brutti, sporchi e cattivi ma scrittori di talento

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TierrayLibertad
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brutti, sporchi e cattivi ma scrittori di talento

Messaggio da TierrayLibertad »

Edward Bunker non ha avuto una vita tranquilla: una serie impressionante di piccoli reati gli sono valsi 18 anni di prigione di cui alcuni a San Quintin. Ora è considerato uno dei migliori scrittori noir americani.
In questa categoria rientra anche James Ellroy che, con Bunker condivide anche l'esperienza del carcere (anche se, per sua fortuna è stata molto più breve). In compenso ha avuto la madre stuprata ed assassinata quando era bambino, è stato un alcolizzato, tossicodipendente e a lungo ha vissuto per strada.
Cesare Battisti non è solo il nome di un irredentista, è anche quello di un ex detenuto ("solo" 2 anni del 1979 al 1981 quando riesce ad evadere). Scappa all'estero e in Francia viene arrestato un altro paio di volte (perché su di lui pendono condanne italiane). Oggi è uno degli scrittori noir più acclamati in Francia.
Massimo Carlotto di anni in carcere se ne è fatti sei, più altri di latitanza. Nel 1996 riceve la grazia del Presidente della Repubblica. Oggi è una delle migliori realtà della narrativa di genere (che, l'ho scritto più volte, non è un'offesa).

Sono quattro casi, ma di scrittori "noir" (e metto la parola tra virgolette per ovvi motivi), che hanno conosciuto l'esperienza del carcere ce ne sono altri.

Se poi in generale allarghiamo lo sguardo ad altre forme di "devianza sociale" (anche qui le virgolette sono d'obbligo) diventa difficile trovare qualche grande scrittore "noir" che non le abbia vissute sulla sua pelle.
Altri due casi di grandi scrittori: Raymond Chandler era un alcolizzato (ed è stata la nostra fortuna. Se non lo avessero licenziato per questo non avremmo forse mai conosciuto Philip Marlowe. Cornell Woolrich (alias William Irish, alias George Hopley) - l'ultimo mio amore letterario (i suoi libri in Italia sono quasi introvabili perché la stragrande maggioranza della sua produzione è stata pubblicata solo nei gialli mondadori. Alcuni romanzi anche 50 e più anni fa e non più ristampati. Se vi capitano sottomano non fateveli scappare) aveva un rapporto con la madre che avrebbe fornito materiale agli psicologi per più di un libro.

Esiste un rapporto tra tutto questo e la letteratura "noir"?
In alcuni casi il rapporto è evidente: Bunker sapeva scrivere ma il materiale dei suoi pochi romanzi è tutto vero, sono cose che lui ha vissuto direttamente o che hanno vissuto altri che lui ha conosciuto (ma anche Battisti, Ellroy e Carlotto pescano a piene mani dalla loro esperienza. Inventando molto più di Bunker ma non inventando tutto). In altri casi lo è decisamente meno.
Ma è un rapporto di esperienze concrete. E' il materiale per i loro libri ma un libro non è fatto solo di trama o di episodi...

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silvietta75
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Messaggio da silvietta75 »

Aggiungo alla tua lista una scrittrice inglese che a me piace molto: Anne Perry, autrice di bellissimi gialli ambientati nella Londra vittoriana.
Da piccola, o meglio, da adolescente, rimase coinvolta in un delitto che fece molto scalpore. A quell'epoca si chiamava Juliette Hulme e viveva in Nuova Zelanda con la famiglia.
Lì conobbe una sua coetanea, Pauline, con la quale strinse un'amicizia molto intima ed esclusiva, fatta di progetti di vita insieme, di fughe, sogni e fantasie.
Erano talmente legate che i genitori si preoccuparono e, quando tentarono di dividerle, le due ragazze pianificarono l'omicidio della mamma di Pauline, attirandola in un parco ed uccidendola con un mattone.
Si beccarono parecchi anni di carcere e, quando uscì, Juliette cambiò nome e vita diventando Anne Perry.
Ultima modifica di silvietta75 il mer lug 27, 2005 5:02 pm, modificato 1 volta in totale.
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BondJamesBond
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Messaggio da BondJamesBond »

