Manhattan Transfer,
Villa Celimontana Jazz Festival
Roma
5 luglio 2004
La fila e' un elemento costante dei concerti romani in questo periodo, evidentemente. Arrivo a Villa Celimontana venti minuti prima dell'apertura dei cancelli, un'ora e mezza prima dell'inizio dello spettacolo, e la coda e' gia' ampiamente in mezzo alla strada, oltre la Navicella. Penso che si aper l'acquisto dei biglietti - no, e' proprio quella per entrare. Tanta, tanta gente. Eppure, per un qualche miracolo divino (o forse piu' banalmente perche' "chi gia' sa" conosce le caratteristiche acustiche del luogo), i posti in prima fila, subito sotto il palco, sono tutti liberi.
Il concerto inizia, loro quattro danno forse piu' l'aria di quattro amici in vacanza, di passaggio per timbrare il cartellino, e i primi due brani dagli ultimi dischi non lasciano il segno - arrangiamenti vocali un po' fiacchi, niente di davvero notevole. Il pubblico e' comunque caldo, eccitato, e basta poco, un brano dal nuovo disco ("Vibrate", in uscita a settembre) a creare un buon clima. E il concerto decolla, quasi subito. Ad altri brani dal nuovo disco si intercalano prove da solisti, una per ciascun componente, ad iniziare da Tim Hauser che propone una canzone melensa ed abbastanza inutile mentre invece Janis Siegel propone un medley solo di voce e chitarra con "Tea for two" assolutamente indimenticabile, da brividi, bellissimo e coinvolgente cosi' come lo e' il brano grintoso proposto da Cheryl Bentyne e il bellissimo blues, molto classico, di Alan Paul. E' il delirio, e loro non possono non accorgersene, cosi' come i componenti del gruppo - chitarra, basso, batteria, tastiere e sax/flauto, musicisti di assoluto prim'ordine. Si vola in alto, e poi come non si potrebbe quando ad un metro da te partono le note di "Trickle trickle", "Boy from N.Y.C.", "Tuxedo Junction", "Spice of life", "Operator", "Birdland".... E' tutto un sogno, loro che cantano e ci guardano sorridendoci, si divertono un mucchio lassu'.. fanno finta di andare, ma che non ci provassero nemmeno! Il boato di mani, piedi e voci urlanti li richiama immediatamente al palco e... beh, non puoi pensare di finire i bis con "Soul food to go" - gente che si mette a cantare a tutto spiano, e a ballare appena li' sotto con loro che ci incitano, e poi andare via come se niente fosse! Restiamo li' a urlare ad a battere le mani, ad agitarci, sono sicuro che a nessuno sia passata per la testa l'idea di andare via cosi'... ed eccoli di nuovo, impossibile anche per loro non concedersi e non concederci un altro po', ed ecco venire "Ray's rockhouse", altro pezzo scatenato - vedi Janis e Cheryl guardare tra di noi e parlottare e ridacchiare e guardare di nuovo, ti volti e ti accorgi di un ragazzo che si agita ballonzolando ad occhi chiusi, quasi in trance, ed e' cosi' divertente questa interazione tra loro ed il pubblico che ti piace tutto ancora di piu', ed alla fine, alla fine... sono i tre piu' giovani a chiedere a Tim di concederci ancora un altro pezzo, non possono davvero andare via lasciandoci con questa carica addosso, lui scuote il capo ma poco dopo eccoli intonare "Embraceable you", che sara' nel loro prossimo lavoro. Una mano santa, perche' e' un commiato dolce che lenisce il dispiacere di dover mettere fine ad una serata che ha della magia dentro di se'.
[post concerto] Manhattan Transfer
Moderatore: Marcello Basie
[post concerto] Manhattan Transfer
-gioRgio-
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)
"Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico." (proverbio cinese)
"ma non e' detto che tu sarai in condizioni migliori" (gRg)