Un romanzo durissimo e difficile. Istintivamente, per la sensazione di non stare semplicemente leggendo un libro ma vivendo una vera e propria esperienza di vita – di quelle dolorose e complicate, che si vivono sapendo già che lasceranno il loro segno in noi- lo accosto a
Cecità di Saramago: un graffio ogni pagina.
Tutto è avvolto in un’ atmosfera di povertà, desolazione, solitudine, crudeltà: paradossalmente, l’amore che lega i due fratelli e il loro rapporto di vicinanza non dà alcun sollievo, ma al contrario rende ancora più insopportabile e più ingiusta l’assurda situazione che si trovano a vivere. La figura della nonna in generale e l’episodio della comparsa della madre dei due bambini sono semplicemente allucinanti. Sono stata così male solo con alcuni parti de "La strada" di Mc Carthy.
Rispetto ai primi due libri, La terza menzogna è quello che meno mi è piaciuto. La storia smette di essere scorrevole e diventa complesso seguire la trama, distinguere il passato dal presente, la realtà dal sogno. Peccato che questa terza parte mi abbia fatto ricredere sul valore complessivo della trilogia: se fosse stata all’altezza delle prime due, questo romanzo sarebbe rientrato tra le letture imprescindibili, difficili e dolorose certo, ma da affrontare prima o poi. Con questo chiudo con la Kristoff, però, non credo avrei la forza di affrontare altro di suo
