L'autore, nato nel 1920, fu partigiano fin dall'inizio della Resistenza, comandante le brigate di Giustizia e Libertà nella Val Varaita, sopra Cuneo.
La narrazione inizia l'8 settembre 1943 e termina con i giorni intorno al 25 aprile 1945, quindi esclude la trattazione dell'antifascismo prima dell'8 settembre e soprattutto gli eventi riguardanti il movimento resistenziale dopo l'aprile-maggio 1945. Nel contempo, risulta molto dettagliato nella descrizione della composizione delle brigate partigiane, l'evoluzione dei rapporti tra le varie componenti della Resistenza e tra la Resistenza e gli Alleati.
Ne emerge una sostanziale unità di intenti tra i partigiani, almeno durante la lotta armata, nonostante alcuni attriti dovuti alle divergenze ideologiche; queste spesso prodotte da eventi esterni e lontani, come l'avanzata dell'Armata Rossa nell'Est europeo oppure dalle scelte dei vari politici nell'Italia liberata. Un'altra tesi di fondo è la legittimità di gran parte dei comportamenti tenuti dal Comando Alleato, spesso invece sospettato di sabotare la Resistenza. Quello che molti partigiani non comprendevano, sostiente Bocca, è che gli Alleati, e soprattutto gli Stati Uniti, ragionavano tenendo conto soprattutto della situazione militare, e intesa nel suo insieme, considerando l'Europa come un unico fronte, avendo come obiettivo principe quello di sconfiggere la Germania, con le minori perdite possibili nel proprio campo.
Il libro è stato scritto prima del 1970 e sia per questo, sia perché l'autore fu partigiano della parte fra le più intransigenti, colpisce la tensione morale e la nitidità delle prese di posizione. Non è un libro pacifista, anzi. Si sostiene la necessità della lotta armata, che per essere efficace deve prevedere una disciplina e un addestramento di tipo militare. Ma ciò che mi ha colpito di più è la spiegazione della necessità del terrorismo (Bocca parla proprio di terrorismo) partigiano, come praticato dai GAP: bombe lanciate sì contro colonne di soldati nazisti, ma anche in bar frequentati sia da nazisti che da italiani comuni, e che provocavano la morte anche di innocenti.
Un libro duro, a volte spietato, che rende l'idea di come sia stato doloroso e sanguinoso il travagliato parto dell'Italia libera.
Storia dell'Italia partigiana - Giorgio Bocca
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via rasella è stato un esempio paradigmatico del terrorismo di cui parlava Bocca.
mio nonno è stato partigiano nelle brigate garibaldi e i 2 cannoni che ci sono in piazza nel mio paese sono il frutto di uno scontro tra la "sua" squadra e un' autocolonna tedesca in ritirata verso brescia nel '45. inutile dire quindi che sono orgoglioso della lotta partigiana!
è indubbio che il più delle volte si combatteva fronte contro fronte, ma altre volte la sproporzione di mezzi e uomini era talmente grande che solo la guerriglia, anche sporca, poteva dare dei frutti.
mio nonno è stato partigiano nelle brigate garibaldi e i 2 cannoni che ci sono in piazza nel mio paese sono il frutto di uno scontro tra la "sua" squadra e un' autocolonna tedesca in ritirata verso brescia nel '45. inutile dire quindi che sono orgoglioso della lotta partigiana!
è indubbio che il più delle volte si combatteva fronte contro fronte, ma altre volte la sproporzione di mezzi e uomini era talmente grande che solo la guerriglia, anche sporca, poteva dare dei frutti.