26 novembre 2005 - Giornata mondiale del non acquisto

Se volete parlare seriamente di qualcosa che non è presente in nessuna delle altre aree e/o volete dare un annuncio generale a tutti per una cosa importante, questa è l'area appropriata.

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shandy
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Messaggio da shandy »

CAMPAGNA PER LA DECRESCITA
I primi 10 consigli per entrare nella resistenza con la decrescita

Riassumendo...ma molto, eh :wink: meglio se vi leggete il link...
1. Liberarsi dalla televisione
2. Liberarsi dall’automobile
3. Liberarsi dal telefonino
4. Rifiutare l’aereo
5. Boicottare la grande distribuzione
6. Mangiare poca carne
7. Consumare prodotti locali
8. Politicizzarsi
9. Sviluppo della persona
10. Coerenza
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TierrayLibertad
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Messaggio da TierrayLibertad »

Sono a 6 su 10 (arriverei a 7 con una valutazione indulgente e a 5 con una molto rigorosa). La strada è ancora lunga...

Ciao
TyL
Caminante, son tus huellas
el camino y nada más;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.

(A. Machado)

Se parlassi le lingue degli uomini e quelle degli angeli, ma non avessi l'amore, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

«Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe.

Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente
(O. Wilde)

Vero Acquario

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-gioRgio-
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Messaggio da -gioRgio- »

Siccome sto lavorando da un po' sugli ultimi due, mi chiedo:
2. Più che un oggetto, l’automobile è il simbolo della società dei consumi

4. Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi.
ecco, questo tipo di motivazioni mi paiono un po' ideologiche, nel senso di "slogan" senza troppa concretezza sotto. Anche se e' vero che per molti l'auto rappresenta ancora uno status-symbol, ce ne sono tanti che sono schiavizzati ed incatenati al volante per poter lavorare - non sempre in luoghi serviti da calessi a motore quali quelli offerti dai servizi pubblici. Analoga cosa per l'aereo: c'e' chi, come me, lo prende addirittura una volta al mese (dovro' controllare il mio conto in banca, devo essere molto piu' ricco di quanto non creda!), e non mi pare che sia considerato un "diritto inalienabile".
Mentre e' per me sacrosanto che si debba spingere, lavorare per creare un mondo dove ci siano *alternative possibili* all'auto e all'aereo, per rimanere agli esempi di cui sopra. In due parole, il decalogo lo rovescerei: nelle sue priorita' sarebbe quasi a posto.
-gioRgio-

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shandy
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Messaggio da shandy »

Io personalmente non condivido tutto quello che è scritto in quel decalogo. O meglio, come te Giorgio, ho dei dubbi sulla "forma".
Io sono contro l'uso "scriteriato" dell'automobile. E' vero che per alcuni si tratta di uno status symbol, ma non è tanto questo a darmi fastidio quanto il vedere la quantità di automobili che invadono ogni giorno le nostre città. La città dovrebbe essere, a mio parere, per gli uomini, non per le macchine.
E vedere file interminabili di auto con a bordo una persona sola mi fa proprio incazzare. Soprattutto perché sappiamo tutti benissimo che non tutti sono costretti ad usare l'auto per lavorare...lo si fa perché la si ritiene una comodità. Sempre che rimanere ore bloccati nel traffico possa essere considerato una comodità.

Poche idee ma confuse. Spero si capisca quello che ho cercato di dire velocemente prima che il capo mi dia lavoro da fare :wink:
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shandy
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Messaggio da shandy »

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silevainvolo
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Messaggio da silevainvolo »

Beauty ha scritto: Bisogna educare il genere umano a non sprecare, a fare a meno del superfluo, a imparare a riciclare il riciclabile, a fare attenzione a mille altre piccole cose della nostra quotidianità che però, se applicate da tutti, diventano una cosa enormemente importante.

e appunto la coerenza che potrebbe venire a mancare...però se bisogna autoeducarsi a non eccedere nel superfluo.. il punto è che dietro al nostro comprare si celano ansie insidiose e solitudini dispettose che se non si riconoscono.. poco cambia
questi eventi alquanto mediatici comunque accendono i riflettori su un modo altro di vita, sulle alternative che tutti possiamo scegliere accendere il cuore e spegnere la scatola idiota o non ascoltare le illusorie vetrine scaffali calipso
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Lordpolo
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Messaggio da Lordpolo »

4. Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi.
Sarà la sindrome dell'Isolano, ma il punto 4 mi pare davvero una boiata pazzesca: facendo i coerenti (punto 10 :wink: ), quanti esseri umani, in percentuale, hanno accesso agli antibiotici? E all'acqua corrente? Spero non ci sia nessuno che in virtù del socialmente sostenibile rinunci alla santa doccia quotidiana :P
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papassina
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Messaggio da papassina »

Anche solo 1% della popolazione usa il computer!!
E noi lo stiamo usando, siamo dei privilegiatissimi.
E i computer mandano a casa un sacco di lavoratori.
E' tutto ridotto all'osso, ma per farvi capie che essere talebani è pericoloso.
Bisogna usare il buon senso.
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Messaggio da liberliber »

a proposito, che ne pensate di questa notizia:
Pc a 100 dollari per i bimbi del terzo mondo?
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
Amo le persone. E' la gente che non sopporto (Schulz)
Ogni volta che la gente è d'accordo con me provo la sensazione di avere torto (Wilde)
I dream popcorn (M/a)
VERA DONNA (ABSL)
Petulante tecnofila (EM)


NON SPEDITEMI NULLA SENZA AVVISARE!
Meglio mail che mp. Grazie.
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Messaggio da shandy »

Penso che se tutta l'acqua che viene usata nella produzione dei processori venisse data a quei bambini da bere sarebbe molto meglio. :?

Dubito fortemente che dei computer possano risolvere grandi cose nel Terzo e Quarto Mondo.
Piuttosto servirebbe che la smettessimo di andare a depredarli delle loro materie prime, di imporre governi che piacicono a noi, di fomentare guerre che hanno il solo scopo di rendere costantemente precaria la situazione, quindi favorevole ai nostri interessi...e potrei continuare per ore...
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Messaggio da 2teepot »

Al riguardo del PC ha scritto:E noi lo stiamo usando, siamo dei privilegiatissimi.


Su questo avrei dei forti dubbi ... :roll:
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Messaggio da -gioRgio- »

Shandy ha scritto:Dubito fortemente che dei computer possano risolvere grandi cose nel Terzo e Quarto Mondo.
Ma come, mi meraviglio di te! Possono far filtrare la cultura e la mentalita' degli stati ricchi, indurre nuovi bisogni (perche' notoriamente li' ne hanno troppo pochi), gettare insomma le basi per un nuovo consenso ed un nuovo mercato... Acqua? Ma tu sei matta! Assetati e informatizzati: cosi' avranno voglia di coca-cola! :(
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Messaggio da shandy »

-gioRgio- ha scritto:cosi' avranno voglia di coca-cola!
e finalmente potranno averla, ordinandola direttamente da internet.
che scema a non averci pensato! :? :(
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Messaggio da shandy »

Serge Latouche su Liberazione il 9 ottobre 2005 ha scritto:Ma la decrescita è di destra o di sinistra?

