Le mie solite spiacevoli letture

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Pa
Re del Mare
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Le mie solite spiacevoli letture

Messaggio da Pa »

Da molto tempo non riporto qua un po' di quelle notizie di cui non si sa mai nulla perche qualcuno stabilisce non ci devono interessare

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Sudan: Quanto vale la morte di 300.000 persone?   
di  redazione
03 Jul 2004 
 L’ex direttore di un importante quotidiano arabo parla dell’indifferenza verso la violenza che si consuma in Sudan. Il quotidiano londinese Al Sharq Al Awsat ha pubblicato un articolo firmato dall'ex direttore Abdel Al Rahman Al Rasheed dal titolo "La morte di 300.000 persone". Al Rasheed ha criticato l'indifferenza dei media arabi verso la violenza in Sudan. Riportiamo l'articolo (1).

"Non sono vittime dell'aggressione israeliana o americana; perciò non è un problema che interessi" "Non sono vittime degli israeliani o degli americani, perciò non è un argomento che possa interessare. E' così che si diffonde l'atteggiamento d'indifferenza per coloro che non sono in conflitto con stranieri, e il consenso al loro massacro, mentre leggete e scrivete della crisi di Darfur, considerandola una questione artificiosa o non meritevole dell'indignazione del mondo". 

"La vita di mille persone nel Sudan occidentale è meno preziosa o è più importante l'uccisione di un singolo palestinese o iracheno, solo perché il nemico è israeliano o americano? Stando alle stime delle delegazioni delle Nazioni Unite, che compiono ispezioni su quanto succede in quell'area, 300.000 sudanesi sono in pericolo di sterminio per la guerra in corso laggiù. Il dipartimento legale dell'ONU, da parte sua, afferma che si tratta di massacro, che si agirà come in Bosnia-Erzegovina e che gli alti funzionari sudanesi saranno puniti come i dittatori serbi della Jugoslavia". 

"E' un fatto gravissimo che si permetta a forze o milizie, finanziate dal governo, di portare avanti lo sterminio di un popolo" "E' un fatto gravissimo che si permetta a forze o milizie, al soldo del governo, di portare avanti lo sterminio di un popolo per ottenere una rapida o decisiva vittoria. Le Nazioni Unite hanno passato risoluzioni che prevedono un intervento e che tolgono allo stato la sua sovranità interna (…), rendendo così possibile portare in tribunale gli accusati, specialmente quelli di più alto rango. E' questo quel che vogliono i sudanesi? Io immagino che la leadership di quel paese, per senso politico e necessità di sicurezza, non possa assolutamente accettare di venir coinvolta dall'accusa, la più pericolosa che le si possa rivolgere, quella di genocidio". 

"Tutto ciò che ha costruito nel suo interesse crollerebbe in un attimo, se lasciasse le cose in mano agli squadroni della morte o alle bande che si sono sottratte all'autorità dei leader. Nessuno potrà fermare i processi internazionali, nessuno potrà sostenere i leader accusati. Essi faranno la stessa fine di Milosevic,che credeva che il mondo non sarebbe mai intervenuto, che l'equilibrio politico non avrebbe subito tracolli tali da rovesciare il suo regime, che l'alleata Russia non l'avrebbe mai abbandonato e che, anche se il suo regime venisse rovesciato, era impensabile riuscire a portarlo davanti a un tribunale internazionale. Ora marcisce in una cella, come un prigioniero qualsiasi, magari desiderando che la storia tornasse indietro e che lui potesse modificare i suoi misfatti". "E' importante capire il mondo dopo la caduta di Belgrado" 

"E' perciò importante capire il mondo dopo la caduta di Belgrado: è stata una svolta decisiva sul modo in cui gli organismi internazionali intendono il significato dei diritti nazionali e dell'inviolabilità di stati sovrani. Non è esagerato suonare la campana d'allarme per mettere in guardia il governo sudanese che quanto è accaduto ai Fur del Sudan, e quanto può ancora accadere loro, è questione della massima serietà. Non stiamo parlando dell'aspetto politico, che è fuori discussione, perché noi siamo a favore dell'unità del Sudan, e prima di tutto di Darfur. Ciononostante, questo non dovrebbe abbinarsi al massacro di migliaia di persone, cacciate dai loro villaggi, permettendo che squadracce sponsorizzate dallo stato salvaguardino i propri diritti come pare e piace a loro giusto". 

"No! Questa politica in definitiva getterà sullo stato la responsabilità del risultato finale. Quanto agli intellettuali arabi, che non hanno occhi che per la causa palestinese o irachena, convinti che il sangue non abbia valore se non è versato combattendo contro lo straniero, e che dunque ne sia lecito lo spargimento, si rendono intellettualmente complici del crimine. Prima di loro, i serbi sono ricorsi a giustificazioni storiche, analogie moderne e consenso riguardo massacri di altri gruppi etnici per spingere il loro esercito a uccidere i musulmani e per convincere il popolo della giustezza della loro campagna". 

Note (1) Al Sharq Al Awsat (Londra), 24 giugno 2004. 

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Spugna
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Messaggio da qwe »

Per questo ti ringrazio!
Si me provoca quarcosa a me me piace.
Er resto mancia.
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