che vergogna e pensare che la mia città è denominata "Città delle pace"
Sono depressa



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Infatti io e il mio mulo scarichiamo che è un piacere. Alla salute della Warner e delle sue degne sorelle. Ché tanto nelle tasche del Vinicio non arriva comunque quasi nulla dal mio acquisto.Capossela è edito da tale Warner Music Italia SRL
scendi, caraA me basta leggere questa pagina per aver voglia di fare una rivoluzione. poi fate voi...
Infatti io e il mio mulo scarichiamo che è un piacere. Alla salute della Warner e delle sue degne sorelle. Ché tanto nelle tasche del Vinicio non arriva comunque quasi nulla dal mio acquisto.
Non dimentichiamo che Torino sta cambiando, o meglio, "deve" cambiare: non può più dipendere economicamente da una grossa industria con tutto il suo indotto. Deve puntare ad altro: dalla realizzazione di film (anche se poi mi arrabbio come una bestia perchè non riesco a parcheggiare per i continui divieti per le ripreseIo invece amo Torino e sono fiero di poter ospitare ed essere testimone di questo evento irripetibile.
A noi Torino nun ce sta bene, perché le olimpiadi invernali le volevamo fa' a Roma.
A BBeppe, ma che ce stai a combinà? Era da du' anni che stavamo a boicottà le olimpiadi de Torino perchè nun ce stava bene la scelta e te che fai ? Vai a pubblicà la lettera de la Torinese che ha ritirato fori tutta la quistione. E vabbè, visto che ce stamo, parlamone. A noi Torino nun ce sta bene, perché le olimpiadi invernali le volevamo fa' a Roma. Ce stava già tutto er proggetto pronto: la discesa libbera se faceva ar Campidoglio, er Super G tra l'Aventino e Colle Oppio, lo slalom gigante giù pé la Panoramica de Monte Mario. Pé la gara de sci de fondo usavamo er Raccordo Anulare, mentre er bob e lo slittino li facevamo passà nella linea B dela metropolitana, tra stazzione Termini e er Colosseo, co' l'arrivo dritto dentro l'arco de Trionfo. E invece no, hanno deciso de fà tutto a Torino. Si ce penso me piagne er core e c'era pure un mezzo accordo cor Santo Padre, che voleva benedi' l'olimpiadi da'na slitta pontificia! Gnente, tutta fatica sprecata. Ma bisogna esse sportivi, famo li mejo auguri a Torino, che sicuramente organizzerà un bello spettacolo, e guardamose le olimpiadi in televisione, co'na mano sur telecomando e l'altra sur core. Saluti dar Pinna, e Forza Roma
Giorgio Bocca su L'Espresso ha scritto:Il circo bianco della modernità
Gli sport della neve devono ritrovare quella solitudine con il percorso e con la pista che è la loro magia, il tempo religioso del loro confronto con la fatica e la sofferenza
Questa Olimpiade invernale piemontese nasce per volontà di un principe torinese, Gianni Agnelli, che volle celebrare le sue glorie non militari nei luoghi in cui si erano svolti i suoi migliori giochi sportivi: il colle del Sestriere dove si radunavano le sue corti.
Una era quella sciistica di cui facevano parte giovani aristocratici insignificanti, i compagni di debosce torinesi, alcuni bravi sciatori e donne servizievoli. Una torinese bellissima faceva da ciambellano pagatore solo che non era all'altezza del sovrano e la poveretta mandò in rovina la sua famiglia.
Il principe aveva una gamba rotta e sciava molto bene, diabolicamente, con un complicato marchingegno ortopedico. A quel tempo anch'io ero un frequentatore sociale frenetico e trovavo divertente frequentare il suo entourage.
Ma veniamo alla Olimpiade. L'impressione è che non sarà un successo strepitoso, che non darà una svolta al nostro turismo. La vendita dei biglietti procede al rallentatore e non è facile creare sviluppi miracolosi per un domain skiable, quello del Sestriere, che non è dei migliori per il turismo di massa: un sistema di valli parallele che scendono rapidamente al piano e non creano sistemi continentali, lo si sapeva dai tempi della infelice guerra contro la Francia. Sul versante francese c'erano spazi enormi e intersezioni di valli e la guerra, senza i tedeschi, sarebbe durata per anni.
