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Una nuova indagine per Salvo Montalbano, sempre edita da Sellerio.
"La pazienza del ragno inizia esattamente dove terminava Il giro di boa: Montalbano ferito durante un conflitto a fuoco che metteva la parola fine all’indagine. Il celebre commissario, in questa inchiesta senza sangue indaga con quella sua verve sbarazzina tanto amata dai lettori. "
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a) VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)
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Mai come questa volta si avverte un collegamento strettissimo con il precedente episodio della serie: ritroviamo il commissario convalescente, dopo la ferita subita ne “Il giro di boa”, abbattuto, depresso, triste, disilluso, malinconico e cupo, in una parola, invecchiato nel corpo e nell’anima.
Questa particolare disposizione di spirito del protagonista rende il romanzo più introspettivo e riflessivo, ma anche più umano e il tono psicologico si innesta nella trama poliziesca trovando riscontro anche dalla parte dei “colpevoli”. Ho voluto evidenziare con le virgolette i responsabili del rapimento narrato in questo romanzo, perché mi sono sentita portata, così come lo stesso Montalbano; a valutare la loro condotta con indulgenza, a riflettere su quanto la giustizia “teorica” possa talvolta non riuscire ad inquadrare e classificare drammi personali di enorme gravità. Ho particolarmente apprezzato quindi la riflessione molto crepuscolare del commissario (“Può un omo, arrivato oramà alla fine della sò carriera, arribillarsi a uno stato di cose che ha contribuito a mantiniri ?”) e la sua presa di posizione di fronte all’epilogo della vicenda: ci sono situazioni in cui è decisamente meglio sospendere il giudizio.
Un giallo senza spargimenti di sangue, i cui responsabili si possono individuare ben prima di arrivare alla fine: ma la prevedibilità della soluzione non inficia, secondo me, il valore del romanzo. E’ come se la trama gialla fosse solo il pretesto per raccontare fatti, sentimenti, passioni, comportamenti: la vita, insomma, e in questo il talento di Camilleri è veramente grande, e anche se le atmosfere sono quelle prettamente siciliane, non è difficile scorgere che, mutatis mutandis, questo dibattersi di stati d’animo potrebbe svolgersi ovunque.
Una piccolissima nota di demerito (che comunque non inficia il mio giudizio più che positivo su questo romanzo) mi permetto invece di segnalarla a proposito della tendenza di Camilleri a infiltrare nella trama, in modo nemmeno tanto dissimulato e in questo libro più ancora che negli altri, alcune “stoccate” di critica politica che hanno il risultato di abbassare toni e interrompere temi più meritevoli. Sarebbe forse più costruttivo dedicare un’opera a se stante alle sue invettive politiche, invece di dissimularle all’interno di un’opera di fantasia.
"Una storia che non conosci
non è mai di seconda mano
è come un viaggio improvvisato
a chilometraggio illimitato"
S. Bersani, Pacifico, F. Guccini - Le storie che non conosci (Io leggo perchè - 23 aprile 2015)
Un Montalbano, convalescente dopo una sparatoria e sempre più tormentato, si trova ad affrontare un rapimento che appare da subito un po’ strano e che non sembra avere il solito fine di estorcere soldi a una famiglia. Man mano il caso si prospetta come qualcosa di più complesso che alla fine lo costringerà a chiedersi se vale di più il rispetto delle leggi o della propria coscienza.
Forse è l’unico dei suoi libri che ho letto fin ora dove ho capito subito che cosa si nascondeva dietro agli strani atteggiamenti dei rapitori, ma Camilleri è come sempre molto bravo a disegnare le personalità dei vari personaggi (e forse il più riuscito è proprio quello della ragazza rapita: la sua assenza sembra enfatizzare gi aspetti della sua personalità raccontati da chi la conosce) e la complessità del nostro Montalbano che sente il peso degli anni che passano e che vive in modo sempre ambiguo la sua reazione con Livia giungendo alla conclusione di non poter vivere nè con e nè senza di lei.
"I libri li rubavo. I libri non dovrebbero costare nulla, pensavo allora e penso ancora oggi".
(Pascal Mercier, "Treno di notte per Lisbona)