Racconto - Andrea

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ero10
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Racconto - Andrea

Messaggio da ero10 »

Ciao
vi posto un racconto che ho registrato col numero 403-851191


Andrea era arrivata a Genova senza un interesse particolare. Non le importavano i monumenti né la storia né la gente, aveva solo un appuntamento con un produttore che l'aveva notata mentre ballava su un cubo in una nota discoteca milanese. Ora era lì, in quella città per lei sconosciuta, rifacendosi il trucco e riguardandosi per l'ennesima volta la pettinatura così sapientemente costruita da un parrucchiere più che abile a creare uno studiato disordine. Andrea notò subito la ragazza che le si accostava e il suo giudizio fu spietato. La giudicò brutta, irrimediabilmente brutta e malvestita. In un altro momento non l'avrebbe degnata di uno sguardo, ma ora aveva bisogno di un'informazione ed era meglio che rischiare di perdersi arrivando tardi all'appuntamento. La ragazza teneva tra le mani un libro, un Giorgio Bassani. Sorrise. Mi chiamo come la protagonista. Attaccò così discorso, ma Andrea non sapeva nulla di Bassani né le passò per la testa di indovinare come si chiamasse. La ragazza aveva una voce armonica, suadente, una sorta di melodia ipnotica, parlava mettendo delle pause tra una parola e l'altra come se aspettasse delle risposte destinate a non giungere mai. Sorrideva dietro gli occhiali da miope, coi capelli ricci a formare una folta selva, il nasino lungo e appuntito. Andrea non poté fare a meno di ascoltare quella voce. Il titolo del libro le diceva qualcosa, forse un film, ma non si sforzò di ricordare. I libri non la interessavano. Andrea amava la vita appassionatamente. E la letteratura non è vita. Nemmeno la meditazione è vita, il silenzio non è vita. Andrea amava invece il rumore delle notti trascorse nei balli più sfrenati, il lusso e l'ostentazione. La ragazza si offrì di accompagnarla all'appuntamento. Alla porta è ovvio, non si sognava nemmeno di presentarsi ad un produttore con quello scherzo di natura. Le avrebbe dato una ricompensa alla fine. Tutto lì. A contatto col sole pomeridiano il visetto buffo si andava facendo sempre più lentigginoso. Portava una borsa a tracolla, di foggia indiana. Comprata ad un mercato rionale, pensò Andrea con deliberata malignità. Il porto si stendeva innanzi a loro, immenso nella sua immobilità. Lo sguardo della ragazza sembrò perdersi per un attimo nell'infinità del mare, dinanzi allo spettacolo delle navi ferme pronte a salpare per lidi lontani. Andrea ebbe un moto di impazienza e guardò nervosamente l'orologio. La ragazza si distolse da un suo pensiero lontano e si voltò per inoltrarsi nei vicoli. Su una piazzetta erano sistemate bancarelle di libri e di vecchi dischi. Indugiava a guardare la copertina di un vinile anni '70. Andrea sperò non intendesse comprarlo. Sarebbe morta di vergogna. L'uomo della bancarella, come gli altri, osservavano Andrea incantati. Non avrebbero potuto non notarla in pantaloni rossi trasparenti, la maglietta a ricoprire il seno, le scarpe altissime. Invece nessuno sembrava vedere l'altra ragazza. Tra i vicoli erano fermi gruppetti di sfaccendati, forse appena sbarcati da una nave, oppure in attesa di un qualche ingaggio. Un ragazzo biondo e smilzo suonava il sax all'imbocco dei vicoli, una struggente melodia. La ragazza si fermò incantata ad ascoltare e il suo corpo sembrò scosso da un brivido. Fu un attimo e già si stavano inoltrando nei carruggi, come li chiamano in quella città di mare. L'odore del mare si mischiava a quello di pesce fritto nelle strette viuzze, insieme a quello di cipolla. Andrea si lamentò di quella puzza, ma la ragazza la guardò e sorrise. Camminava descrivendo i monumenti, i palazzi, spiegando che dietro quell'apparenza dimessa si nascondevano cortili di case signorili di incomparabile bellezza. L'indirizzo è dietro un'antica chiesa domenicana, spiegava la ragazza. Camminavano vicine, ma Andrea provava sempre più difficoltà a muoversi con quei tacchi. Inoltre cominciava a chiedersi se non stessero facendo un giro vizioso. L'agente le aveva detto al telefono che era facile arrivare al suo appartamento. Le sembrava di camminare da una vita quando guardò l'ora. Era strano, ma mancava ancora tanto tempo all'appuntamento, tanto che dubitò che l'orologio avesse rallentato la sua corsa. In fondo ad un vicolo una donna in abito rosso si offriva provocante ai pochi passanti. Improvvisamente la ragazza si fermò. Sarai stanca e noi siamo in anticipo. Sorrise aperta e provocante. Desiderava fermarsi. Le parve di udire ancora il suono del sax. Strano pensò Andrea. Avevano camminato tanto e ancora udivano quella musica. Ma forse era un altro sax. Andrea vide l'insegna con la scritta "Cartomante chiromante astrologa prevede il futuro". La ragazza la guardò complice. Ci vorranno pochi minuti e ormai siamo arrivate. Un divertimento insolito, fuori dal comune. Mi porterà fortuna, pensò Andrea. E si lasciò convincere.
Pochi minuti dopo erano sedute di fronte a una sorta di moderna sibilla che andava dicendo le solite banalità, che Andrea era uscita da una malattia (chi non ne ha mai avute?), che aveva appena chiuso una storia d'amore (ma quante ne aveva chiuse?), ma c'era un uomo innamorato di lei (e come avrebbe potuto non averne di fronte a tanta bellezza?).
