Il partigiano Johnny - Beppe Fenoglio

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Marcello Basie
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Il partigiano Johnny - Beppe Fenoglio

Messaggio da Marcello Basie »

"Il partigiano Johnny" e' la storia romanzata dell'esperienza di partigiano di Fenoglio, dal settembre '43 fino alla primavera del '45. Il romanzo non fu portato a termine da Beppe Fenoglio e fu pubblicato postumo; e' incompiuto, non nella trama, completa, ma nella mancanza di revisione che porta a qualche piccola incongruenza qua e la' e a una lingua forse ancora troppo "inglese" (Fenoglio diceva di scrivere prima in inglese e poi tradurre in italiano...).

E' stato detto che e' il meno retorico, anzi piu' anti-retorico, romanzo sulla Resistenza. In effetti, sempre avendo ferma la convinzione in quello che sta facendo, senza mai cedimenti, l'avventura del partigiano viene descritta senza addolcimenti degli eventi e senza idealizzazioni delle persone; per questo il romanzo non fu accolto benissimo da certa critica militante.
Fenoglio non e' uno scrittore politico: manca una analisi sociale del fascismo e della Resistenza; i fascisti sono il Male che va combattuto, per far nascere una nuova Italia. Le distinzioni all'interno dei partigiani sono forti, ma riportate piu' a differenze psicologiche che ideologiche; Johnny tra i partigiani comunisti si trova come "nel settore sbagliato della parte giusta" ma quasi piu' per incompatibilita' caratteriale che altro; ma, forse, le differenze ideologiche sono semplicemente sottintese, date per scontate...

La grandezza del libro sta altrove: nella narrazione e nello stile. Seguendo le peregrinazioni di Johnny da una collina all'altra, attraverso le stagioni, gli altri partigiani (dall'iniziale brigata comunista in cui pero' si sentiva "nel settore sbagliato della parte giusta" alla brigata azzurra in cui si trova piu' a suo agio), i contadini, le battaglie coi fascisti, fino alla battaglia finale, si vive un viaggio, una epopea. Lo stile e' scelto in funzione dello scopo, con invenzioni linguistiche continue per rendere l'incalzare degli eventi. Intere frasi sono in inglese, lingua che Fenoglio amava; innumerevoli sono le parole inglesi o calchi dall'inglese, ma anche dal latino e dal francese, mai per ricercatezza fine a se' stessa, sempre per trasferire in parole la tensione, il nervosismo di una vita continuamente in pericolo.
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Frine
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Messaggio da Frine »

ho amato alla follia "il partigiano johnny" per un sacco di tempo, ma poi, avendo letto altre cose di Fenoglio, devo dire che è un po' sceso nella mia personale classifica di gradimento.. molto meglio "la malora" (superbo) o "primavera di bellezza" e anche "i ventitre giorni della città di alba".
concordo pienamente sul fatto che stile (proprio le singole parole, la loro scelta) e narrazione rendano unico questo libro :D
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capola
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Messaggio da capola »

io mi sono innamorata di fenoglio leggendo una questione privata, ormai 10 anni orsono. lo consiglio vivamente a tutti perchè parla di un tema sempre accennato e mai sviscerato profondamente, e cioè della legittimità delle questioni personali di fronte alla guerra vissuta in prima persona.
a differenza degli altri romanzi scritti sulla resistenza i libri di fenoglio presentano una struttura politica piuttosto insolita. parlano di partigiani badogliani, di giovani che sono cresciuti durante il fascismo, che si oppongono alla piega che aveva preso il governo della loro patria, ma che non erano pronti (o forse, semplicemente non volevano) mettere eccessivamente in discussione il loro mondo. fenoglio stesso fu un partigiano badogliano durante la guerra, e anche se scriveva rimase sempre fuori dalle dinamiche culturali neorealiste (non ha mai vissuto del suo lavoro letterario, anzi credo che poche cose furono pubblicate quando lui era ancora vivo. come mestiere faceva il rappresentante di vini)
a me il partigiano johnny sembra un viaggio alla ricerca della propria strada nel mondo. un ragazzo, affascinato dagli ideali di liìbertà che gli erano stati insegnati, decide di andare sulle montagne, ma si trova in situazioni che gli fanno capire tutta la bruttura e l'inutilità della guerra e dei combattenti.
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Marcello Basie
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Messaggio da Marcello Basie »

E' vero che Johnny - Fenoglio si trova meglio nei partigiani azzurri, i cosiddetti badogliani, ma questo non significava volere che le cose cambiassero poco. Rifiuta l'ideologismo a volte senza morale di certi capi delle brigate comuniste, preferisce rifarsi all'etica protestante, a quel mondo anglosassone che tanto amava: un mondo comunque molto lontano dall'Italia fascista.
Poi non mi sembra che Johnny alla fine concluda che la guerra partigiana sia un orrore, anzi mi hanno stupito alcuni passi in cui sentenzia che la lotta tra fascisti e partigiani, perche' abbia davvero un valore grande, deve necessariamente comportare la morte, dall'una e dall'altra parte...

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Marcello
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capola
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Messaggio da capola »

sostanzialmente hai ragione...
la cosa che intendevo dire è che lui nei badogliani cerca una strada altra, diversa da quella di comunisti e socialisti.
la parte sulla guerra in realtà si riferiva a dichiarazioni post belliche che fece sulla stesura del romanzo.
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