Non so se anche un cattivo carattere possa essere pertinente... ma pare che George Simenon lo avesse proprio pessimo. :shock:
Qualcuno mi narro' anche di una sorta di bulimia sessuale, che lo porto' a collezionare amanti su amanti.
In effetti, stando ai suoi romanzi, una puntina di misoginia si puo' pure ravviare... :roll:

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Carmilla
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Messaggio da Carmilla »

la storia di Anne Perry dà i brividi...

per quanto riguarda Simenon credo che anche il suicidio di una figlia non faccia bene all'umore.
Sto giusto leggendo un suo libro e per quanto lo ammiri molto perché è un ottimo e prolifico scrittore (ma quanti ne ha scritti? e le lettere?) trovo i suoi personaggi spesso troppo gelidi. Sembrano cadaveri usciti da un obitorio che raccontino, fumando una sigaretta, la loro storia a un passante terrorizzato.

Una delle innumerevoli cose che mi hanno sempre affascinato di François Truffaut era questo aspetto della sua vita. Ha avuto un'infanzia terrbile è stato in riformatorio, si è fatto il carcere militare... finché non ha scoperto il cinema e la letteratura e in essi forse una via di fuga, forse una sublimazione. Non lo so. Di fatto un ragazzo "difficile", abbandonato a se stesso diventa una delle menti più raffinate e profonde del secolo.
E la prima cosa che fa quando diventa un regista è quella di raccontare la sua storia. Tentazione troppo forte. Credo che sia come riscuotere un credito. O, come diceva lui stesso, come se i personaggi soffrissero al suo posto. Un modo per liberarsi del dolore raccontandolo agli altri, facendolo diventare un dolore universale.
Quando uscì i 400 colpi a Cannes gli rimproverarono di essere stato irrealistico, di aver mirato a commuovere a tutti i costi, mentendo. Forse c'è un po' di questo, la ricerca della comprensione di chi guarda. Però a chi gli diceva "guardi signor Truffaut che viviamo in Francia mica in Cile non è che i bambini li arrestano così" lui rispondeva incazzato che avrebbero dovuto dirlo a quelli che lo arrestavano proprio così quando eraragazzino.

Credo che in molte cose gli fosse rimasta questa sensibilità estrema, il bisogno dei bambini di essere sempre protetti.

C'è chi dice che senza dolore non c'è arte. Non credo sia vero. Di certo le persone che hanno sofferto molto probabilmente imparano cose sugli altri uomini che chi ha una vita più facile ignora o immagina soltanto.

Credo anche che il dolore o esperienze difficili non bastino da sole a trasformare un uomo in uno scrittore. Non mi piacciono gli spontaneismi. Se vuoi che mi interessi alla tua storia devi scrivermela come dio comanda, se no ti ascolto solo come amico, non compro i tuoi libri.

Che poi un po' di vita nelle storie ci finisce sempre. Travestita, capovolta, rivoltata... ma ci finisce.

Ammiro soprattutto quegli artisti come Truffaut che riescono gradualmente a staccarsi dalla propria esperienza particolare e farne tesoro senza infilarla a tutti i costi in quello che scrivono.

Fatte queste considerazioni sparse e un po' inutili, che problemi aveva Woolrich? :P
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zazie
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Messaggio da zazie »

Considerazioni tutt'altro inutili che condivido, in particolare questa
Ammiro soprattutto quegli artisti come Truffaut che riescono gradualmente a staccarsi dalla propria esperienza particolare e farne tesoro senza infilarla a tutti i costi in quello che scrivono.
Credo che si tratti della capacità di universalizzare che distingue il diario personale, anche se scritto bene, dall'opera letteraria. Peccato che ci siano in giro un sacco di scrittori che non l'hanno capito e continuino a guardarsi l'ombelico. Roba che va fatta con un po' di mestiere o si fa una brutta fine.