In Italia l'unica zona che possiede con i suoi spazi ondosi e morbidi queste condizioni favorevoli è il Veneto, dalle Dolomiti alla Carnia alla Venezia Giulia.
Il miracolismo impiantistico è finito. L'idea che in un paese sperduto, senza un sufficiente bacino di clienti, fosse possibile lanciare una nuova stazione di ski si è dimostrata utopistica, tenuta in piedi per qualche mese da entusiasti finanziatori locali o da interventi del denaro mafioso che non si preoccupava del vantaggio economico e pensava solo a riciclare i soldi sporchi.
La funivia di Sampeyre che a noi che abbiamo fatto i partigiani da quelle parti è sembrata una cosa buona, quasi da sogno, che ti faceva volare sui boschi del Col Birrone, scoprire vallette nascoste riparo al rastrellatore, e in poco meno di 20 minuti salire dal paese al Col Sampeyre dove si aprono i meravigliosi pascoli di Elva.
Ma ci siamo anche accorti che l'integrazione nel paesaggio del nuovo avvenirista del turismo di massa è rimasta a metà e i nuovi impianti, i nuovi alberghi restano un'aggiunta posticcia. L'impressione è che, come è accaduto per le città, le mutazioni della modernità virano inesorabilmente verso il brutto, eliminando per cominciare il bisogno di tradizionale che era rimasto nella nostra vita.
Anche nello sci di massa è stato impossibile salvare le discipline classiche, i 18 e la 50 chilometri di fondo, su piste a un binario che ricordavano la vecchia pista naturale dei cacciatori. E per poter introdurre lo sci pattinato, la costruzione di vialetti di neve battuta su cui i concorrenti van danzando più che gareggiando.
È la modernità dello sci di massa che impone novità ridicole: gare a spezzoni per ripetere i momenti spettacolari, selezioni dei concorrenti ad uso della scena, gli scaglioni che favoriscono i migliori sicché un po' di buona dura giustizia sportiva la ritrovi solo nelle grandi fatiche delle marcelonghe.
Tutti gli sport, soprattutto quelli della neve, devono ritrovare quella solitudine con il percorso, con la pista che è la loro magia, il tempo religioso del loro confronto con la fatica e la sofferenza. Ma l'Olimpiade vuole essere sempre più grande, sempre più baraccone con spettacoli da circo.
e vabbè...tra parentesi, noto con piacere che da quando si ventila la loro candidatura Antonio Ferrentino (DS) e Francesco Caruso (Rifondazione Comunista) hanno ridotto i loro interventi e abbassato notevolmente i toni delle loro dichiarazioni su TAV e Olimpiadi.SUSA (Torino) - La fiamma olimpica si è arresa ai No Tav. Dopo 33 assalti in poco più di cinquanta giorni, gli organizzatori del viaggio della fiaccola hanno deciso che un nuovo boicottaggio non l'avrebbero più sopportato. E a Susa, a cinquanta chilometri da Torino e a cinque giorni dall'inaugurazione dei Giochi invernali, gli organizzatori hanno deciso di dirottare il viaggio della fiaccola per evitare di farla attraversare la zona calda della contestazione al treno superveloce. Il tedoforo ha tirato dritto e ha puntato verso Bardonecchia.
Fin dal primo pomeriggio, un migliaio di dimostranti si erano radunati a Bussoleno per impedire il viaggio regolare della fiaccola. Cordoni di persone, tra cui molti giovani dei Centri sociali torinesi, avevano realizzato una sorta di "filtro umano" che avrebbe di certo condizionato la corsa dei tedofori e dei mezzi di accompagnamento. Tra l'altro, nelle scorse settimane, il sindaco di Bussoleno aveva fatto un'ordinanza per vietare il passaggio dei mezzi della Coca Cola, sponsor ufficiale del viaggio della fiamma e obiettivo principale della protesta dei "disobbedianti".
Neppure Antonio Ferrentino, presidente della Comunità Montana Valle di Susa e leader della rivolta No Tav, è contento di quello che è succeso a Susa: "Sono davvero molto dispiaciuto: è un segnale negativo per il movimento. Mi spiace molto che i tedofori non abbiano potuto seguire il loro viaggio".
Il responsabile della comunicazione del Comitato olimpico Giselle Davies tende però a sminuire l'episodio: "I blitz dei contestatori sono cose del tutto marginali. Ricordiamo invece che la fiaccola è stata accolta da sette milioni di italiani: questa è la cosa più importante".