Un ingombrante ammasso di carta inutile che si dispone per trecento e passa pagine, che c'ha pure un epilogo, nonostante per non so quanti capitoli non abbia né capo né coda. Ci soccorre lo stesso Baricco a dire che "
questo libro è costruito come una città, come l'idea di una città. Mi piaceva che il titolo lo dicesse. Adesso lo dice. Le storie sono i quartieri, i personaggi le strade. Il resto è tempo che passa, voglia di vagabondare e bisogno di guardare.". Il resto sono prese per il c

o, compreso il risvolto di copertina, aggiungo io che me lo sono sciroppato tutto, e non ci ho capito un c

o, non mi vergogno a dirlo, tanto mica devo passare da intellettuale.
City è un libro che si presta ad una lettura trasversale, nel senso che non serve mica leggerlo tutto, si possono saltare decine e decine di pagine che il risultato è lo stesso, mica vi perdete niente, mica succede niente che valga la pena. Lo potete pure leggere aprendo una pagina a caso, oppure cominciando dalla fine per risalire verso le prime pagine. [...] Sorge il dubbio di scoprire come abbiano fatto a recensirlo bene quasi tutti i critici letterari d'Italia. Sorge il dubbio di sapere come abbia fatto a vendere tutte quelle copie, che magari lo sappiamo, ma dobbiamo fare finta di non saperlo se no a che serve parlare.
Così Giordano Lupi in
Quasi quasi faccio anch'io un corso di scrittura, Stampa Alternativa 2004.
Non avrei potuto fare di meglio...
Lo so che Baricco divide. Lo so che Baricco fa figo. Lo so che mi è piaciuto
Oceano mare e (un po' meno)
Castelli di rabbia (che ho pure liberato)...ma questo libro, non me ne vogliate, non sono proprio riuscito a leggerlo. Peccato.