Ed eccoci qui

Boris Vian era un personaggio decisamente eclettico. E' stato romanziere, autore teatrale, poeta, jazzista, satrapo della patafisica e ultimo ma non ultimo ingegnere.
Era malato di cuore e aveva progettato un prototipo di by-pass che però nessuno gli volle mai costruire, e così lui morì a 39 alla prima di un film (mai autorizzato) tratto da un suo romanzo.
Era malato di cuore e suonava la tromba, fu uno degli iniziatori delle caves di Saint Jermain Des Prés, scirsse canzoni per Juliette Greco ed Edith Piaf, era grande amico di Duke Elligtone e geniale esperto di jazz.
Si finse traduttore dei romanzi americani di un tale Vernon Sullivan, romanzi che gli fruttarono processi penali e denunce per vilipendio al pubblico decoro.
Era un uomo che aveva un fortissimo senso della vita, e della sua bellezza allegra e tragica, e della sua assoluta caducità.
Ha scritto romanzi bellissimi, primo su tutti per me L'autunno a Pechino , e il poeticissimo allegro surreale grottesco e tragico LA schiuma dei giorni.
Personalmente, adoro il mondo di Vian perchè è poetico, personale, pieno di inventiva (popola i suoi racconti di neologismi assolutamente meravigliosi) allegro, colorato in maniera soprasatura, eppure tragico, caduco, come è la vita, d'altra parte.
E adoro le sue poesie. E la sua raccolta di poesie è l'unico libro che ho lberato che qualcuno abbia trovato. E sembrerebbe, amato.
La mia preferita campeggia sulla mia bookshelf su bookcrossing.com, ma qui ve ne riporto un'altra, breve breve e meravigliosa

La vita, è come un dente
All'inizio non ci si pensa
Felici di masticare
Ma poi ecco che d'improvviso si guasta
Fa male, e preoccupati
Lo si cura non senza fastidi
E per essere veramente guariti,
Bisogna strapparlo, la vita.
