Il ritratto fotografico, per dirla con Barthes (“La chambre claire. Note sur la photografie”, 1980) mette in gioco forze diverse e complementari, immaginari differenti e coesistenti, perché davanti all’obbiettivo accade che “io”, il soggetto, sia simultaneamente:
- quello che credo di essere
- quello che vorrei che si creda ch’io sia
- quello che il fotografo crede ch’io sia
- quello di cui egli, il fotografo, si serve per mostrare la sua arte.
Nell’autoritratto fotografico, conseguentemente, si consuma il “patto di dissimulazione” tra soggetto e fotografo : nulla di più finto, improbabile e immaginario !
Le forze coesistenti davanti (e dietro) all’obbiettivo si riducono a :
- quello che vorrei che si creda ch’io sia
- quello di cui il fotografo, io stesso, si serve per mostrare la sua arte.
Riuscirò ancora, di questo passo, a farmi delle fotografie ???
