Tre metri sopra il cielo – Federico Moccia
Con tutti i pregiudizi possibili per evitare di rimanere delusa, mi sono decisa a leggere questo libro che a priori mi sembrava che non mi sarebbe potuto piacere (è un best-seller per giovanissimi, con un linguaggio suo e riguardante un mondo adolescenziale, purtroppo per me, passato da anni!)
Nonostante la mia “buona predisposizione”, il libro è stata una delusione sotto diversi aspetti:
- la scrittura: in alcuni dialoghi non si riesce a capire chi parla e a chi (soprattutto all’inizio del romanzo) e ci sono, secondo me, troppi pochi riferimenti al linguaggio giovanile (ma è possibile che gli adolescenti usino cosi poche parole in slang? A parte “boro” e “capa”, lo scrittore non mi sembra fare riferimento al linguaggio giovanile).
- Il nome della protagonista: “Babi”!!!

Non ho parole: ma possibile che F. Moccia non conosca nessun piemontese che gli spieghi che cosa vuol dire “babi” in piemontese? Per chi non lo sa, vuol dire “rospo”. Dopo un po’ mi sono abituata, ma per me “babi” è un rospo (oltretutto in piemontese è una parola che ricorre spesso nei proverbi!)
- Un insieme di luoghi comuni che di più non si può: le ragazze della “Roma” bene belle, simpatiche, ben educate che rimangono affascinate da ragazzi violenti e sbandati. Il protagonista è violento ma diventato tale dopo un ingiusto pestaggio e con un “dramma” insoluto alle spalle. La famiglia di Babi: una sorella più piccola e impicciona che la adora, una madre elegante ma fredda e rigida, un padre sottotono che forse avrebbe voluto vivere una vita più intensa, tutte le sere una cena elegante a casa di amici. E non dimentichiamo la scuola: le amiche del cuore, le secchione antipatiche e brutte che non passano i compiti, l’insegnante cattiva che non può che essere una zitella frustrata e inacidita. I ragazzi duri e violenti sempre pronti a picchiare, a demolire le case degli altri durante le feste, a gareggiare in motocicletta e, naturalmente, la ragazza di borgata innamorata di Step che vuole picchiare Babi ma viene ampiamente ricambiata. E questo amore che sembra così impossibile tra un ragazzo violento e una bella e educata ragazza di buona famiglia: naturalmente lei lo rifiuta ma poi se ne innamora completamente. Meglio fermarmi qui perché ci sarebbe altro (il portiere curioso, la domestica, il fratello di Step etc).
- Soprattutto però una cosa mi ha infastidita: non ho trovato nel racconto una chiara e evidente condanna della violenza. Babi rinfaccia a Step di essere violento ma poi lo segue. La sua migliore amica si sente “sicura” con un ragazzo violento e picchiatore. Se questa è la realtà giovanile, io avrei espresso una chiara e forte presa di posizione contro la violenza: anche se non dubito che in certi ambienti i “duri” picchiatori siano dei personaggi mitici, io avrei voluto leggere dentro il libro una condanna molto chiara e forte contro chi risolve a pugni ogni controversia e non rispetta niente e nessuno.