Ah! Questo è un argomento assolutamente pretestuoso...
Allora, parlo del caso del cinema, che è quello che conosco meglio. Sulla base del principio di libero scambio ed equiparando i prodotti audiovisivi a qualunque altro tipo di prodotto, gli Stati Uniti cercano da anni di bloccare il sistema europeo di finanziamento pubblico alla produzione e alla distribuzione.
Se un tale visione passasse, l'unica cinematografia in grado di produrre e distribuire film sarebbe quella statunitense. E' l'unica "industria" propriamente detta nel settore e l'unica ad avere un mercato interno talmente ampio da ammortizzare prima dell'esportazione i costi di produzione.
Insomma, saremmo condannati a vedere film prodotti da major americane. E basta.
La Francia, che ha il sistema di aiuto pubblico alla produzione più sviluppato d'Europa e che infatti ha la cinematografia più viva e interessante, si oppone da anni a questa visione, proprio in virtù di quel principio di "eccezionalità culturale" che ha inventato, non essendo previsto negli accordi costitutivi dell'OMC (il WTO...). Introdurre questo principio significa rivedere il concetto di "concorrenza applicato ai prodotti culturali.
In un sistema di concorrenza pura, come OMC comanda, solo il cinema USA sopravviverebbe. Ammettendo che i prodotti culturali hanno uno statuto diverso da una paio di scarpe o da un lettore mp3 si può sperare di salvare la diversità della proposta di prodotti culturali, proteggendo anche piccole e piccolissime cinematografie che sarebbero altrimenti stritolate dal meccanismo.
Gli Stati Uniti, ovviamente, si oppongono da anni a questa proposta. L'argomento che riporti è solo l'ultimo di una lunga serie, tutti "smontati" in sede di discussione. Insomma, non sapendo più cosa inventare...
