copia. Adesso ho finito di leggerlo, mi é piaciuto tantissimo e vorrei farne un ring.
É una raccolta di reportage scritti durante trent'anni (1965-1997) di permanenza in
Asia come inviato.
Chi é interessato ???
(l'ordine non sará strettamente legato all'ordine di iscrizione)
iscritti
Ale (Milano)
Roosii (piacenza)
BondJamesBond (emilia romagna)
Pa (Forlí)
Fry (Firenze)

Venere (Treviso)

farewell17776 (Treviso)

Luna78 (pordenone)

Valeh (pordenone)

Vocina (alghero - SS)

Mitica88 (Valmadonna)

Yucatan (Napoli)
Moeren (Genova)
trottola78 (Genova)
verdeacqua (Roma)
JamsODonnellToo (Germania)
NickyPa (Vieste FG)
...
LaVale
Copio una recensione da
http://www.alice.it/cafeletterario/071/cafenov.htm
Tiziano Terzani
In Asia
"Bisogna capire i cambogiani: sono buddhisti, non si ribellano. Se una bomba brucia
loro la casa, si gettano le ceneri sul capo e si chiedono che cosa hanno fatto di male
nella loro vita precedente per meritarsi ora questa sventura."
È una raccolta di articoli scritti da Terzani in inglese, tedesco o italiano e pubblicati
sui giornali di tutta Europa, in un lasso di tempo che va dal 1965 al 1997. Ne emerge
un ricco quadro dell'Asia, della sua storia spesso così drammatica e della sua
popolazione di cui la cultura e la mentalità rimangono, per noi occidentali, ancora ben
poco conosciute.
Dalla guerra del Vietnam alla memoria di Hiroshima, dai Khmer rossi della
Cambogia al modernissimo Giappone con la sua pulsione alla morte, via via fino alle
Filippine, alla gioiosa cacciata di Marcos e le danze nei palazzi del dittatore, a quel
posto incredibile che è Macao, "un viaggio nel tempo che finisce".
Bellissime sono le pagine dedicate alla Cina e intensissime nella loro drammaticità
quelle che descrivono all'Occidente la strage di piazza Tienanmen. "Nemmeno il lutto
è possibile. Pechino, città occupata, ha perso anche il diritto di piangere." Nella città
in cui si è compiuta la strage di giovani inermi, che avevano osato, con le armi della
democrazia, opporsi a un regime oppressivo, il silenzio e la paura dominano: neppure
le madri osano portare i segni del lutto. E la propaganda poi schiaccia non più i corpi
dei dissidenti, ma le anime dei cittadini; la televisione trasmette per ore le scene della
cattura dei giovani ribelli, scherniti e denigrati; e gli abitanti abbassano la testa, si
piegano, impauriti, convinti che le "grandi riforme" richiedano delle vittime.
Altre dittature, altre vittime, che magari non sono state piante dall'intera umanità
come invece è avvenuto per gli studenti cinesi, ad esempio i massacri perpetrati in
Birmania dalla feroce dittatura sono passati quasi del tutto inosservati in Occidente.
Il Giappone, comunque resta il Paese preso in considerazione più spesso da questo
giornalista straordinario: il Giappone dall'economia rigogliosa e preoccupante e dalla
popolazione che, ubbidiente e attivissima, cede all'organizzazione anche la propria
fantasia, il proprio piacere e tutto il proprio tempo libero. Dice lo scrittore Shuichi
Kato: "La scuola è efficientissima: riesce a trasformare piccoli esseri umani in tante
foche ammaestrate", e così nascono questi "servi fedeli dello Stato e dell'industria"
che garantiscono sia la pace sociale che una produzione industriale che non ha
confronti.
Tutta l'ultima parte del volume è dedicata all'area che abbraccia l'India (dove Terzani
vive dal 1994), il Pakistan, lo Sri Lanka. "L'India assale, prende alla gola, allo
