Film all'America il giovedì: Effetto Notte
Moderatore: Gjko
- Gjko
- moderatrice
- Messaggi: 931
- Iscritto il: sab dic 07, 2002 7:26 pm
- Località: Redmond, WA
- Contatta:
Film all'America il giovedì: Effetto Notte
Mi sembra una cosa molto interessante: tutti i GIOVEDI a partire dal 25 settembre, fino al 27 novembre ci sono dei film molto belli.
Gli orari degli spettacoli sono: 13:00, 15:30, 18:00, 21:30
Il biglietto costa 5 euro ed è compreso il buffet: alle ore 13 è un brunch prima del film, alle 15:30, 18, 21:30 è un rinfresco dopo il film.
Il 25 settembre c'è "Giorno di festa" di Tatì.
(copio dal sito: )
Francia - 1949 - 90'
R.: Jacques Tati
Sc.: Jacques Tati, Henri Marquet
Fotografia.: Jacques Marcanton, Marcel Franchi
Musica.: Sean Yatove
Int.: Jacques Tati, Guy Decomble, Paul Frankeur, Santa Relli
Annunciata dall’arrivo dei carrozzoni delle giostre, la festa di Follainville coinvolge nei suoi preparativi tutti gli abitanti e sopratutto il postino Francois (Tatì), che rimane scioccato da un documentario sull’efficienza e la velocità del servizio postale americano. Così, il giorno dopo, cercherà di intensificare la produttività del suo giro in bicicletta con risultati tragicomici.
Maestro della farsa e abilissimo giocoliere del linguaggio cinematografico, salutato come erede del grande Max Linder, Tatì (1908-1982) rappresenta una delle figure più originali e indipendenti del cinema francese del dopoguerra. Il suo primo lungometraggio dimostra già la straordinaria fusione di comico e poesia (oltre a una precisa osservazione sociologica) che si rivelerà essere la sua personalissima immagine di marca.
Senza dar troppo peso alla comunicazione verbale, il personaggio del postino, una sorta di maschera lunare, imprevedibile e irresistibile come le disavventure che costellano il suo giro postale à l’américaine, è “un curioso campione della mentalità campagnola francese, una specie di incosciente buonomo al quale tutto sembra riuscire miracolosamente e che in fondo è solo debitore della propria stravaganza innocenza”. Il film fu girato con due macchine da presa, una con pellicola a colori, e l’altra, come riserva, in bianco e nero. Per problemi industriali, il procedimento Thompsoncolor non potè essere sviluppato e il film fu distribuito solo in bianco e nero. Nel 1994 la figlia di Tatì è riuscita a far stampare l’originale negativo a colori che Effetto Notte vi propone nella sua integrità cromatica (75’) preceduto da 4’ che illustrano la storia del restauro. Jacques Tati non è stato “soltanto” un protagonista di storie esilaranti e spesso surreali, ma anche un cineasta tecnico e sperimentatore, capace di impiegare procedimenti per la ripresa a colori e formati di pellicola inusuali e all'avanguardia. Film importante, una delizia per gli spettatori di tutte le età.
Gli orari degli spettacoli sono: 13:00, 15:30, 18:00, 21:30
Il biglietto costa 5 euro ed è compreso il buffet: alle ore 13 è un brunch prima del film, alle 15:30, 18, 21:30 è un rinfresco dopo il film.
Il 25 settembre c'è "Giorno di festa" di Tatì.
(copio dal sito: )
Francia - 1949 - 90'
R.: Jacques Tati
Sc.: Jacques Tati, Henri Marquet
Fotografia.: Jacques Marcanton, Marcel Franchi
Musica.: Sean Yatove
Int.: Jacques Tati, Guy Decomble, Paul Frankeur, Santa Relli
Annunciata dall’arrivo dei carrozzoni delle giostre, la festa di Follainville coinvolge nei suoi preparativi tutti gli abitanti e sopratutto il postino Francois (Tatì), che rimane scioccato da un documentario sull’efficienza e la velocità del servizio postale americano. Così, il giorno dopo, cercherà di intensificare la produttività del suo giro in bicicletta con risultati tragicomici.