Esiste, è vero, una critica di destra della modernità, come esiste un anti-utilitarismo di destra e un anti-capitalismo di destra. Non ci si deve stupire che esistano un anti-lavorismo e un anti-produttivismo di destra che si nutrono dei nostri argomenti.Bisogna anche riconoscere che, nonostante il bel libro del genero di Marx, Paul Lafargue, "Il diritto all'ozio" - che resta uno dei più forti attacchi al lavorismo e al produttivismo - nonostante una tradizione anarchica nel seno del marxismo, riattualizzata dalla scuola di Francoforte, il consiliarismo e il situazionismo, la critica radicale della modernità è stata più sostenuta a destra che a sinistra. Se questa critica ha conosciuto dei buoni sviluppi con Hannah Arendt o Castoriadis, che si sono serviti degli argomenti di pensatori contro-rivoluzionari come Burke, De Bonnald o De Maistre, questa critica è rimasta politicamente marginale. I maoismi, trotskismi e altre correnti di sinistra sono tanto produttivisti quanto i c omunisti ortodossi.Non c'è ragione, ciò nonostante, di confondere l'antiproduttivismo di destra e l'antiproduttivismo di sinistra. Lo stesso vale per l'anti-capitalismo o l'anti-utilitarismo. La nostra concezione della società della decrescita non è né un impossibile ritorno al passato, né un accomodamento con il capitalismo, ma un "superamento" (se possibile pacifico) della modernità. Per me, la decrescita è necessariamente contro il capitalismo. Perché se in astratto è forse possibile concepire una economia eco-compatibile con persistenza di un capitalismo dell'immateriale, questa prospettiva è irrealistica per quel che riguarda le basi immaginarie della società di mercato, ovvero: la smisuratezza e il dominio senza limite. Il capitalismo generalizzato non può non distruggere il pianeta come distrugge la società. Tuttavia, non è sufficiente rimettere in causa il capitalismo, bisogna, ancora, prendere di mira ogni società della crescita. «Anche se una economia della crescita è figli a della dinamica di mercato - ha scritto giustamente Takis Fotopoulos - non bisogna confondere i due concetti: si può avere una economia della crescita che non è una economia di mercato, ed è questo in particolare il caso del "socialismo reale"» [1]. Così, rimettere in discussione la società della crescita implica rimettere in discussione il capitalismo, mentre l'inverso non va da sé.Che esista un immenso cantiere, in particolare a proposito del fatto che siamo tutti "tossicodipendenti" della crescita, non lo nego. Ragione di più per darsi da fare risolutamente. Quanto a pensare, come fanno molti responsabili sindacali o politici di sinistra, che i lavoratori sarebbero più intossicati dei loro rappresentanti e che sono chiusi alle idee di una rimessa in questione della crescita, vi è qui, mi sembra, una singolare diffidenza nei confronti di coloro di cui pretendiamo di difendere la causa. Il modo migliore di sapere se è così è ancora quello di chiederglielo. E' un fatto notevole che in Franc ia i responsabili politici di sinistra, come di destra, abbiano sempre rifiutato di organizzare un referendum sul nucleare, così come sono oggi ostili all'organizzazione di consultazioni popolari sugli Ogm. Perciò, mentre i gruppi dirigenti hanno mancato al loro dovere di trasparenza e di informazione, mentre la manipolazione da parte dei media è massiccia fino all'indecenza, il risultato è lontano dall'essere raggiunto.Anche se i governi di "sinistra" fanno politiche di destra, e lungi dall'osare la "decolonizzazione dell'immaginario" si condannano al social-liberalismo, gli obiettori della crescita, partigiani della costruzione di una società della decrescita conviviale, serena e sostenibile, sanno fare la distinzione tra Jospin e Chirac, Schroeder e Merkel, Prodi e Berlusconi, e anche tra Blair e Thatcher& Quando vanno a votare [ciò che consiglio loro di fare] sanno che, anche se nessun programma di governo della sinistra mette in conto la necessaria riduzione della nostra impront a ecologica, è comunque da quel lato che si trovano i valori di condivisione, di solidarietà, di eguaglianza e di fratellanza. Questi valori non si possono fondare sul massacro della altre specie e sul saccheggio della natura, e conviene estenderne il beneficio alle generazioni future, E' per questa ragione che la nostra lotta si colloca risolutamente a sinistra.

[1] Takis Fotopoulos, "Per una democrazia globale", Eleuthera.
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Messaggio da shandy »

Ecco la "chiamata alle armi" tradotta dal francese:
La società dei consumi è cieco, non c'è crescita infinita possibile su un pianeta le cui risorse sono limitate.
Rischiamo di aver esaurito la maggior parte delle risorse della Terra prima del 2050.
L'inquinamento provoca squilibri climatici, la biodiversità crolla.

La società dei consumi provoca un saccheggio: il 20% della popolazione del pianeta, i Paesi ricchi, consuma l'80% delle risorse planetarie.
Il nostro livello di consumo ha un costo: la schiavitù economica di popolazioni intere.

La società dei consumi è mortifera, riduce l'uomo a una sola dimensione: consumatore.
Essa nega le nostre dimensioni politica, culturale, filosofica, poetica o spirituale che sono l'essenza stessa della nostra umanità.

Dobbiamo liberarci dall'oscurantismo che consiste nel credere nell'oppipotenza della scienza e nel deresponsabilizzarci sperando nella tecnica.
La scienza riposa sul dubbio, non sulla fede.

La speranza è di rianimare le nostre coscienze e di tradurre le nostre idee nel quotidiano delle nostre azioni.

