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Ecco la mail che ho inviato a Diario
io ha scritto:caro diario,
leggo sul numero del 15 maggio, a pag 43, l'affermazione di Vittorio Di Giuro:
"Prendete il bookcrossing: è un danno (...)
Non possiamo obbligare la gente a leggere, ma nemmeno abituarla a pensare che lo possa fare gratis."
Rileggo, forse ho capito male.
Rileggo una terza volta. E finalmente sono investita dall'illuminazione.
Ho iniziato a praticare il bookcrossing ad ottobre di quest'anno. In questi mesi ho lasciato i miei libri su panchine, treni, biglietterie di teatro, metropolitane.
E neppure per un attimo mi sono fermata a rfilettere sul fatto che stavo pugnalando alle spalle l'editoria italiana!
Credevo di partecipare a una salutare innovazione nei rapporti tra gli italiani e il libro: l'idea che questo oggetto potesse aggirarsi liberamente negli spazi quotidiani, e magari forse raggiungere chi lettore non era.
Nella mia superficialità esterma pensavo e cosa più grave condividevo questo pensiero con gli ottomila bookcorsari italiani) che portare i libri sulla strada significasse divulgare autori poco noti e far riscoprire i classici.
Assaporavo ogni liberazione come un evento che dava libertà al libro e a me. Mi beavo della gratuità del gesto.
Grazie al Sig. Di Giuro posso finalmente riconoscere il mio tragico errore ed espiare la mia colpa annullando la mia adesione all'imminente meet up nazionale di bookcorssing, dove orde di lettori scrocconi si ritroveranno con l'empio proposito di "regalare" ai milanesi volumi su volumi grondanti lacrime di editori.
Un ultimo pensiero per il Sig. Di Giuro.
Mi domando se qualcuno abbia avuto il coraggio di rivelargli l'esistenza di luoghi chiamati "biblioteche" dove chiunque può prelevare e leggere i libri senza sborsare un euro.
Non fatelo, mi raccomando.
Soffrirebbe troppo!
Saluti
Silvia Trevisan ( per i bookcrosser, Zazie)
www.bookcrossing.com