Marian è una giovane canadese apparentemente soddisfatta della sua vita: ha un lavoro, anche se non è quello che desidera e con colleghe noiose, un appartamento che divide con una ragazza, anche se vivono sotto il rigido controllo della borghese e moralista padrona di casa, e un fidanzato “perfetto” che le ha chiesto di sposarla.
La sua vita però ha delle crepe: la sua migliore amica dell’Università passa il suo tempo a mettere al mondo figli in una pigra indolenza e non riesce più a comunicare con lei; la sua compagna di stanza è decisamente eccentrica e priva di praticità; il loro appartamento si sta lentamente trasformando in un immondezzaio senza che nessuno si preoccupi di pulire; il fidanzato è così perfetto da essere irritante… e poi l’incontro con il folle Duncan che le scombina le poche certezze rimaste.
Marian si sente come se tutti la volessero consumare e fossero del tutto indifferente ai suoi problemi e inizia a smettere di mangiare: prima la carne, poi le uova fino ad arrivare a un rifiuto totale del cibo.
Nel finale
però si riscatta con un piatto che simbolicamente è un atto di cannibalismo.
Il libro è bellissimo: ironico, divertente, i personaggi sono strani, eccentrici ma, incredibilmente, l’autrice riesce a renderli assolutamente plausibili.
Avevo letto solo “Tornare a galla” di M. Atwood e non mi era piaciuto mentre questo romanzo è bellissimo: a questo punto devo leggere almeno un altro romanzo per decidere se questa autrice mi piace oppure no.