Allora, facciamo un gesto.
Per un giorno, il 26 novembre...smettiamo di acquistare.
Annunciatelo intorno a voi. Ditelo ai vostri amici. Coinvolgete la vostra famiglia. Semplificate la vostra vita.
A Liegi fra le varie cose che stiamo organizzando per la giornata del 26 novembre c'è anche una liberazione "massiccia": uno dei collettivi che partecipa ha recentemente ricevuto uno donazione di 3000 libri che ci stiamo organizzando per registrare, etichettare e liberare in quella giornata, oltre ai contributi dei singoli corsari che vorranno partecipare, ovviamente...
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Messaggio da shandy »

Ecco, per esempio, una belle idea per "consumare" meno e pesare meno sul pianeta: il car sharing
Buone notizie per chi vuole passare al Car Sharing: arrivano incentivi alla rottamazione. In pratica distruggendo la propria vecchia auto e aderendo a questa nuova formula di trasporto si potrà avere un bonus di 700 euro. Una bella cifra, che darà sicuramente un nuovo impulso al settore, e che costituisce un primo, importante, passo verso "l'incentivo assoluto", quello che dovrebbe essere dato a chi distrugge una macchina inquinante senza necessariamente comprarne un'altra.

L'incentivo è contenuto nel nuovo accordo di programma firmato oggi tra il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e l'Iniziativa dei comuni per il car sharing (ICS) che rende disponibili 10 milioni di euro stanziati dal Ministero.
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Messaggio da Bracco »

Per me le giornate sono quasi tutte "del non acquisto"...
"Perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno “Ooohhh!”.

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Messaggio da Bracco »

A parte le sigarette
"Perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni attraverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno “Ooohhh!”.

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Messaggio da The Bookaneer »

Aderirò anche io alla giornata del non acquisto (è semplice, basta segnarsi la data sul calendario). Sarà utile perchè la gente - che partecipa o viene a sapere dell'iniziativa - prenda coscienza di certe cose. Sono arrivato al punto del libro "Impariamo l'economia" in cui l'autore - un economista non di sinistra - si occupa dell'austerità vs il consumismo. Non è facile spiegare ad un operaio FIAT che si devono comprare molte meno automobili, se ciò si traduce in possibile disoccupazione, o che deve vivere in modo austero, quando il sindacalismo è storicamente teso ad aumentare le sue possibilità di spesa. Al limite - paradossale - si potrebbe andare in un paese in via di sviluppo e spiegargli che devono rimanere in bicicletta, adducendo come spiegazioni (?) la situazione di chi non ha neanche quella o di chi vive gasato nelle città occidentali.

5. Boicottare la grande distribuzione
6. Mangiare poca carne
7. Consumare prodotti locali

questi punti sembrano scritti dal negoziante di frutta e verdura sotto casa di mamma, detto "il gioielliere" per come espone la frutta (e per i prezzi!) :lol:
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shandy
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Messaggio da shandy »

Mi sembra inutile postare questo estratto di La decrescita felice, di Maurizio Pallante (Editori Riuniti, Roma 2005) in un nuovo argomento. Sempre di diminuzione dei consumi e decrescita si parla...


Alla fine dell’Ottocento, quando mia nonna era bambina, la sua famiglia viveva in una casa in cui non c’era l’acqua corrente, come in quasi tutte le case. Così ogni giorno dovevano andare a prenderla alla fontana nella piazzetta vicina. La vedo con gli occhi dell’immaginazione scendere le scale insieme a sua madre o sua sorella cariche di brocche e secchi, fare un piccolo tratto di strada, mettersi in coda chiacchierando con le altre donne e le altre bambine in attesa del loro turno, tornare a casa portando a braccia i recipienti pieni. Una vita faticosa e dura.

Oggi, dopo più di cento anni di progresso, nei supermercati le persone riempiono i carrelli di bottiglie di plastica piene d’acqua, le scaricano nei portabagagli delle automobili con cui le portano fino alle loro abitazioni, le scaricano dai portabagagli e le portano a braccia in casa. Proprio come faceva mia nonna. Ma con sei differenze rispetto a lei.

1. Mia nonna era costretta a fare la fatica di portare a braccia l’acqua in casa. La sua non era una scelta. Oggi le persone che fanno questa fatica, non vi sono costrette. La loro è una scelta. E il passaggio dalla costrizione alla libertà di scelta è un progresso, baby!

2. Mia nonna per portare l’acqua a casa doveva soltanto scendere le scale e fare un breve tratto di strada a piedi. Oggi le persone per coprire il tragitto casa - supermercato - casa usano l’automobile. Impiegano più tempo, hanno costi di trasporto e consumano fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (NOx) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma andare in automobile invece che a piedi è un progresso, baby!

3. L’acqua che portava a casa mia nonna era attinta dalla falda idrica sottostante; l’acqua in bottiglia che si porta a casa oggi dai supermercati viene da centinaia, o migliaia di chilometri di distanza. Ha un costo di trasporto e consuma fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’estensione dei mercati è un progresso, baby!

