Avvertenza: questo messaggio è riservato agli amanti delle enciclopedie e degli atlanti.
Borges ha scritto:Mi disse che il suo libro si chiamava il Libro di Sabbia, perché quel libro e la sabbia non hanno né principio né fine.
[...]
Vi era una piccola illustrazione, come si vede spesso nei dizionari: un'ancora disegnata a penna, come dalla mano maldestra di un bambino.
Fu allora che lo sconosciuto mi disse:
<<La guardi bene. Non la vedrà mai più.>>
C'era una minaccia nell'affermazione, ma non nella voce. Chiusi il volume osservando in che punto lo avevo aperto. Subito dopo lo riaprii. Inutilmente cercai la figura dell'ancora.
Ecco il problema: su Internet c'è un mucchio di documenti interessanti (e-book, tesi, articoli ecc) ai quali è possibile accedere in teoria, ma che nella pratica rimangono dimenticati o sono consultati solo da esperti del singolo settore.
Es.: c'è un articolo divulgativo sui sistemi autoorganizzanti, dai contenuti comprensibili o intuibili dai più, ma che, tra articoli molto più tecnici, sarebbe destinato a rimanere nel suo scaffale virtuale, ad accumulare polvere digitale.
Gli e-book di narrativa, poi! Ogni volta che provo a fare una ricerca, mi viene l'esaurimento.
Un'analisi dell'editoria ai tempi di Internet è stata sviluppata su
www.text-e.org (grazie a solimano per la segnalazione) e, tra gli interventi, Eco ha detto la sua sul problema del filtraggio dell'informazione. Appoggiandomi alla sua esposizione, il Libro di Sabbia vorrebbe essere l'insieme dell'Internet esplorata dai bc, da loro stessi blandamente filtrata.
Mi sembra una mediazione interessante tra lo sforzo e la libertà di azione nella consultazione di documenti provenienti dalla Rete. Ognuno mette qualcosa che ritiene degno di essere divulgato. Un insieme incoerente di documenti di generi diversi, dal quale pescare a caso un prodotto del pensiero.
La procedura descritta nel primo messaggio può essere un abbozzo di procedura per riuscire a realizzarlo.
Leggete "Il Libro di Sabbia"; il finale vi sarà familiare.
