"Febbre a '90" di Nick Hornby

[antiniska]

"Febbre a '90" di Nick Hornby.

Premessa: non voglio sostituirmi a colui, che prima di me, ha parlato dell'opera del celeberrimo autore inglese.

Febbre a '90: definirlo, una sorta di Bibbia del calcio sembra esagerato, io però preferisco esagerare al massimo, e di abbondare, come fece il grande Totò. Lo lessi, la prima volta, in lingua originale, "Fever Pitch". Me la ricordo, bene, quella notte insonne. Non mi persi, una sola parola, e nel giro della stessa notte, lo avevo finito già di leggere. Contando, le volte esatte, in cui, mi sono gustata il libro, da cima a fondo sono già dieci volte. Il testo, mi fu prestato tre anni fa. Avevo bisogno di perfezionare il mio inglese. Ero cosi rimasta appassionata, dalla storia, che durante, un viaggio in Inghilterra, lo acquistai, in una libreria di Londra. Non me ne sono mai più separata. Ho visto, il film, sempre in lingua inglese, ma leggerlo è tutta un'altra storia. In tutti, i viaggi, corse in autopostali (autobus svizzeri), e in treno, me lo porto sempre con me. In un fine settimana, qualsiasi, durante, un lungo e noioso inverno a Lugano, ho fatto un bel giro, ad una delle librerie più grandi della Svizzera italiana. Nella sezione narrativa, trovo il titolo dell'opera di Hornby, in lingua italiana. Non ci ho pensato due volte, ad andare in cassa e pagarlo. Nella stessa giornata, aveva cominciato a piovere a dirotto. Non avevo niente da fare, quindi, eccomi con il libro in mano!
Se dovessi, commentare tutte le frasi, mi ci vorrebbero, tante ore. Prima di una partita importante dell'Inter, leggo sempre, alcune battute. Non è che non vi voglia raccontare per intero la trama del libro, lascio a chiunque la possibilità di provare delle emozioni sane spendendo pochi CHF, pardon, volevo dire Euro, è l'abitudine scusate. Ci sono tutte le emozioni, possibili e immaginabili. E' un vero capolavoro, e consiglio a tutti di leggerlo. Dentro il libro, c'è una parte di noi stessi, riflessa. Hornby, ha saputo interpretare alla grande la psicologia del tifoso, in maniera eccellente. Una volta letto, diventa come una sana droga. Crea una forma di assuefazione, positiva, non negativa. Rappresenta, il vivere e l'essere tifoso. Mi congedo, con una frase tratta dal capitolo "Giocare": "Sono due terzi della vita che gioco, e vorrei che gioco, e vorrei continuare a giocare per gran parte dei tre o quattro decenni che mi restano". Storia autobiografica, avvincente e da non perdere.

[Falbalà]

Hornby è sempre una lettura piacevole e io lo adoro, ma se avessi letto questo libro come primo fra i suoi non so se avrei continuato: troppo maschile, troppo calcio, troppa passione che non condivido per niente...com dice lui stesso forse le donne non sono capaci di appassionarsi così a qualcosa, si interessano di un po' di tutto, hanno conoscenze in tanti campi, ma non perdono la testa così.
Non mi è piaciuto per niente poi di come ha trattato la tragedia dell'Haysel: io ho un ricodo molto vivo di quell'episodio anche se ero ancora una bambina. Ricordo che in quel periodo mio papà aveva promesso di portarmi allo stadio a vedere la Juve, ma quella sera davanti alla TV... tutto quell'odio, quella paura, quel dolore colpirono la mia sensibilità di bimba, e non volli più neanche sentir parlare di stadio. Ancora oggi, che di anni ne ho 32, non sono mai stata allo stadio se non per un concerto.