifiutano e a nulla valgono le giustificazioni che tanto le donne e i bambini non sopravvivrebbero. Per cui si assiste alla scissione e ai forti contrasti tra la Wermach e le SS: quest’ultimi devono fare il lavoro sporco e non coinvolgere i soldati. Ma Aue è duro nei loro confronti: non devono pensare di potersela cavare agli occhi della storia solo perché non si sono macchiati le mani, sono loro che dicono di “ripulire” le città per evitare poi atti di terrorismo e non possono discolparsi sostenendo che non conoscevano i metodi con cui questa pulizia veniva fatta.
Poi si cercano altre soluzioni: l’esplosivo non è utilizzabile per cui si iniziano a costruire dei camion “camere a gas” dove uccidere soprattutto le donne e i bambini. Questo permette di risolvere i problemi di coscienza dei boia che non devono vedere le loro vittime in faccia e di fare molte morti in poco tempo, ma dall’altra non è un metodo pulito perché la gente prima di morire vomita e defeca ovunque.
Aue si ritrova in questa situazione e, nonostante le sue perplessità etiche e sull’utilità di tale politica, non si tira indietro.
Mi ha molto colpita la fine della parte “Allemanda” dove si assiste a lunghissime discussioni se alcune tribù caucasiche debbano essere considerate ebree oppure no: entrano in gioco esperti di linguaggio, antropologi, sociologi che devono decidere. Non si tratta di una discussione teorica o scientifica, perché in realtà è in gioco un forte scontro politico: da una parte la Wermach che non li vuole uccidere perché questo comprometterebbe i rapporti con le altre tribù e quindi vuole dimostrare che non sono ebrei, dall’altra le SS che vogliono dimostrare il contrario per poter procedere allo sterminio. E questo non tanto per fanatismo razziale, ma perché devono dimostrare di essere efficienti e quindi con un alto numero di morti poter fare carriera.
Sono sconcertanti le discussioni prive di alcun valore scientifico e fatte al solo scopo di decidere chi debba morire o meno.
Dopo la disfatta di Stanlingrado, Aue viene rimpatriato e si dedicherà controvoglia alla pianificazione dello sterminio degli ebrei in una Berlino che sta per essere distrutta dalle bombe.
Il racconto degli avvenimenti è dettagliatissimo: sembra quasi una sbobinatura dei dialoghi e un racconto minuto per minuto. Nonostante la ricchezza dei dettagli, la lettura non è noiosa perché sembra di essere lì e di vivere in quel momento tutto quello che viene raccontato.
L’autore è’ stato poi molto bravo a render l’idea della guerra con la descrizione della morte in maniera molto realistica (sangue e cervella ovunque, ossa spezzate etc) e degli odori (sangue delle vittime, vomito, odore di decomposizione dei cadaveri etc).
Aue analizza in maniera fredda quello che succede e in particolare il perché dello sterminio degli ebrei: questo non ha alcun senso a livello politico e economico, eppure viene perpetrato. Forse lo scopo è di rendere tutti complici: la guerra è assurda e l’unico modo per compattare il popolo tedesco e spingerlo a sostenere il Fuhrer è di renderli tutti complici di un abominio. In questo modo, non ci si può tirare fuori e bisogna per forza vincere la guerra altrimenti se ne uscirà a pezzi.
Questo è anche il motivo per cui Himmler alla fine della guerra dopo anni di silenzi descrive in un discorso pubblico la soluzione finale: ne parla apertamente e sottolinea la necessità di uccidere anche le donne e i bambini. Aue nota lo sconcerto degli ufficiali che lo ascoltano: sconcerto non perché non sanno cosa stia succedendo (anche se non vi hanno partecipato materialmente, tutti sanno che cosa succede nei campi di concentramento), ma perché con questo discorso pubblico Himmler li vuole rendere tutti complici affinché alla fine della guerra nessuno possa dire “non lo sapevo”. Tutti quindi sono spronati per raggiungere una vittoria sempre più lontana e impossibile perché se i tedeschi perderanno la guerra non avranno scampo. Se la vinceranno, non c’è problema: la storia la scrive chi vince.
La pecca principale del libro è sicuramente l’eccessiva lunghezza: con metà delle pagine l’autore avrebbe potuto benissimo sintetizzare il libro senza far perdere nulla al racconto. Mi sono sembrati assolutamente inutili i sogni (proprio io poi che non sopporto le persone che al mattino ti raccontano i sogni: che noia!!!) e del tutto superflua la storia del legame incestuoso con la sorella: mi è sembrato solo un espediente morboso per aumentare il numero di pagine e creare ancora più scandalo, ma niente aggiunge al fulcro del romanzo se non centinaia di pagine eccessive. Soprattutto la parte finale del romanzo “aria” è assurda e ridicola e non vedi l’ora di finire quelle pagine inutili nella speranza di un degno finale.
Insomma: è difficile non rimanere scioccati da questo libro sia per la sua accurata ricostruzione storica e sia per gli interrogativi etici che provocatoriamente ti sbatte in faccia chiedendoti sfacciatamente se tu, lettore, sei proprio così sicuro che ti saresti comportato differentemente se fosse stato un tedesco vissuto ai tempi del terzo reich.
Le benevole - J. Littell
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sembra un libro interessante (adoro le tue recensioni
) ma la tesi dell'autore mi sembra una ricerca di giustificazione. A fronte di tanti tedeschi coinvolti nello sterminio, ce ne sono molti (molti meno, è vero, ma ce ne sono) che hanno aiutato gli ebrei e spesso hanno fatto la loro stessa fine, per cui dire che tutti ci saremmo comportati come le SS mi sembra quantomeno pretestuoso...

Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
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Qualcuno c'è arrivato prima di Littlell , e da un altro punto di vista : " Obbedienza all'autorità " di Stanley Milgram ; e i conti tornano comunque , sia che si tema la punizione , sia che si sappia di restare impuniti .
Stanley Milgram ha reclutato cittadini nordamericani assolutamente ordinari per un esperimento sull'obbedienza all'autorità. Individui qualsiasi convocati in laboratorio per obbedire a ordini che offendono il loro senso morale e studiati nella loro propensione alla sudditanza o alla ribellione. Desacralizzando la coscienza quanto l'autonomia morale, e constatandone la docile inefficacia quale baluardo contro l'azione immorale e malvagia, il saggio di Milgram dischiude scenari inquietanti ed attuali. Il testo è stato pubblicato per la prima volta nel 1974.
E' innegabile che ci fosse una bella differenza tra una SS e un soldato dell'esercito ,e che ci fosse anche qualcuno che la pensasse diversamente .
Ma sono le condizioni che ti impongono o che temi di subire , che poi ti condizionano .
Stanley Milgram ha reclutato cittadini nordamericani assolutamente ordinari per un esperimento sull'obbedienza all'autorità. Individui qualsiasi convocati in laboratorio per obbedire a ordini che offendono il loro senso morale e studiati nella loro propensione alla sudditanza o alla ribellione. Desacralizzando la coscienza quanto l'autonomia morale, e constatandone la docile inefficacia quale baluardo contro l'azione immorale e malvagia, il saggio di Milgram dischiude scenari inquietanti ed attuali. Il testo è stato pubblicato per la prima volta nel 1974.
E' innegabile che ci fosse una bella differenza tra una SS e un soldato dell'esercito ,e che ci fosse anche qualcuno che la pensasse diversamente .
Ma sono le condizioni che ti impongono o che temi di subire , che poi ti condizionano .
Si abbraccia un'ombra e si ama un sogno. (Soderberg)
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