Le ultime lettere di Rachel






Rachel Corrie, cittadina americana di 23 anni, viene uccisa il 16 marzo del 2003 da un bulldozer di produzione statunitense in dotazione all'esercito israeliano di occupazione, che la investe in pieno e la schiaccia sotto il peso delle sue 9 tonnellate, provocandone la morte. Al momento dell'omicidio, Rachel Corrie indossava un giubbotto arancione. Da oltre un'ora continuava ad avvertire il conducente del mezzo militare della sua presenza con un megafono, e di essere intenzionata a non permettergli di demolire l'abitazione della famiglia di un medico palestinese, peraltro estraneo alla legittima - secondo il diritto internazionale - lotta armata di liberazione del suo popolo. Questi sono i fatti, incontestabili perché documentati. Il comportamento di Rachel Corrie non era contrario alle leggi internazionali; non era irresponsabile perché il soldato alla guida del Caterepillar D9 sapeva benissimo, come i suoi superiori che gli hanno ordinato di procedere, di avere di fronte una persona disarmata che, utilizzando metodologie non-violente di protesta, si opponeva a una pratica illegale di punizione collettiva. Questa è la cronaca di un omicidio. A questa - purtroppo - se ne potrebbero aggiungere altre, ma oggi è il giorno in cui Rachel Corrie è stata uccisa. Non vogliamo celebrare niente, non c'è niente da celebrare: solo ricordare un comportamento, tenuto liberamente da una persona consapevole. E soprattutto le ragioni che lo hanno motivato e che continuano a motivare attivisti e volontari da tutto il mondo che danno supporto alle pratiche di interposizione civile, quelle devono essere ribadite: il rifiuto della violenza in ogni sua forma e dell'ingiustizia che tanto è più evidente, tanto è più paradossalmente tollerata dalla cosiddetta «comunità internazionale», fino all'assurdo dell'indifferenza dello stesso paese della vittima di quest'omicidio. Ci sembra giusto, infine, che la famiglia di Rachel - cittadini americani - che sta lottando da un anno contro pratiche d'insabbiamento e la condiscendenza complice del loro paese verso il governo israeliano possa ricevere la solidarietà e le libere opinioni di chi non vuole rimanere indifferente. rachelsmessage@the-corries.com **Servizio civile internazionale