Andrea sembrava divertita, la ragazza annoiata. Ma improvvisamente qualcosa si mosse nell'aria. La donna non parlava più. La ragazza la fissava dritta negli occhi, immobile, la sensitiva rispose a quello sguardo. Era come se stessero combattendo una lotta all'ultimo spasimo. Le due donne si guardavano, Andrea era in un angolo, estranea a quella sfida, ignara. Alla fine la maga ebbe la peggio. Sembrò capire e si arrese. Prese le carte e le distribuì sul tavolo. Ma non parlò. Guardò distrattamente Andrea, poi la ragazza. Si fissarono a lungo nuovamente. Ancora una volta non parlò. Poi improvvisamente prese la mano di Andrea, ne osservò le linee attentamente passando le dita sul palmo, tracciando con l'indice un itinerario particolare sulle linee vitali, trattenne il respiro per un lungo attimo. Ora era la ragazza a farsi estranea, ancora più piccola, una minuteria in quella sorta di moderno antro "farai un salto, un salto nel buio, un pozzo nero ti attende. Per sempre". Poi la maga tacque. Ci fu solo silenzio. E improvvisamente risuonò la risata acuta di Andrea che rideva perché la volevano spaventare, quelle due erano d'accordo. E lei rideva, rideva fino a farsi lacrimare gli occhi. Non ci sono pozzi in questa città. Si portò le mani ai capelli, come una bambina, quasi a proteggersi. E rise, rise ancora, senza più ritegno. La guardavano, la maga con sguardo pieno d'angoscia, la ragazza ironica. E fu allora che uscirono alla luce. Andrea prese lo specchio, ma la sua pettinatura ben fatta non esisteva più, si era disfatta come se in quell'antro ci fosse stata una lotta immane. Eppure era stato solo uno scherzo combinato per divertirsi alle sue spalle. Mi hanno fatto perdere un'occasione queste due. Doveva trovare il modo di rendersi presentabile. Doveva avvisare che sarebbe arrivata in ritardo e prendersi il tempo per pettinarsi e magari cambiare quella disgraziata maglietta. Tolse un modernissimo cellulare dalla borsa, ma al di là le rispose solo un silenzio interminabile, come se fosse muto, come se il mondo fosse muto. Guardò la ragazza. Ora non le sembrava più tanto piccola, le voltava le spalle e camminava. Andrea non reggeva più il passo. Non erano già passate per quel posto? Non avevano già visto quel portone? Si stavano inerpicando su per uno stretto sentiero, tutto fatto a gradini. Le parve per un attimo che la gente la guardasse dalle finestre, vedeva delle ombre. Non riusciva più a camminare con quelle scarpe, le veniva da urlare, ma la ragazza avanzava imperterrita, incurante di Andrea. Si appoggiava ad una sorta di ringhiera arrugginita messa lì da chissà chi decenni prima. Cadde in ginocchio. La ragazza si voltò ma non le tese la mano. Si fermò lì immobile nel vicolo ad osservare quella bellissima creatura piegata in due. Siamo quasi arrivate, coraggio. E' dietro quella chiesa, dietro quell'abbazia duecentesca. E da lì, dove da secoli i frati osservavano la vita del vicolo, sarebbe arrivata all'appuntamento. Costeggiarono la chiesa, rasentarono i muri, Andrea si graffiava le braccia. La ragazza si voltò. Ora la guardava con sguardo profondo, assorto. Non le sembrava più così piccola e gli occhi la trapassavano in profondità. Andrea cadde, la ragazza le si avvicinò, la bocca vicinissima alle sue tempie, alle sue orecchie, quasi un sussurro, è lì, quella è la porta e la ragazza rise, rise forte, poi si allontanò perdendosi per i vicoli.
Andrea si rialzò. C'erano un campanello e un batacchio e Andrea vi si aggrappò, come se da quello dipendesse la sua esistenza.
Cominciarono a cercarla il giorno seguente. Alcuni sfaccendati alla stazione raccontarono che l'avevano vista scendere dal treno. Il ragazzo del sax si ricordava che si era fermata un attimo a ad ascoltare la sua musica, lo sguardo pieno di noia. Nessuno l'aveva vista chiedere informazioni.. Camminava, come se un qualcuno la stesse guidando. Si era fermata per un attimo di fronte alle bancarelle, con gli occhi nascosti da un paio di lenti da sole nere, bellissima con un vestito davvero sensuale. Si era poi incamminata per i vicoli, sicura di sé, con passo arrogante. Avevano notato che di tanto in tanto guardava l'orologio.
Le foto di Andrea il giorno seguente erano su tutti i giornali e la maga si era presentata spontaneamente. Disse che la ragazza era andata da lei, perché voleva essere rassicurata sul suo futuro, che voleva sapere dell'amore, se sarebbe finita su un giornale. La maga disse che aveva delle linee delle mani bellissime, delle carte splendide e che se n'era andata contenta.
Perfino un frate dell'abbazia disse che l'aveva vista camminare su per il vicolo, sicura di se.
Il produttore venne interrogato a lungo, perquisirono da cima a fondo la sua casa, minacciarono di scavare perfino in cantina alla ricerca di tracce, devastarono quasi il giardino. Del resto lui non era nemmeno andato alla porta. Aveva sentito il battacchio ed aveva atteso che la sua cameriera le dicesse chi c'era. Ma alla porta non c'era nessuno, aveva soggiunto Micol, aveva aperto e non c'era nessuno. Solo il vuoto……
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