L'opera d'arte crea e istituisce un mondo, l'han detto Heidegger e Gadamer. Piccolo o grande che sia questo mondo è un nuovo universo di senso consegnato a chi legge, non una copia della realtà.
E quando crea l'artista lo fa con tutta la sua persona. Esperienze comprese, ma nn solo. Credo che sia per questo che avere avuto una vita interessante non basti
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TierrayLibertad
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Messaggio da TierrayLibertad »

carmilla ha scritto:si è fatto il carcere militare...
Come J.-C. Izzo...
carmilla ha scritto:che problemi aveva Woolrich?
Non so se avesse problemi. Ho detto che avrebbe fatto scrivere più di un libro a qualche psicologo (e, in generale, non credo che gli psicologi siano migliori dei loro pazienti).
Per inquadrare il tema: Woolrich è nato nel 1903 ed è morto nel 1968. Nel 1930 si è sposato ed il matrimonio (mai consumato) è stato annullato dopo tre mesi.
Nel 1968, a proposito della madre, disse:
«Nel 1942 ho vissuto in una stanza d'albergo, da solo, per tre settimane; e poi una notte lei mi ha chiamato dicendomi "non posso vivere senza di te, ho bisogno di te", e io ho messo giù il ricevitore e ho fatto le valigie e sono tornato da lei, e per il resto della mia vita non ho trascorso una notte lontano da lei, neanche una. So bene cosa ha pensato la gente di me, ma non me n'è importato niente, non me ne importa adesso e non me ne importerà finché avrò vita.»

Tanto di cappello alla sincerità e alla sua considerazione per quello che pensava la gente. Del resto non mi sorprende più nulla dell'uomo con le espadrillas :wink:

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P.S. Silvietta, quanti anni aveva Anne Perry al momento dell'omicidio? Consigli qualche titolo particolare?
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silvietta75
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Messaggio da silvietta75 »

quanti anni aveva Anne Perry al momento dell'omicidio? Consigli qualche titolo particolare?
Credo avesse 15 anni o giù di lì. Purtroppo non posso essere più precisa perchè ho un trasloco imminente e tutti i miei libri sono imballati. Ricordo di aver trovato la sua storia nella raccolta "Assassine" di Cinzia Tani e mi fece molta impressione perchè solo nelle ultime righe veniva svelata la nuova identità dell'assassina Juliette Hulme ed io avevo sul comodino proprio un romanzo della Perry.
Tra i suoi libri migliori ci sono quelli che riguardano le indagini dell'ispettore Pitt, ad esempio "Il parco delle teste tagliate", "Incubo a Devil's Acre", "I delitti di Londra. Tre indagini dell'ispettore Pitt" e "Il battesimo".
Tra l'altro ieri ho dimenticato di dire che il regista Peter Jackson trovò la vicenda così interessante da farci un (bellissimo) film, Creature del cielo, con Kate Winslet, vincitore del Leone d'argento a Venezia
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Messaggio da Carmilla »

Ho controllato se per caso lo avevamo in videoteca ma niente :P
Cmq è una storia troppo agghiacciante e credo che mi farebbe impressione leggere un romanzo giallo scritto da un'assassina. Di più, da un'enfant prodige dell'omicidio :lol:
Però ammetto che la storia è davvero affascinante, soprattutto la motivazione dell'omicidio.
Certo però, forse la povera mamma dell'amica della perry non aveva tutti i torti a pensare che quelle due insieme combinassero guai :mrgreen:

A proposito di Simenon e del suo "Lettera al mio giudice" ieri notte non riuscivo a staccarmene. Ci è riuscito ancora una volta, prima ti raggela e poi ti trascina dentro, fino alla fine.
Il personaggio protagonista è un assassino che scrive al giudice che ha ormai emesso la sua condanna (visto che è reo confesso non ci sono dubbi sul tipo di condanna). Inizia parlando di se stesso e raccontando la sua vita con un tale cinismo e con una tale asetticità da suscitarmi l'impressione di cui scrivevo prima. Il lettore (io!) non sa ancora esattamente cosa ha fatto Charles, sa solo che ha ucciso ma non sa chi e perché. Lo scopre lentamente. Per ora ha incontrato una strana ragazza magra che cammina su dei tacchi troppo alti e che ha una lunga cicatrice sul ventre. E' lei che lo porterà all'omicido, è chiaro ma è fantastico chiedersi come. Nelle parole di Charles non c'è mai rimorso e dispiacere per quello che ha fatto. Solo una snervante lucidità. Tranne quando parla di lei. E' per quell'unico sentimento folle e angosciante che il lettore può amarlo e assolverlo, come se fosse il lettore il giudice a cui il personaggio si rivolge.

