Infatti, sempre più all’interno dei nostri centri urbani convivono gruppi e comunità etniche differenti, persone che portano avanti istanze propositive per equiparare i diritti di tutti di accedere alla società civile (lavoro, scuola, attività di tempo libero). Da più parti si assiste alla nascita di vari movimenti che spingono verso una non discriminazione sulla base di categorie come lo stato di soggiorno, il colore della pelle, la nazionalità, il genere, la religione, l’orientamento sessuale.
Allo stesso tempo però, nei nostri centri continuano a verificarsi fenomeni di marginalizzazione derivanti dal considerare culture e stili di vita differenziati come una barriera, come una minaccia alla sicurezza personale e del proprio gruppo di riferimento. Questo discorso coinvolge tanto comunità etniche, culturali o religiose, quanto persone con orientamenti sessuali differenti o portatrici di handicap.
Nella maggior parte dei casi questi fenomeni di differenziazione vengono considerati problematici e per questo affrontati con gli strumenti della repressione o dell’integrazione coatta.
I Mondiali Antirazzisti sono partiti 9 anni fa con un’idea completamente opposta: le diversità producono arricchimento, fertilità nel confronto e nella conoscenza. Come una squadra di calcio che con i propri stranieri può rendere il gioco più fantasioso, allo stesso modo le nostre società multiculturali possono produrre una ricchezza di espressione e di vita.
Strumento primario per il dialogo e il confronto è lo sport, linguaggio universale e non verbale, e soprattutto il calcio praticato a tutti i livelli e in ogni parte del mondo.
Fin dall’inizio i Mondiali Antirazzisti hanno lavorato per il coinvolgimento diretto e la contaminazione di realtà che spesso nei media e nel dialogo istituzionale vengono vissuti come contrastanti e contradditorie: i gruppi ultrà, etichettati come violenti e razzisti, e le comunità di immigrati, spesso considerate unicamente fonte di criminalità.
Obiettivo primario della manifestazione è l’incontro e il confronto: far dialogare fra loro migranti e ultrà, associazioni giovanili ed enti locali, per arrivare alla conoscenza reciproca e favorire la costruzione di futuri progetti territoriali o europei. Un modo per costruire reti e connessioni che nel futuro possono portare ad una sperimentazione di azioni e progetti duraturi contro ogni forma di discriminazione.
Da questa occasione di incontro deriva anche la possibilità di giungere ad un cambiamento nella mentalità di chiusura all’interno dei propri gruppi di riferimento (ultrà, comunità, associazioni, enti locali) e di pervenire ad una piattaforma costante di confronto.
Ecco il programma di quest'anno
Se qualcuno volesse partecipare ho degli amici che stanno mettendo su una squadra (mista, quindi donne fatevi avanti!)
Io ci sarò -cascasseilmondo- la sera dell'8 per il concerto della Banda Bassotti