4. I recipienti di metallo con cui mia nonna trasportava l’acqua erano sempre gli stessi; quelli utilizzati oggi sono di polietilene tereftalato (PET) monouso. Per produrli si è consumato petrolio in un’industria petrolchimica (2 kg. di petrolio per kg. di plastica); si è consumato gasolio per trasportarli dall’industria petrolchimica allo stabilimento dove è stata imbottigliata l’acqua; altro gasolio si consumerà per portarli dalle abitazioni ai cassonetti della raccolta differenziata e di qui a… Al consorzio obbligatorio Replastic? Alla discarica? All’inceneritore? Ogni trasporto delle bottiglie di plastica ha comportato un costo e un consumo di fonti fossili, che emettono CO2, ossidi di azoto (Nox) e polveri sottili (pm 10), incrementando l’effetto serra e inquinando l’aria. Ma l’economia di mercato e l’industria sono un progresso, baby!

5. La produzione di un chilogrammo di PET richiede 17,5 chilogrammi di acqua e rilascia in atmosfera 40 grammi di idrocarburi, 25 grammi di ossidi di zolfo, 18 grammi di monossido di carbonio e 2,3 chilogrammi di anidride carbonica (Paul Mc Rande, The green guide, in State of the world 2004, Edizioni Ambiente, Milano 2004, pagg. 136-137). Poiché una bottiglia in PET da 1,5 litri pesa 35 grammi, con un chilo di PET se ne fanno 30. Pertanto, per trasportare 45 litri d’acqua se ne consuma quasi la metà. A mia nonna poteva caderne qualche goccia per strada se riempiva troppo i suoi recipienti. Quanto all’emissione di gas, al massimo qualche volta sotto lo sforzo poteva rilasciare qualche scorreggetta.

6. L’acqua che portava in casa mia nonna non costava nulla, l’acqua in bottiglie di plastica costa da 2 a 4,5 euro alla confezione di 6 bottiglie da 1,5 litri (prezzi di novembre 2004). In realtà il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie è solo l’1 per cento del costo di produzione totale, mentre l’imballaggio ne assorbe il 60 per cento. Ma si può spendere di più solo se si è più ricchi e la crescita della ricchezza è un progresso, baby!

Rispetto ai tempi di mia nonna, per fare la stessa fatica e avere la stessa utilità ci vuole più tempo, si inquina molto mentre prima non si inquinava affatto e si paga mentre prima non si pagava. Il contributo alla crescita del prodotto interno lordo dato dalla produzione e dal commercio delle acque in bottiglia ha comportato un peggioramento della qualità della vita individuale e della qualità ambientale. Questo è il progresso, baby?

Quanto paga e quanto inquina in un anno una persona che consuma acqua in bottiglie di plastica nella misura di 1 litro al giorno?

Trecentosessantacinque litri corrispondono a poco più di 40 confezioni da 6 bottiglie di 1,5 litri (240 bottiglie). Ai prezzi attuali il costo va da 80 a 180 euro all’anno.

Per trasportare 15 tonnellate, che corrispondono a 10.000 bottiglie d’acqua da 1,5 litri, un camion consuma 1 litro di gasolio ogni 4 km (25 litri ogni 100 km). Ipotizzando una percorrenza media di 1.000 km, tra andata e ritorno (l’acqua altissima e purissima che va dall’Alto Adige alla Sicilia ne percorre molti di più), il consumo di gasolio ammonta a 250 litri, ovvero 250.000 cm3 che, divisi per 10.000 bottiglie corrispondono a 25 cm3 di gasolio per bottiglia. Moltiplicando 25 cm3 per 240 si deduce che il consumo giornaliero pro-capite di 1 litro di acqua in bottiglia comporta un consumo di 6 litri di gasolio all’anno. A questi 6 litri di gasolio vanno aggiunti:

- i consumi di petrolio per produrre le bottiglie di plastica (8 kg per 240 bottiglie);

- i consumi di gasolio dei camion che trasportano le bottiglie di plastica vuote dalla fabbrica che le produce all’azienda che imbottiglia l’acqua e dei camion della nettezza urbana che le trasportano dai cassonetti agli impianti di smaltimento;

- i consumi di benzina degli acquirenti nei tragitti casa – supermercato - casa e casa – cassonetti - casa.

Ipotizziamo quindi che il consumo annuo totale di combustibili fossili pro-capite di una persona che compri l’acqua in bottiglie di plastica sia di almeno di 8 litri di gasolio/benzina oltre gli 8 kg di petrolio.