Giuro che non voglio fare un off topic clamoroso ma solo dirvi che quando Gide, amico di Simenon, lesse questo romanzo non gli piacque perché lo trovava "troppo legato alla situazione psicoogica e biografica dell'autore"
:shock: :shock: :shock:

Dimenticavo: in confronto a Woolrich Norman Bates di Psycho era un ragazzo emancipato :wink:
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Messaggio da BondJamesBond »

Lessi "Lettera al mio giudice" svariati anni fa, regalo di un amico che ADORAVA letteralmente Simenon.
Ne ho un ricordo offuscato nella trama... ma lucido nelle sensazioni che mi trasmise. Un'angoscia profonda. Da allora ho sempre frequentato Simenon con moderazione, pur considerandolo un autore eccezionale. :yes!:
Nei romanzi che ho letto finora ho travato delle costanti. Le storie d'amore hanno sempre un che di alienato e alienante: i protagonisti ne vengono in qualche modo risucchiati... ma al tempo stesso mantengono una estraneita' che li fa ragionare secondo una logica del tutto contorta.
Riconoscono che il loro e' un amore folle. Non sono in grado di sottrarvisi.
Ah... i protagonisti sono sempre uomini.
Quanto alle figure femminili... devo dire che la magrezza, le passioni alcoliche e una certa tendenza al zoccolamento sono altre costanti che ho ravvisato.

Forse il suicidio di una figlia non gli avra' fatto bene all'umore... ma ho l'impressione che anche venire su con un padre cosi' non deve essere una passeggiata di salute.... :suspect:

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Messaggio da TierrayLibertad »

carmilla ha scritto:Dimenticavo: in confronto a Woolrich Norman Bates di Psycho era un ragazzo emancipato :wink:
:lol:
Stavo per scrivere che Woolrich si limitava ad ammazzare la gente sulla carta (e lo faceva divinamente) mentre Norman Bates li ammazzava veramente. Solo dopo averlo pensato mi è venuto in mente che è solo un film 8) Sarà la suggestione delle immagini o forse, semplicemente, il fatto che Psyco inteso come romanzo non mi è sembrato un granché...

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Messaggio da silvietta75 »

A proposito di Simenon e del suo "Lettera al mio giudice" ieri notte non riuscivo a staccarmene. Ci è riuscito ancora una volta, prima ti raggela e poi ti trascina dentro, fino alla fine.
non l'ho ancora letto ma da come ne parlate sembra che io mi sia persa un capolavoro e debba subito correre ai ripari!

Leggendo i vostri commenti su Norman Bates m'è venuto in mente Robert Bloch, grande amico di H.P. Lovecraft il quale, anche se non ha mai avuto problemi con la giustizia, ha sopportato una situazione familiare non facile.
Il padre soffrì x quasi tutta la vita di squilibri mentali e morì in un manicomio.
La mamma, anch'ella non perfettamente sana, era iperprottetiva nei confronti del figlio e gli vietava di uscire di casa x paura che gli accadesse qualcosa.
Come riusciva ad impedirgli di uscire? Gli diceva "Sei troppo brutto x farti vedere dagli estranei! Rimani in casa!" :shock:
Tra l'altro alcuni biografi di Lovecraft sostengono che fu proprio il comportamento materno ossessivo a procurare allo scrittore diversi esaurimenti nervosi, anche in età adulta.
Ah, 'ste mamme.....
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Messaggio da BondJamesBond »

Quindi... se voglio avere un figlio che da grande fara' lo scrittore, non mi resta che vessarlo, umiliarlo, sottoporlo a pressioni psicologiche di ogni tipo, generare in lui sensi di colpa, metterlo in ginocchio sui ceci procurargli lividi in zone assortite del corpo... :think:

Facile! :mrgreen:

Mi tirate un po' su di morale e mi raccontate di qualche scrittore o scrittrice che andava d'accordo con la famiglia? :wink:

Per quanto riguarda Robert Bloch, ho letto il suo "gotico americano" e devo dire che ne sono rimasta ben poco impressionata. E' un libro che ha i suoi annetti... e accidenti, se li sente tutti!

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