perché la comprano tutti per averne una copia invece di prenderla in prestito in biblioteca! No eh?
copincollo l'articolo del Corriere che sennò poi sparisce:
Classici destinati all'oblìo?
Usa: via Hemingway per far posto a Grisham
Una specie di crudele «auditel» decide se un libro può rimanere in una biblioteca pubblica: meno letto più è facile venga eliminato
NEW YORK - Hemingway, addio. E addio anche a Aristotele, William Faulkner, Tennessee Williams: per far posto ai best seller di John Grisham, Stephen King, David Baldacci, Nelson DeMille, dagli scaffali delle biblioteche pubbliche americane stanno scomparendo i grandi classici. Benvenuti nella Fahrenheit 451 del Ventunesimo secolo, dove il killer non è la censura ma le spietate leggi del mercato.
A Fairfax, sobborgo bene alle porte di Washington, non si trovano più il monumentale tomo settecentesco di Edward Gibbons, Declino e Caduta dell'Impero Romano che nessuno richiede, o L'Educazione di Henry Adams, la famosa autobiografia di un discendente di presidenti americani che scelse di non seguire la carriera degli avi. Emily Dikinson e le sue poesie sono diventate una specie in via di estinzione. E così Per chi suona la Campana di Hemingway. O lo Zoo di Vetro di Tennessee Williams. O Il Buio oltre la Siepe di Harper Lee.
DECIDE «L'INDICE DI LETTURA» - L'assassino, in questo massacro di mostri sacri della letteratura americana e mondiale, è il computer: o per la precisione un programma di software disegnato per catalogare quante volte un libro è stato consultato nell'arco di due anni. Le biblioteche pubbliche negli Usa hanno da sempre sfoltito gli scaffali da titoli impopolari per far spazio a nuovi libri e ai best-seller. Ma il nuovo trend segnalato oggi dal Washington Post mette le istituzioni comunali e statali al livello delle librerie commerciali - grandi catene come Border's e Barnes and Noble - che si basano esclusivamente sulle preferenze del mercato per assegnare in nome del profitto lo spazio limitato degli scaffali. Si crea a questo punto un circolo vizioso. I libri che la gente richiede sono facili da trovare mentre molti testi che nessuno richiede finiscono in cantina o peggio, fuori dalla porta, anche se si tratta di grandi classici del sapere mondiale. «Dobbiamo essere spietati», ha detto al quotidiano della capitale il direttore delle biblioteche pubbliche di Fairfax, Sam Clay, che sta meditando se cestinare le opere di Aristotele o l'Urlo e il Furore di Faulkner: «Un libro non è eterno. Se hai 30 metri di scaffalature occupate da libri sui tulipani e solo uno viene preso a prestito, devi liberarti di tutti gli altri»
di Alessandra Baldini (Ansa)
03 gennaio 2007
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