
Libri, il ritorno di Jonathan Coe
Poveri quarantenni. Troppo vecchi per non darsi delle colpe di quanto accade e troppo giovani per non sentire disagio a mettere da parte la rabbia. Jonathan Coe è uno splendido quarantenne, osannato in Gran Bretagna e amato in Italia soprattutto per il suo La casa del sonno che continua a vendere grazie a un passaparola che per molti (compreso lo stesso Coe) ha del miracoloso.
Ora esce Circolo chiuso (tr. it. D. Vezzoli, Feltrinelli, 16 euro), seguito naturale della Banda dei brocchi di tre anni fa. I personaggi sono gli stessi, dalla inquieta Claire Newman all'impermeabile Paul Trotter, deputato di quel New Labour che sale al potere promettendo un sogno che ben presto si trasformerà nello stesso incubo neoliberista thatcheriano. Coe racconta il suo paese di questi tempi, la delusione per Blair, l'intervento in Iraq, l'angoscia post 11 settembre, la fine del welfare, la dignità del lavoro travolta dai nuovi paradigmi imposti dalla globalizzazione attraverso gli occhi dei liceali ormai cresciuti del libro precedente. Dopo le lotte perdute degli anni Ottanta, Coe ora passa attraverso nuovi tipi di dolore sociale, ma trova sempre il modo di far brillare di una luce nascosta i suoi combattenti. Quelli che non stanno dalla parte di chi dismette fabbriche e licenzia persone, quelli che si rialzano da matrimoni falliti, che vanno avanti. E che chiedono semplicemente il lusso di poter sbagliare.
Altre info e recensioni:
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Estratto:
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