Giovannino lo sai che mi stai proprio simpatico
peccato che tu non sia una bella topolina!

ma.... a prescindere!
i
BENI POSIZIONALI apportano utilità per lo status che creano, per la posizione relativa nella scala sociale che il loro consumo consente di occupare. Un'automobile di lusso è un bene posizionale, ma anche lo zainetto firmato o il telefonino di nuova generazione lo sono: l’utilità che questi beni conferiscono non è tanto legata all'utilità che il loro uso consente (spostarsi o telefonare), ma al fatto che il loro consumo rappresenta un’etichetta con la quale mi posiziono rispetto agli altri.
Cosi' come la scelta della compagnia da frequentare: quando ti aumentano lo stipendio, con la compagnia nuova vai sempre al cinema a vedere un film appena esce al posto di aspettare 4 mesi e vederlo quasi gratis al CineClub. Con quella nuova vai in vacanza in un altro posto piu' caro ecc ecc..
Questa competizione posizionale porta ad una gara a consumare più degli altri;
ma porta anche alla distruzione di
beni RELAZIONALI (pensiamo alla solitudine crescente in cui si vive nelle nostre città). Quindi oltre certi livelli di consumo,l’aumento della spesa in beni materiali non produce aumenti, della “felicità”.
Il cosiddetto 'paradosso della felicità'' ci dice appunto che la crescita del reddito non solo non porta sempre ad un aumento di felicità, ma addirittura può condurre ad una sua diminuzione. La promessa che il mercato e la società in generale fanno di una felicità che dipende dal consumo di beni posizionali
porta a sacrificare beni relazionali pur di poter conseguire il reddito necessario per quei beni (basta pensare al crescente tempo che il lavoro ruba ai rapporti familiari e di amicizia);
ma siccome la felicità dipende in buona parte da quei beni “sacrificati”, ne deriva il paradosso in base al quale abbiamo sempre più ricchezza ma siamo sempre meno felici.
L'utilità è la proprietà della relazione tra l'essere umano e la cosa (i beni, i servizi sono utili);
La felicità, invece, è la proprietà della relazione tra persona a persona. Si è felici quando si hanno relazioni umane e si è
''riconosciuti'' dall'altro (pensa a HEGEL ma anche a W. BION, DiCHIARA. C'e' bisogno di un altro, della nostra stessa natura, che partecipi, che ci possa riconoscere e noi riconoscere lui)
Il problema dell'individualismo è qui: nel far credere che per essere felici basti aumentare l'utilità e dunque il consumo di beni. Ma, mentre si può essere dei massimizzatori di utilità in solitudine,
per essere felici bisogna essere almeno in due.
E un altro enorme problema è quello del
PIL:
tutti dicono: aumentiamo la produzione! I cinesi hanno un PIL superiore al nostro! L'economia italiana non cresce!!!
OK, non cresce; e allora?
Nel PIL sono ricomprese un sacco di spese in
psicofarmaci!
spese causate dalla
rottura dei rapporti familiari!
spese causate dall'aumento degli
incidenti e dei suicidi!
Allora dimmi tu perche' il PIL deve crescere!
Paradossalmente, se dicessi a 1 gruppo di operai: tagliate tutti gli alberi della Liguria e poi vendete il legno: il PIL della Liguria andrebbe alle stelle (x l'occupazione creata e il bene venduto) ma non credo di aver fatto un bel servizio ai liguri in questo modo....
