C. Durastanti, Cleopatra va in prigione

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francesina
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C. Durastanti, Cleopatra va in prigione

Messaggio da francesina »

Meno poetico e dallo stile decisamente più incisivo dell’ultimo romanzo dell’autrice, Cleopatra va in prigione ha però in comune con La straniera la restituzione di una realtà dolorosa presentata con una naturalezza che spiazza il lettore.
Cleopatra è Caterina, una giovane ballerina dalla carriera conclusa dopo una frattura all’anca causata da un attacco di collera del fidanzato Aurelio; la prigione è quella romana di Rebibbia, dove lei si reca per andare a trovare proprio lui, in carcere per illeciti legati al locale di cui era co-gestore.
L’atmosfera generale è cupa e disincantata al tempo stesso: io mi sono mossa a disagio nella periferia romana che l’autrice riesce a rendere in maniera sorprendente avanzando per piccoli dettagli in grado di restituire di colpo ciò che Caterina vede e prova. Poche parole, pochi aggettivi sapientemente scelti ed accostati e davvero si ha l’impressione di trovarsi nella metropolitana romana all’alba con il popolo sonnacchioso dei lavoratori notturni o dell’alba, l’odore di cucina e sudore di certi androni dei condomini di periferia, l’aria intrisa di smog della Via Tiburtina, con le case che hanno per ingresso le serrande dei garage.
Doloroso e denso, mi ha colpito ma mi è piaciuto meno de La straniera.
Nous habiterons une maison sans murs, de sorte que partout où nous irons ce sera chez nous- J.Safran Foer, Extrêmement fort et incroyablement près

E finalmente lui pronunciò le due semplicissime parole che nemmeno una montagna di arte e ideali scadenti potrà mai screditare del tutto. I. McEwan, Espiazione

Sempre Francesina, anche su Anobii
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