Personalmente una autrice che adoro .
Dalla Irina's cozy-corner .
Elfride Jelinek é una eminente esponente della letteratura tedesca contemporanea. I suoi libri sono stati tradotti in decine di lingue. I suoi romanzi più conosciuti sono: "La pianista" e "Lussuria".
La Jelinek é lontana dalla psicologia del XX secolo, come lei stessa afferma: "La seconda realtà ha surclassato la prima, i nuovi miti di massa hanno distrutto la realtà, e l'hanno cambiata con la realtà virtuale".
Una così spassionata e sottile descrizione dell'individuo nella sua natura interiore, ancora nessuno era riuscito a farla. L'originalità del suo stile rende i romanzi della Jelinek facilmente comprensibili e indimenticabili.
Biografia di Dominae.
Scrittrice austriaca (Mürzzuschlag 1946-). Nata in Stiria da una famiglia ebraica dell’alta borghesia viennese, è figlia di un ingegniere; la madre la destina fin da piccola alla musica, per questo nel 1950 la iscrive all’istituzione "Notre-Dame-de-Sion" di Vienna, scuola in cui ella impara a soli quattro anni il francese, la danza classica e dove prosegue gli studi. A sei anni i genitori la obbligano ad imparare a suonare violoncello, viola e pianoforte e a sedici ella entra al conservatorio viennese, ma poco dopo si rivolta contro l’autorità genitoriale e cade in depressione. Femminista iscritta dal 1974 al Partito comunista austriaco, nel 1968, anno della drammatica morte del padre in un ospedale psichiatrico, pubblica Bukolit, e due anni dopo il romanzo pop Wir sind lockvögel baby! (Siamo zimbelli baby!, 1970), una sorta di "action reading". Dissacrante e beffarda, l’autrice inserisce momenti di narratività nel romanzo Michael. Ein Jugendbuch für die Infantilgesellschaft (Michael. Un libro per giovani destinato alla società infantile, 1972), impietosa messa a nudo dei meccanismi di identificazione televisivi. Al realismo narrativo approda nel 1975 col romanzo Die Liebhaberinnen (Le amanti, Milano 1993), in cui descrive il rapporto morboso che lega madre e figlia. Spostando il fulcro dalla critica del linguaggio a quella sociale, ella narra l’oppressione femminile operata da uomini meschini e rozzi. Una certa tipizzazione dei personaggi si avverte qui come nell'altro romanzo realistico Die Ausgesperrten (Gli esclusi, 1980), in cui è investiga la sopravvivenza del fascismo nel privato e ci dà un sociogramma sulla violenza di gruppo. È del 1983 il romanzo più completo: Die Klavierspielerin (La pianista, Torino 1991), da cui è stato tratto un film pluripremiato al festival di Cannes 2001. Nella prosa poetica Oh Wildnis, oh Schutz vor ihr (Oh natura selvaggia, oh proteggersi da lei, 1985) tematizza la conversione della natura in antinatura. Fra sperimentalismo e ("anti")pornografia femminile si colloca invece il romanzo del 1989 Lust (La voglia, Milano 1990), oggetto di controversie e successo commerciale.
Anche il teatro di Jelinek, finalizzato al rinnovamento formale che Beckett ha portato con sé e influenzato dall’epicità brechtiana, mira, nel rifiuto di psicologismi e nella continua trasgressione delle norme, a smascherare e denunciare: è il caso di Was geschah, nachdem Nora ihren Mann verlassen hatte oder Stützen der Gesellschaft (Ciò che accadde dopo che Nora ebbe lasciato il marito ovvero I pilastri della società, 1979), o della "tragedia musicale" Clara S. (1982), che identifica nella figura di Clara Schumann il sacrificio della creatività femminile a favore di quella maschile. In Totenauberg (1991), la scrittrice confronta Martin Heidegger, con l'allieva Hannah Arendt.
STOCKHOLM, Sweden (AP) - Austrian novelist, playwright and poet Elfriede Jelinek, 57, won the Nobel Prize in literature, the Swedish Academy said Thursday, citing her ability to reveal "the absurdity of society's cliches and their subjugating power."
The decision to award the prize to a woman - and a poet - was the first since 1996, when Polish poet Wislawa Szymborska won. Since the prize was first handed out in 1901, only nine women have won it.
Born in the Austrian town of Murzzuschlag in 1946, she made her literary debut with the collection Lisas Schatten in 1967. Her writing took a critical turn after her involvement with the student movements that were prevalent throughout Europe in the 1970s, coming out with her satirical novel, We Are Decoys, Baby!
That was followed by other works, including, Wonderful, Wonderful Times in 1990 and The Piano Teacher in 1988.
With special fervour, Jelinek has castigated Austria, depicting it as a realm of death in her phantasmagorical novel, Die Kinder der Toten, the academy noted, adding that she remains a controversial figure in her homeland.
"Her writing builds on a lengthy Austrian tradition of linguistically sophisticated social criticism, with precursors such as Johann Nepomuk Nestroy, Karl Kraus, Odon von HorvDath, Elias Canetti, Thomas Bernhard and the Wiener Group," the academy said in its citation.
"The nature of Jelinek's texts is often hard to define. They shift between prose and poetry, incantation and hymn, they contain theatrical scenes and filmic sequences."
Her recent works are variations on one of her basic themes: the seemingly inability of women to fully find themselves, and live out their lives in a world where they are glossed over by and as stereotypes.
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Elfriede Jelinek ha detto :
Ma mère m'avait envoyée dans une école très autrichienne où l'on enseigne l'obéissance, et lui (il padre) m'a donné une éducation différente. Je ne l'ai pas beaucoup aimé. Pas du tout même. Seulement, il m'a encouragée à m'affirmer par le langage, à m'en servir contre les adultes. La foi dans le pouvoir des mots est une caractéristique de la culture juive. Je me demande si, en suivant l'exemple de mon père, en me servant du langage au lieu de me plonger dans la musique, comme le voulait ma mère, je n'ai pas cherché à le sauver d'elle, et moi avec lui. Je ne veux pas dire qu'elle soit totalement négative: elle est très intelligente, elle était puissante, impressionnante. Sans elle, mon père n'aurait pas survécu.