stomaco. L'unica cosa che non permette è di restarle indifferente", e questo è ciò che
capita anche al lettore scorrendo le pagine che descrivono o la peste e la volontà
pubblica di minimizzarne il pericolo, il terrore per le quotidiane stragi che avvengono
in Pakistan, la morte così facile, quasi un gioco, a Batticaloa.
In Asia di Tiziano Terzani
Pag. 440, Lire 30.000 - Edizioni Longanesi (Il Cammeo n. 335)
ISBN 88-304-1482-4
Le prime righe
Dal 1958 al 1961 fui allievo del Collegio Giuridico della Scuola Normale a Pisa.
Dopo la laurea passai sei mesi in Inghilterra e nel 1962 entrai all'Olivetti. Per un po'
vendetti macchine per scrivere, per un po' stetti in fabbrica, poi fui messo a lavorare
nell'Ufficio del personale estero. Nel 1965, avevo 27 anni, venni mandato in
Giappone per tenere corsi nell'azienda laggiù. Sulla via di Tokyo, mi fermai un giorno
a Bangkok. Fu la prima volta che misi piede in Asia. Mi colpì lo splendore delle
bouganville. A Tokyo usai ogni momento libero per esplorare la città e per scrivere
ad Angela le mie prime impressioni.
La prima volta
Tokyo, 4 gennaio 1965
MOGLIE mia carissima,
dopo la serena incoscienza dell'addio eccomi qua: in Giappone... Il moderno rende
tutto piatto e la civiltà tutto civile. Sono sceso a Tokyo come sarei sceso a Milano.
L'albergo può essere come uno a Stoccolma e l'accoglienza Olivetti standard come a
Lisbona o all'Aja. Dalla finestra su cui ticchetta una pioggia leggera e insistente vedo
una distesa di case basse e una strada ancora deserta. Vorrei solo scappare da
questa assopente tranquillità degli alberghi per manager, che possono lavarsi qui con
lo stesso sapone che a Toronto, per scorrazzare a piedi per questa grigia pianura di
case. Vorrei liberarmi di questa corazza protettiva che rende tutto attorno a me facile
e sorridente.
Tokyo, 6 gennaio 1965
... Ho mangiato per la prima volta in un ristorante giapponese divertendo tutti i miei
vicini con la mia ostinazione a usare i bastoncini. Non fosse stato per una famigliola
che mi sedeva davanti e di cui ho cercato d'imitare ogni gesto, avrei finito per pagare
il conto senza aver toccato che qualche chicco di riso. Qui non solo gli strumenti e gli
oggetti del mangiare sono diversi, ma anche il modo in cui questi vengono disposti
sulla tavola: non ci sono piatti, ma ciotole in cui galleggia qualcosa... La fine e l'inizio
dell'anno si celebrano qui con una sorta di grande saturnale che dura due settimane:
le strade sono coronate di paglia di riso, le donne portano kimono da festa, le
macchine fanno sventolare bandierine cariche di affascinanti iscrizioni che non
capisco. Negli uffici si beve birra e si mangia da scatole di legno ben confezionate e
decorate con fiori e ideogrammi.
© 1998, Longanesi & C.
L'autore
Tiziano Terzani è nato a Firenze nel 1938 e dal 1971 è corrispondente dall'Asia per
il settimanale tedesco "Der Spiegel". È vissuto a Singapore, Hong Kong, Pechino,
Tokyo e Bangkok. È inoltre collaboratore del "Corriere della Sera". Nel 1994 si è
stabilito in India con la moglie Angela Staude, scrittrice e i due figli. Ha pubblicato:
Pelle di leopardo, dedicato alla guerra in Vietnam; Giai Phong! La liberazione di
Saigon; Holocaust in Kambodscha; La porta proibita; Buonanotte, Signor Lenin; Un
indovino mi disse. Nel 1997 a Tiziano Terzani è stato attribuito il "Premio Luigi
Barzini all'inviato speciale".
http://www.bookcrossing.com/journal/1131089