Maestro della farsa e abilissimo giocoliere del linguaggio cinematografico, salutato come erede del grande Max Linder, Tatì (1908-1982) rappresenta una delle figure più originali e indipendenti del cinema francese del dopoguerra. Il suo primo lungometraggio dimostra già la straordinaria fusione di comico e poesia (oltre a una precisa osservazione sociologica) che si rivelerà essere la sua personalissima immagine di marca.
Senza dar troppo peso alla comunicazione verbale, il personaggio del postino, una sorta di maschera lunare, imprevedibile e irresistibile come le disavventure che costellano il suo giro postale à l’américaine, è “un curioso campione della mentalità campagnola francese, una specie di incosciente buonomo al quale tutto sembra riuscire miracolosamente e che in fondo è solo debitore della propria stravaganza innocenza”. Il film fu girato con due macchine da presa, una con pellicola a colori, e l’altra, come riserva, in bianco e nero. Per problemi industriali, il procedimento Thompsoncolor non potè essere sviluppato e il film fu distribuito solo in bianco e nero. Nel 1994 la figlia di Tatì è riuscita a far stampare l’originale negativo a colori che Effetto Notte vi propone nella sua integrità cromatica (75’) preceduto da 4’ che illustrano la storia del restauro. Jacques Tati non è stato “soltanto” un protagonista di storie esilaranti e spesso surreali, ma anche un cineasta tecnico e sperimentatore, capace di impiegare procedimenti per la ripresa a colori e formati di pellicola inusuali e all'avanguardia. Film importante, una delizia per gli spettatori di tutte le età.
- Gjko
- moderatrice
- Messaggi: 931
- Iscritto il: sab dic 07, 2002 7:26 pm
- Località: Redmond, WA
- Contatta:
questo mi è stato pure consigliato...
BRIAN DI NAZARETH (Life of Brian, GB, 1979, col., 93 min.)
Regia: Terry Jones
Soggetto, sceneggiatura e interpretazione: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin
Il primo film originale del gruppo inglese è Monty Python e il Sacro Graal (1975), ma il vero salto cinematografico è di quattro anni più tardi con Brian di Nazareth.
I M.P. non esitano questa volta a dissacrare ironicamente il Nuovo Testamento raccontando le assurde vicende della vita di Brian, nato nella grotta accanto a Gesù e destinato suo malgrado a essere scambiato per il Messia.
Il film, che suscitò prevedibili scandali e che in Italia fu distribuito solo nel 1991 (misteri...), è un susseguirsi di episodi esilaranti in cui i M.P. danno libero sfogo alle loro impareggiabili intuizioni comiche con un gusto che stempera il tono eretico della pellicola e sublima, invece, quella sana leggerezza che era il prodotto tipico del loro ricorso all’assurdo.
Nonostante sia stato saccheggiato dai molti prodotti di quel genere surreal-demenziale che avrebbe spopolato negli anni successivi, Brian di Nazareth non risente del tempo trascorso ed è anzi ormai considerato un classico. Si ride sino alle lacrime dall’inizio - con i Re Magi che sbagliano grotta e si trovano dinnanzi, invece della giovane e pura Maria, un raccapricciante Terry Jones travestito - alla fine, con Brian crocifisso e sconsolato che si lascia coinvolgere dall’allegro motivetto Always look on the bright side of life.
Il film è chiuso dalle voci fuori campo degli autori, che si interrogano sulla possibilità di girare un sequel utilizzando l’escamotage di far resuscitare il protagonista. Idea subito scartata perché considerata poco credibile ...
Brian di Nazareth è un feroce e irriverente attacco a istituzioni e autorità, ma anche all’inconcludenza di certi rivoluzionari, alla stupidità umana, ai luoghi comuni, compresi quelli cinematografici.
“La cosa più significativa del nostro lavoro è che sia riuscito a far arrabbiare gente di tutte le religioni, cattolici, ebrei, protestanti, ortodossi, buddisti. E’ stato magnifico”.


