"Questa favola è nata in un campo di concentramento den Nordovest germanico, nel dicembre del 1944, e le muse che l'ispirarono si chiamavano Freddo, Fame e Nostalgia."
C'è che fu (Alessandro Natta) le chiamò lacrimose:
"Dalla resistenza etica e politica fu necessario distinguere quelle espressioni lacrimose e qualunquistiche, tipo le favolette di Natale dei Guareschi che nel 'sacrificio' della prigionia incubavano i lazzi di 'Candido'"
io però propendo più all'umanissima visione dell'autore:
"... perchè non scrivi una bella favola per questi pezzenti divorati, come te, dalla fame, dalle pulci e dalla nostalgia? E' un modo come un altro per riportarli ai pascoli domestici, per riattaccarli alla vita."
Perciò una favola su di una poesia prima e un bambino e una mamma poi, che si recano in cerca di un padre, di un figlio, imprigionato in un lager ... in sogno:
"E il bambino, e la nonna e il papà si incontravano a metà strada nel bosco dove, la notte di Natale, si incontrano creature e sogni di due mondi nemici."
Una "figura" per un'altra, tanto per dare l'idea, e che forse ci starebbe anche in questo periodo natalizio:
"Gran lavoro, durante la guerra, per l'aviazione del buon Dio. Angeli da ricognizione incrociano sui luoghi delle battaglie e segnalano eventuali concentramenti d'anime. Angeli da trasporto accorrono e caricano le anime e le portano in cielo. Angeli da caccia difendono le formazioni dagli attacchi di neri diavoli alati. Mentre Angeli bombardieri rovesciano sulle case, sopra gli ospedali, sopra i campi di prigionia, grossi carichi di sogni, distruggendo così le opere nefaste della disperazione."
D'accordo, pericoloso affidarsi ai sogni

.. ho sempre avuto un debole per Guareschi e i suoi personaggi, ammetto ...
Buone Feste! E uno splendido, pacifico 2005!
La favola di Natale