Marsilio, 2011
543 pagine
Nel 1990, nella Shangai dove iniziano a farsi sentire le riforme di apertura al libero mercato di Deng Xiaoping, una donna viene uccisa e le indagini, quasi per caso, finiscono alla squadra del giovane e rampante ispettore capo Chen Cao.
Ben presto emerge dalle indagini il coinvogimento di persone privilegiate, legate alla vecchia guardia del Partito (la "P" è d'obbligo nel libro, altrimenti 20 anni di galera non te li toglie nessuno

Chen è anche un poeta legato alla letteratura classica cinese, un neoconfuciano convinto, i personaggi che a mano a mano ci vengono presentanti e che, immagino, diventeranno la sua squadra nei prossimi episodi della serie (ci sono già più di 10 libri con l'ispettore Chen) sono piuttosto ben disegnati.
Qiu sa scrivere bene e nonostante le 543 pagine il romanzo fila e si legge molto velocemente. Le poesie T'ang che appaiono piuttosto spesso, soprattutto nella parte centrale del libro, sono davvero belle e (per i non particolamente interessati) molto brevi. Servono a farci capire che tipo di educazione/formazione ha ricevuto Chen, e anche questo è un punto molto interessante dell'ambientazione. Tutta la generazione di figli di intellettuali durante la rivoluzione culturale è stata mandata a rieducarsi nelle province contadine più remote, mentre i loro genitori perlopiù finivano in prigione.
Le conseguenze di questa decisione di Mao possiamo constatarle, ma in modo interessante Chen, pur giovane e apparentemente in rapida ascesa nei quadri del Partito, è espressione di un mondo e un modo di pensare ormai obsoleto e perso per sempre. Sono curiosa di leggere il seguito della serie, non tanto per le vicende gialle quanto per questa descrizione della realtà cine e delle sue evoluzioni.
P.S. Ci sono 2 pagine di segnalazioni per questo libro qui sul forum (Qiu è quasi una tappa obbligata per la sfida A-Z), ma mancava la recensione.
Spero che gli altri lettori vorranno aggiungere il loro parere a questa mia modestissima recensione.



