Telecom Serbia

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Corso
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Telecom Serbia

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recensione dal sito: dagospia.com

COME “ER CICOGNA” FASSINO SI TRASFORMO’ IN AQUILA
ANTEPRIMA DEL LIBRO DI BONAZZI CHE SVELA LA RIUNIONE SEGRETA DEI DS
Mercoledì prossimo sarà in libreria, per i tipi della Sperling & Kupfer Editori, un libro destinato a far scalpore. “Telekom Serbia – L’affare di cui nessuno sapeva – Un caso politico, mediatico e giudiziario” è opera di Francesco Bonazzi, inviato dell’Espresso. In anteprima proponiamo una stralcio che fa volare qualche straccio in casa dei Democratici di Sinistra, dove si svela una riunione segreta, starring un Fassino (giustamente) incazzato.
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LA GIACCA DI FASSINO
“[Il 2 ottobre 2003 è] il giorno in cui Kessler attacca la presidenza Trantino e chiede conto dei rapporti tra Vito e Volpe, al tavolo della conferenza stampa spicca un'assenza: quella dei collega di partito Guido Calvi, che è anche vicepresidente della Commissione. Non è un mistero che l'avvocato Calvi, politico navigato e abile negoziatore, preferisca evitare una contestazione così netta e plateale. Dal punto di vista mediatico la conferenza stampa è un successo, ma poche ore dopo Kessler si deve sorbire una memorabile strigliata dei suo capogruppo Luciano Violante, arrabbiato per non essere stato informato a dovere di un'iniziativa tanto contundente.
A dire il vero, a parte i toni, non si può dire che il cicchetto di Violante sia una sorpresa. Sulla vicenda Telekom, l'ex presidente della Camera ha sempre preferito tenere un basso profilo e non si è sentito minimamente coinvolto neppure quando sono saltati fuori i legami tra Volpe e la banda dei falsi dossier dei quali era stato una vittima. «Capisce, sono parte in causa in quel processo», si è schernito una volta in un cortese colloquio avuto con chi scrive. Sembrava quasi disturbato dal fatto che fosse uscita quella storia e cotanto fair play garantista gli rende sicuramente giustizia di tante vecchie polemiche sul Violante «giudice comunista» (copyright di Totò Riìna), «pericoloso giustizialista», «Vishinskij in toga» e altre amenità di eguale tenore.
Va anche registrato che in un partito profondamente diviso come la Quercia, già da mesi ci si interroga sulla grande pazienza mostrata dai dalemiani di fronte alla gazzarra Telekom. E i più maligni rispondevano con la considerazione che in fondo il «leader Massimo» era l'unico big dei centrosinistra a essere risparmiato dall'uragano Igor.
In quei giorni, Kessler ha seriamente pensato di dimettersi da quella Commissione Telekom nella quale lo avevano spedito praticamente a sua insaputa. In fondo, per un cattolico impegnato nel volontariato come lui, arrivato primo tra le toghe italiane al concorso per la superprocura europea di Eurojust, la politica ha senso se intesa come servizio. Il resto, alla lunga, provoca nausea. Ma il giorno seguente alla presentazione del dossier dello scandalo, il segretario dei partito lo invita per la priora volta a una riunione ristretta nei suo ufficio di via Nazionale. Lo scopo è decidere che linea tenere in commissione Telekom.
All'incontro partecipano, oltre a Fassino e Kessler, Calvi e i due capigruppo, Violante e Gavino Angius. Kessler tenta di spiegare che è inutile giocare con tanto fair play una partita che gli appare irrimediabilmente truccata e sostiene che per andare avanti bisogna come minimo ottenere l'interrogatorio di Vito e l'accantonamento di Marini, se non addirittura qualche dimissione eccellente sul fronte avversario.
Calvi sostiene invece che vi sono ottime ragioni anche per tenere una linea più prudente, ripetendo con coerenza quella che è sempre stata la sua posizione: è assolutamente inutile chiedere la testa di Trantino o di Vito, andare a uno scontro istituzionale che non è detto che i presidenti delle Camere risolvano a favore delle opposizioni, e per giunta dare anche solo l’impressione di far tutto questo per nascondere chissà che. Angius gli dà manforte e Violante assiste muto e soddisfatto.
Tanto lui, ha già detto come la pensa al diretto interessato. Ma, a sorpresa, Fassino non è d'accordo con la linea della temperanza, anche perché nel partito chi ci sta andando di mezzo da mesi è solo lui, sbattuto in prima pagina dai giornali di centrodestra come il più volgare dei tangentari. E poi tutta questa prudenza e questa raffinata tattica del dialogo da sperimentare proprio sulla sua pelle non gli garbano affatto.
Anzi, alla lunga lo insospettiscono pure. Così, quello che già qualcuno a Montecitorio chiama a mezza bocca «er Cicogna», chiude la discussione con un ragionamento ineccepibile: questi signori mi hanno sporcato la giacca? Bene, ora esigo almeno che mi si chieda scusa e che paghino il conto della tintoria». E Kessler rimane capogruppo Ds in Commissione”.
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