BRIAN DI NAZARETH (Life of Brian, GB, 1979, col., 93 min.)
Regia: Terry Jones
Soggetto, sceneggiatura e interpretazione: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin
Il primo film originale del gruppo inglese è Monty Python e il Sacro Graal (1975), ma il vero salto cinematografico è di quattro anni più tardi con Brian di Nazareth.
I M.P. non esitano questa volta a dissacrare ironicamente il Nuovo Testamento raccontando le assurde vicende della vita di Brian, nato nella grotta accanto a Gesù e destinato suo malgrado a essere scambiato per il Messia.
Il film, che suscitò prevedibili scandali e che in Italia fu distribuito solo nel 1991 (misteri...), è un susseguirsi di episodi esilaranti in cui i M.P. danno libero sfogo alle loro impareggiabili intuizioni comiche con un gusto che stempera il tono eretico della pellicola e sublima, invece, quella sana leggerezza che era il prodotto tipico del loro ricorso all’assurdo.
Nonostante sia stato saccheggiato dai molti prodotti di quel genere surreal-demenziale che avrebbe spopolato negli anni successivi, Brian di Nazareth non risente del tempo trascorso ed è anzi ormai considerato un classico. Si ride sino alle lacrime dall’inizio - con i Re Magi che sbagliano grotta e si trovano dinnanzi, invece della giovane e pura Maria, un raccapricciante Terry Jones travestito - alla fine, con Brian crocifisso e sconsolato che si lascia coinvolgere dall’allegro motivetto Always look on the bright side of life.
Il film è chiuso dalle voci fuori campo degli autori, che si interrogano sulla possibilità di girare un sequel utilizzando l’escamotage di far resuscitare il protagonista. Idea subito scartata perché considerata poco credibile ...
Brian di Nazareth è un feroce e irriverente attacco a istituzioni e autorità, ma anche all’inconcludenza di certi rivoluzionari, alla stupidità umana, ai luoghi comuni, compresi quelli cinematografici.
“La cosa più significativa del nostro lavoro è che sia riuscito a far arrabbiare gente di tutte le religioni, cattolici, ebrei, protestanti, ortodossi, buddisti. E’ stato magnifico”.
- vesna
- Olandese Volante
- Messaggi: 3450
- Iscritto il: mer dic 04, 2002 11:59 pm
- Località: torino
- Contatta:
è stupendo
io c'è lho in inglese
se vuoi te lo passo
baciiiiiiiii
vesna affascinata dai monty

