Non sempre è necessario attentare al corpo di una persona perchè ci sia tortura, ci sia violazione di un diritto.. a volte basta fermarsi all'anima. Qualche parlamentare di sinistra - si la solita sinistra buona sempre a ripetere solo le stesse cose - ha provato ad esprimere questo concetto per protestare contro le nostre nuove leggi in materia di tortura (nostre italiane, non americane irachene o ruandesi, semplicementi banalmente nostrali). C'è stato qualche articolo, qualche commento radio, nel nostro piccolo abbiamo avuto anche un 3d sul forum su questo argomento.
Ma la legge resta, noi torniamo alle nostre occupazioni e ci ritroviamo ogni giorno un tantino più incivili, un tantino più assuefatti e familiarizzati all'idea della violenza. Mi viene in mente anche il 3d sul documentario di Moore "Bowling e columbine" che tratta il tema dell'uso delle armi per difesa privata e le recenti proposte - italiane anche queste, italianissime - di revisione della cd. legittima difesa.
Ecco concordo con Xenia quando scrive
non solo perchè si trascurano altre situazioni geografiche/etniche di abusi e soprusi ma anche e soprattutto perchè orientare le nostre teste, i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni su UN FATTO è funzionale a distogliere la nostra mente dal filo che tutti quei fatti collega e riunisce.Dico questo perchè mi sembra ci sia una gran bella strumentalizzazione mediatica
Il giorno che saremo in grado di prendere quel quel filo e seguirlo, cercando di anticiparlo....non credo che aspetteremo più che qualcuno ci dia "il via" per mettersi ad urlare dalla finestra "non in mio nome". Il giorno che saremo in grado di acchiappare quel filo...semplicemente apriremo la finestra e urleremo, senza paura di apparire matti, senza paura di apparire eccessivi o catastrofici.