Inizio con il dire che a mio parere non è il capolavoro al quale tutti sembrano gridare e spero di non passare per snob asserendo che è il classico libro che può piacere molto a chi legge poco.
Non vorrei essere troppo aspra perché il mio giudizio non è del tutto negativo, ma a lettura conclusa posso dire che l’atmosfera complessiva del libro non mi ha convinta.
Sicuramente è un romanzo ben costruito nei vari piani temporali che si intrecciano e nelle varie storie che procedono parallelamente per poi fondersi e motivarsi vicendevolmente; insolita è anche la scelta della protagonista e sapiente l’inserimento del filone “giallo” in un libro che sembrava afferire ad un genere ben diverso.
La protagonista è Violette, la guardiana di un cimitero in Borgogna: è una figura insolita con il suo carattere enigmatico e il suo portamento distinto, il suo giardino fiorito che esplode di vita in un luogo che è piuttosto dedicato alla morte. Avanzando nella storia il lettore scoprirà il passato di Violette e quello dei personaggi che progressivamente entrano nella sua vita.
Riconosco al romanzo il pregio di tenere alta l’attenzione malgrado le quasi 500 pagine ed anche se la vicenda delle due coppie su due piani temporali ha un che di già visto (penso a Possessione della Byatt, per esempio) si caratterizza per una trama abbastanza originale. Ciò che meno ho apprezzato è –temo- quello che molti lettori hanno invece particolarmente amato nel testo, quanto meno in base alle recensioni che ho letto: il personaggio di Sasha –caricaturale- e i dialoghi forzati tra Julien e Violette e tra Paul e Irène.
Una lettura distensiva, ma visto il tema forse non adatto a tutti i momenti.
