Quiet. Il potere degli introversi, Susan Cain

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lizzyblack
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Quiet. Il potere degli introversi, Susan Cain

Messaggio da lizzyblack »

Il titolo originale è: "Quiet: The Power of Introverts in a World That Can't Stop Talking"; in italiano: "Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare".
Nel titolo del thread non ci stava tutto

Ho acquistato questo libro in seguito alla segnalazione di MarcelloBasie: aveva postato una vignetta su Facebook riguardante gli introversi che mi aveva incuriosito parecchio.
L'autrice del libro ci propone un viaggio in questo mondo particolare, gli introversi, che fanno parte di almeno 1/3 della popolazione. E' un saggio, ma devo dire che non è mai stancante perchè non prolisso e strutturato molto bene.
La vignetta di cui parlavo sopra mi aveva fatto riflettere: e se fossi anche io un'introversa? Sin da quando ero bambina sono sempre stata etichettata come "timida", eppure non mi sono mai sentita tale, perchè alcune caratteristiche della mia personalità sembrano esulare del tutto dalla descrizione di un timido. Ebbene, c'era tutto un mondo di introversione di cui non ero a conoscenza! :lol:
L'analisi che più o meno viene fatta nelle pagine del libro è molto chiara, delinea quali sono i punti di forza e quelli di debolezza di un introverso. Prima di tutto la grande distinzione tra un timido (che a volte vorrebbe comportarsi in un certo modo ma è bloccato) e un introverso (che sceglie di non fare certe cose perchè sa che non gli interessano). Poi le caratteristiche (in cui spesso mi sono ritrovata) che delineano queste personalità: disagio nel trovarsi in mezzo a grandi gruppi di sconosciuti, rendimento maggiore nel lavoro autonomo rispetto a quello di gruppo, capacità di ascoltare più che di parlare e così via. Il punto focale del discorso è che l'estroverso si ricarica socializzando (anche superficialmente, magari in mezzo a grandi gruppi di persone), mentre l'introverso si scarica completamente in queste situazioni, e necessita fisicamente e psicologicamente di un momento di solitudine per ricaricarsi.
Per quanto mi riguarda è stata un'analisi molto interessante, che in un certo senso mi ha aiutato a capire alcuni miei atteggiamenti e anche quelli di altre persone (spesso ho pensato a persone che conosco che si comportavano in un certo modo).
C'è anche un bel capitolo in cui si spiega come i mondi introverso/estroverso interagiscono, e come si può migliorare la comunicazione (sia a livello personale che lavorativo).
Un altro interessante spunto è l'analisi del bambino introverso e del tipo di problemi che deve affrontare a livello scolastico (per le scuole improntate sempre di più sul lavoro di "gruppo" rispetto al lavoro sul singolo) e in generale a livello sociale, e come un genitore può approcciarsi a lui (perchè generalmente i bambini introversi vengono etichettati come "poco socievoli" e spinti a fare cose con interessano).
E' molto incentrato sul sistema scolastico e lavorativo americano, sicuramente alcune cose in Europa sono più soft e a mio parere c'è meno competizione di quanta non ce ne sia negli Stati Uniti (anche se sicuramente molte cose stanno cambiando anche qui), ma questo non rende il libro meno interessante.
Lo consiglierei a tutti, può davvero essere d'aiuto nelle relazioni. A volte ci facciamo dei "film" sulle persone che non corrispondono alla realtà, mentre potremmo guardare le persone con occhi diversi :wink:
Ultima modifica di lizzyblack il gio lug 31, 2014 8:52 pm, modificato 1 volta in totale.
Liz

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Marcello Basie
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Re: Quiet. Il potere degli introversi, Susan Cain

Messaggio da Marcello Basie »

Mi sento tirato in causa - resisto alla tentazione di dire "mi sento quasi taggato" :P

Riprendo qui una mia recensione di "Quiet" scritta per altri scopi: "Rispetta il bisogno di socializzazione dei tuoi cari ma anche il tuo di solitudine. Trascorri il tempo libero come più ti piace, non come ti senti obbligato a fare. Resta a casa la sera di Capodanno, se questo ti rende felice. Passa pure dall'altra parte della strada per evitare chiacchiere banali con persone che conosci appena."

Il libro, come è scritto, non è niente di eccezionale. Le parti nella seconda metà che diventano quasi manuali per insegnanti e genitori contengono i soliti precetti che suonano superficiali. È molto orientato alla cultura americana e viene il dubbio che occorra tenerne conto su ogni cosa che dice.

Però è pieno di esempi pratici in cui l'introverso si ritrova; si danno spiegazioni fisiologiche (l'ipersensibilità agli stimoli esterni, per esempio) per cui ci si sente meno in colpa per come si è; si fa l'esempio di comportamenti bizzarramente introversi di persone di successo (memorabile il professore che tra un convegno e il successivo andava sempre a rinchiudersi per un'ora in bagno per evitare di pranzare con i suoi ospiti); molto interessante l'analisi degli ambienti di lavoro in rapporto alla cultura aziendale e alle inclinazioni dei dipendenti (che conferma due osservazioni che ho fatto mie da tempo: l'open space è male, il multitasking è male).
Alla fine del libro mi sono sentito meno in colpa per molte mie inclinazioni: è il libro del mio orgoglio di introverso.

Dopo mesi dalla sua lettura, quello che più mi è rimasto è la convinzione che le persone reagiscono agli stimoli esterni in modo diverso, anche emotivamente, nel senso di variazioni di certi ormoni (penso all'adrenalina) e in generale di quello che si può definire "tensione" o "eccitazione": lo stesso stimolo provoca più tensione a certe persone piuttosto che ad altre. E questo non è il risultato di chissà quali traumi nell'inconscio, ma avviene già tra i neonati, perché le persone sono fisiologicamente diverse.
Allora mi sento meno in colpa quando sento il bisogno di ridurre al minimo le sorgenti di "tensione" o "eccitazione", ricercando sia un momento di solitudine sia estraniandomi dai discorsi che si svolgono intorno a me.
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lisolachenonce
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Re: Quiet. Il potere degli introversi, Susan Cain

Messaggio da lisolachenonce »

Sto leggendo il libro in questi giorni, dopo aver letto la recensione di Lizzyblack.
Mi ha incuriosito perché mi riconosco in alcune caratteristiche descritte nel libro, e sto leggendo con interesse.
La prima riflessione che colgo, e che leggo anche in un inciso di Marcello Basie è che il contesto descritto si attaglia fin troppo strattamente agli USA.
Trovo tantissime conferme rispetto a giudizi che mi vengono in mente quando vengo in contatto su informazioni sugli USA.....

Aggiornerò la recensione a fine lettura.
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