Scusate se ripesco questo vecchio thread, ma avevo un bisogno fisico di dire qualcosa su questo libro...
La sensazione che si prova leggendo i libri della Nothomb (almeno i due che ho io, l'altro è "Igiene dell'assassino") dev'essere molto simile a quella di un coniglio inchiodato a fissare i fari dell'automobile che stanno per travolgerlo.
La Nothomb infatti non scrive romanzi, non almeno nel senso che sono abituato a dare al termine: quest'autrice scrive vere e proprie tragedie moderne, in cui il ruolo del destino è giocato dall'insignificante e, in parte, dal grottesco.
La situazione di partenza de "Le Catilinarie" è quanto di più quieto e banale si possa immaginare: la decisione di due attempati coniugi di trasferirsi in campagna per godersi la solitudine e il riposo che hanno sempre sognato. La loro tranquillità viene però dapprima increspata e poi decisamente sconvolta dalle inopportune visite del loro vicino, un medico obeso immerso in una sorta di catatonia.
Quello che stupisce e avvince di questo libro, oltre all'indubbia capacità di scrittura dell'autrice, è il senso di ineluttabilità degli eventi narrati, come si conviene a una tragedia che si rispetti: la tentazione di attribuire un valore simbolico ad alcuni particolari come l'obesità, tema che pare affascinare l'autrice, è forte, ma il monito di Prétextat Tach mi spinge a sorvolare... già, ma questa è un'altra storia.