Una famiglia di quattro persone spende quindi ogni anno da 320 a 720 euro e fa bruciare almeno 32 litri di combustibili fossili per bere acqua in bottiglie di plastica invece dell’acqua potabile che sgorga dal rubinetto di casa. Evidentemente pensa di ottenere vantaggi superiori ai costi economici che sostiene e ai danni ecologici che genera. Dal punto di vista chimico e batteriologico questi vantaggi non ci sono. Dal punto di vista organolettico possono esserci se l’acqua distribuita dall’acquedotto è troppo clorata. Ma per toglierle il sapore del cloro è sufficiente scaraffarla con un po’ di anticipo, o utilizzare appositi filtri che con un costo molto minore, senza fatica né perdite di tempo consentono di eliminarlo.

In realtà il costo dell’acqua minerale in bottiglia comprende anche il costo delle frottole che si bevono insieme ad essa. Una di queste acque, secondo la pubblicità fa digerire tutto. Non c’è indigestione o ingordigia che tenga. Più ne bevi e più digerisci. Una fa fare tanta pipì (come tutte le acque; più ne bevi e più ne fai, anche con quella del rubinetto). Una ha un effetto collaterale sorprendente: risveglia il desiderio erotico. Una è fatta con energia verde al cento per cento. Ammesso che un’energia senza impatto ambientale esista, anche la plastica della bottiglia è di energia verde, anche il gasolio necessario a trasportarla? Un’altra è altissima (embè?) e purissima (vorrei vedere…). Una si pubblicizza facendo fare una pernacchia a una particella di sodio che poi se la ride da sola. Una è di qualità trasparente (ci mancherebbe anche che fosse torbida…). Una a volte fornisce l’apporto di calcio necessario a prevenire l’osteoporosi nella terza età, a volte è utile nella prevenzione della calcolosi perché è povera di calcio. Insomma solo se si beve di tutto si può scegliere di bere l’acqua in bottiglia.

Se invece non si beve di tutto e al posto dell’acqua in bottiglia si beve l’acqua del rubinetto, si ottiene un risparmio economico che comporta una diminuzione dell’inquinamento ambientale e un miglioramento della qualità della vita individuale. E una decrescita del prodotto interno lordo in conseguenza della diminuzione non solo della domanda di acqua in bottiglia, ma anche dei prodotti petroliferi utilizzati in tutte le fasi della produzione e del trasporto.

Ciò disturba non solo le industrie che imbottigliano e vendono acqua minerale, le aziende di trasporti e le industrie petrolchimiche, ma anche i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA sulle vendite di acqua in bottiglia e delle accise sui carburanti che si consumano per produrle e trasportarle; gli altri ministri perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci; i sindaci e i presidenti delle aziende municipalizzate, o consorzi, o S.p.A. a prevalente capitale pubblico per la gestione dei rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).

"Prima di trasferirmi in città per trovare lavoro, al paese ho sempre bevuto acqua di sorgente. L’acqua dell’acquedotto non ce la faccio proprio a berla. Ma con i soldi dello stipendio posso comprarmi l’acqua di sorgente imbottigliata. E pagare la benzina necessaria per andare a prenderla e portarla a casa. Sì lo so che al paese non la pagavo nulla e che le bottiglie di plastica fanno aumentare i rifiuti, ma io ho una coscienza ecologica e sono convinto che non c’è futuro per l’umanità senza uno sviluppo sostenibile. Per questo faccio una scrupolosa raccolta differenziata. Inoltre comprando l’acqua in bottiglia sostengo l’occupazione nelle aziende che producono bottiglie di plastica, nelle aziende che imbottigliano l’acqua, nelle aziende di trasporto, nelle agenzie pubblicitarie che inventano tanti spot spiritosi, nelle aziende che raccolgono e smaltiscono i rifiuti. Sono un benefattore dell’umanità. Eppure, nonostante i miei comportamenti virtuosi, adesso vogliono costruire un termovalorizzatore nel quartiere in cui abito. Dicono che è un impianto sicuro e non emette inquinanti, come i vecchi inceneritori. Anzi, le ultime analisi dimostrano che ne esce un’aria più pulita di quella che entra. D’altra parte se i rifiuti aumentano occorrerà pure trovare un sistema ecologicamente corretto di smaltirli. Però l’inceneritore, pardon il termovalorizzatore, avrei preferito che lo facessero un po’ più lontano da casa mia".
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