Codice: Seleziona tutto
Al via il “Pindoscudo spaziale”? No, è il momento dei pindobluff…
di Gustavo Flòbert
12 Dec 2004
Il Pindagono ha provato in tutte le salse. Il supercannone laser, costato valanghe di pindollari, continua a non funzionare. Con il laser tuttofare, il ministero della Difesa del Pindostan contava di avere un’arma fantastica per tagliare in volo — a fettine come zucchine — i missili balistici intercontinentali di un potenziale nemico a scelta fra (1) Russia, (2) Cina e (3) i razzi interplanetari in arrivo da Venere (escludere la voce non considerata). Eppure, l’affettarazzi non funziona per niente. L’agenzia del Pindagono sulle difese antimissile ha complilato uno sconfortante rapporto sul volo del Boeing-747 armato di laser: il volo è terminato dopo appena 22 minuti, invece delle due ore previste.
Il motivo è che nella cabina dove è alloggiato l’equipaggio è venuta a mancare la pressione. Infatti la pindoarma ha bisogno di operare con il pompaggio di sostanze altamente tossiche per produrre un raggio laser ad alta energia.
Quindi l’alloggiamento del pindolaser volante è stato messo in una sezione isolata dell’aereo, ed è stata creata una sovrappressione d’aria nella parte abitata (o una sottopressione nella parte del laser), in modo che eventuali perdite non potessero infiltrarsi dal sistema d’arma fin nella zona umana.
Da anni il Pindagono prova e riprova a creare il "superlaser del ventunesimo secolo", da collocare "in caccia" sul naso di un Boeing-747, in collaborazione con la Boeing, la Lockheed Martin e altre pindoaziende, ma non si riesce a organizzare fra tutti un programma coordinato di test. La previsione è avviare la produzione del pindolaser volante attorno al 2010, con il difetto che ogni cannone costa da solo un miliardo di pindollari, cifra che, anche se tu con sufficienza osservi che in tasca hai euri e non pindollari, rimane considerevole anche in caso di ulteriori deprezzamenti della pindovaluta.
Il Pindagono intende ottenere un laser da combattimento da usare per affettare in volo come cetrioli i razzi nemici nella fase iniziale del volo, non appena intercettati dalle difese antimissile del Pindostan coordinate dai centri di controllo e dalle basi missilistiche in Alaska (in direzione della Russia), in California (in direzione della Cina) e in Colorado (il direzione del resto-del-mondo, pianeta Venere compreso), nonché nelle Aleutine e in una piattaforma marina galleggiante, nei satelliti in orbita geostazionaria, negli intercettori e negli stre-pi-to-si missili Patriot la cui mira si ispira a Mister Magoo.
Più probabilmente — asserisce chi di queste cose se ne intende — la creazione di questo sistema d’arma potrebbe impegnare il Pindostan fino al 2035 con una spesuccia di 1,2 trilioni di pindollari.
Nel frattempo la Northrop Grumman — in collaborazione con la United Defense Industries (la stessa azienda contestata per i fragili blindati Bradley, che tante soddisfazioni danno ai ribelli iracheni) — sta studiando il carrarmato dotato di cannone pindolaser. Il pindocarro avrà un motore sia diesel che elettrico e per la sua difesa antiaerea e antimissile sarà dotato del raggio laser. I vantaggi di quest’arma sono evidenti: il raggio luminoso colpisce obiettivi (lontani fino a 500 chilometri) alla velocità di 300mila chilometri al secondo e non subisce gli effetti della gravità terrestre che fanno volare i proiettili con una curva parabolica e perciò fanno sbagliare la mira.
I problemi però sono notevoli.
Per produrre un raggio efficiente il cannone ha bisogno di una fonte di energia di altissima intensità (non meno di 100mila watt). Con nuvole, pioggia o — peggio — neve il laser non va da nessuna parte. Se c’è polvere o fumo, come accade in battaglia, il raggio non passa.
Ma la Northrop Grumman non cede: vuole realizzare il pindolaser per carrarmato, per nave, per aereo e per la difesa antimissile, come quello sperimentato sul Boeing-747.
Gustavo Flòbert
g.flobert@reporterassociati.org