Non conoscevo Tahar Ben Jelloun, quindi, non avevo mai letto nulla di quello che aveva scritto….e sbagliavo!
L’Albergo dei Poveri ( ed: i tascabili Enaudi), narra di uno scrittore in crisi esistenziale, vive in Marocco una vita insoddisfacente,con una moglie che non ama, e coltivando un’amore immaginario per una donna che conosce solo per lettera.
Un giorno questa donna gli porpone di partecipare ad un concorso per giovani scrittori, che si terrà a Napoli, città dove lei vive, lasciando un po’ al caso il loro incontro…
Sarà proprio il caso, o il destino, a portare lo scrittore all’Albergo dei Poveri, una struttura (realmente esistente a Napoli) fatiscente, che un tempo era un luogo dove i poveri della città erano accolti.( oggi è per lo più sede di traffici della camorra, qualche anno fa scoprirono nei suoi sotterrani,una serie di gabbie contenenti peet bull, utilizzati per i combattimenti )
In questo posto, quasi irreale, incontra la Vecchia…una donna dall’apparenza disgustosa, che si mostrerà una persona dal grande cuore…una donna che “nel suo ventre accoglie Napoli”.
Intorno alla Vecchia, c’è una sorta di Corte dei Miracoli, personaggi che affidano il loro dolore alla Vecchia, arrivano all’albergo quando sono ormai fantasmi della società, e le raccontano le loro storie, affinché la loro anima trovi un po’ di sollievo.
Lei raccoglie le storie in una cassapanca, ed ogni tanto ne tira fuori una e la racconta a sua volta allo scrittore…
La stessa Vecchia , espierà il suo dolore, raccontandosi.
La cosa strabiliante di questo libro, è come questo scrittore,straniero, sia riuscito a cogliere l’ESSENZA di Napoli, le sue eterne contraddizioni, la sua violenza, il suo dolore, i suoi colori, il suo immenso cuore…(e detto da una napoletana è tutto dire…)
Così crudezza d’immagine, e poeticità si mescolano,senza che il lettore riesca a decifrare dove termini l’una ed inizi l’altra…
Forse davvero Napoli assomiglia, come lui sostiene a Marrakech….
O forse questo scrittore è dotato di un’empatia tale che riesce a cogliere aspetti di una città che solo chi la “vive” veramente riesce a percepire.
Vi consiglio davvero di leggerlo, è uno di quei libri che chiusa l’ultima pagina, si guarda la copertina, e si pensa…”grazie.”
PS: dello stesso autore, la persona che mi ha regalato questo, mi ha consigliato “Dove lo Stato non c’è” ….sicuramente leggerò questo, ma anche gli altri credo che meritino.
Tahar Ben Jelloun - L'Albergo dei Poveri
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