Un bellissimo romanzo che affronta il tema della guerra e della mancanza della persona amata.
L’io narrante è Tomas che a 5 anni ha perso suo padre, soldato finlandese scomparso durante la guerra di continuazione tra Finlandia e Russia in una radura della Carelia durante la ritirata dell’esercito. E’ vissuto senza padre e la stessa madre è sempre stata molto avara di ricordi, inoltre tutta la famiglia svedese della madre e i suoi amici non hanno mai capito come avesse potuto arruolarsi volontario in quella guerra.
Arrivato alla mezza età e dopo anni dalla morte della madre, Tomas decide di raggiungere in Francia 2 amici di suo padre nella speranza di ricostruirne la figura e di capire che cosa sia successo veramente nella guerra. Viene accolto in maniera non proprio entusiasta dai due coniugi oramai anziani perché la sua visita riapre vecchie ferite: lui era stato il compagno d’armi nonché l’ultima persona che lo avesse visto vivo mentre lei ne era l’amante.
Lei consegna a Tomas le lettere del padre spedite durante la guerra che gli permettono di ricostruire la figura paterna: un giovane artista innamoratissimo della sua amante (e dimentico della sua famiglia in Svezia) che si interroga sul futuro che potranno avere dopo la guerra e cerca di ritagliarsi delle licenze per vederla. Per sopravvivere agli orrori, scolpisce una testa di legno raffigurante l’amata (che lei stessa non apprezzerà) e un’inquietante soldato crocifisso come simbolo della barbaria della guerra dove i giovani vanno al massacro e non sono del tutto innocenti.
Lui è molto restio a ricordare e non sa esattamente cosa sia successo: il suo amico è scomparso e dopo 50 anni non riesce a capire se sia morto o se sia suicidato. Questo però è un aspetto che l’ha tormentato per tutta la vita e questo fantasma ingombrante è sempre stato un’ombra tra lui e la moglie.
Molto lentamente nel romanzo si ricostruiscono gli ultimi giorni di Erik al fronte tramite le lettere inviate all’amante e con i ricordi dei due anziani coniugi.
E’ molto ben delineato anche il difficile momento psicologico della guerra: tutto sembra sospeso ed è impossibile fare progetti se non come sfruttare al meglio le licenze. I soldati (che lei ricorda come “guerrieri”) sembrano quasi stupiti di sopravvivere e man mano che la guerra procede aumenta anche la loro spavalderia non tanto come slanci di eroismo ma quasi autolesionistici.
E’ molto interessante inoltre il punto di vista “finlandese” della guerra che li ha visti appoggiarsi ai tedeschi contro l’impero russo che premeva sui propri confini: da qui la difficoltà per gli amici svedesi di comprendere una alleanza decisamente imbarazzante e quindi il lottare con la “parte sbagliata” della storia.
Alla fine Tomas riparte conoscendo di più non solo il padre ma anche comprendendo meglio le posizioni della madre: una moglie tradita a casa con il figlio con un marito che abbandona la sua nuova patria la Svezia per una guerra che lei non comprende.
La figura del padre rimarrà comunque sfuggente così come la sua fine anche perché essendo morto giovane non ha potuto esprimere la sue personalità anche artistica. E qui si inserisce la pessimistica riflessione del compagno sopravvissuto che si chiede se ne fosse valsa veramente la pena vivere per vedere la bomba atomica e tutto il dopoguerra.
Un romanzo molto bello che svela man mano il suo racconto trascinandoti nella Carelia di oramai quasi 60 anni fa con il protagonista Tomas spinto a coltivare le sue ambizioni artistiche da lui trascurate nel passato anche per rispetto di chi, come il padre, non ne ha avuta la possibilità in quanto spazzato via dalla storia.
Tu che non ci sei - Wijkmark
Moderatori: aly24j, Therese, Marcello Basie