io c'è lho in inglese
se vuoi te lo passo
baciiiiiiiii
vesna affascinata dai monty

Pensieri sparsi
"Da un certo punto in avanti non c'e più modo di tornare indietro. È quello il punto al quale si deve arrivare."
Franz Kafka
- shandy
- Olandese Volante
- Messaggi: 4235
- Iscritto il: lun nov 04, 2002 2:17 pm
- Località: Busana capoluogo della provincia di Mirtillo Calabro nei giorni pari (JK) - Regno delle due Maniglie
- Contatta:


boh, magari quando torno ti dico se mi interessa ancora...grazie!!!!

piuttosto...hai mai visto "e ora qualcosa di completamente diverso"? secondo me quel film è davvero geniale!

Ultima modifica di shandy il gio set 25, 2003 11:52 pm, modificato 1 volta in totale.
42
Watch Out, There's a Toblerona About.
A revolution is the solution.
Watch Out, There's a Toblerona About.
A revolution is the solution.
- vesna
- Olandese Volante
- Messaggi: 3450
- Iscritto il: mer dic 04, 2002 11:59 pm
- Località: torino
- Contatta:
prego 

Pensieri sparsi
"Da un certo punto in avanti non c'e più modo di tornare indietro. È quello il punto al quale si deve arrivare."
Franz Kafka
- pellegrina
- Bucaniere
- Messaggi: 321
- Iscritto il: mar apr 08, 2003 11:23 pm
- Località: genova
- Gjko
- moderatrice
- Messaggi: 931
- Iscritto il: sab dic 07, 2002 7:26 pm
- Località: Redmond, WA
- Contatta:
Uhm... no so
Giovedi' 9 ottobre
------------------------------
Titolo originale: Mon Oncle Anno: Francia, 1958
Regia: Jacques Tati
Interpreti: Jacques Tati, Jean Pierre Zola, Adrienne Servantie, Betty Schneider
Soggetto e Sceneggiatura: Jacques Tati, Jacques Lagrange, Jean L’Hote
Durata: 2h
Gli Arpel vivono in una villa ultramoderna, con tutti i conforti elettromagnetici. Il loro figlio Gérard, di 9 anni, preferisce ai genitori M.Hulot, lo zio materno, scapolo spensierato che abita in un quartiere popolare. Sorella e cognato tentano così di inglobare nel loro mondo lo stralunato parente, con risultati catastrofici. Se babbo e mamma sono rispettivamente ordine e pulizia (celebre è la casa dei coniugi Arpel, sorta di nave spaziale ante-litteram, così asettica e gelida), Hulot è il loro esatto contrario, il che lo consegna, un po’ come tutti i grandi comici, calzato e vestito al mondo dell’infanzia.
Come al solito, ciò che conta nei film di Tati, non è tanto la trama, che si racconta in due righe, ma la mise en scene. Negli sterminati campi di ingresso che ogni suo film offre, film consumistici per come bruciano e consumano gag, rumori, e tormentoni, due saltano agli occhi subito.
Il primo è la continuazione del predominio del suono sulla parola, giacché ogni personaggio, ogni oggetto, ha il suo di rumore, come il borbottio con risucchio della fontana-pesce, la cui accensione svela l’ordine di importanza degli ospiti (limpidissimo esempio di un mondo diviso in classi); il secondo è il campo di ripresa, sempre al massimo della sua dilatazione, sempre un totale piuttosto che un dettaglio, sempre una figura intera piuttosto che un primo piano, esempio di un cinema che pare voler congelare il tempo in un interminabile piano-sequenza (impossibile catturare un primo piano del volto di Tati).
Anticipatore degli ecologisti, con questa satira surreale sul rapporto tra vecchio e nuovo e sull’affanno borghese di apparire moderni, Tatì si confronta con la civiltà delle macchine e costruisce un film che è una gag continuata, sorridente e discreta.
Per Tatì soltanto il poeta e il bambino, grazie alla loro spontaneità, possono salvare la nostra società dalla disumanizzazione che nasce dalla standardizzazione.
Ovazione mondiale: Premio Speciale della Giuria a Cannes, Oscar miglior film straniero.
Giovedi' 9 ottobre
------------------------------
Titolo originale: Mon Oncle Anno: Francia, 1958
Regia: Jacques Tati
Interpreti: Jacques Tati, Jean Pierre Zola, Adrienne Servantie, Betty Schneider
Soggetto e Sceneggiatura: Jacques Tati, Jacques Lagrange, Jean L’Hote
Durata: 2h
Gli Arpel vivono in una villa ultramoderna, con tutti i conforti elettromagnetici. Il loro figlio Gérard, di 9 anni, preferisce ai genitori M.Hulot, lo zio materno, scapolo spensierato che abita in un quartiere popolare. Sorella e cognato tentano così di inglobare nel loro mondo lo stralunato parente, con risultati catastrofici. Se babbo e mamma sono rispettivamente ordine e pulizia (celebre è la casa dei coniugi Arpel, sorta di nave spaziale ante-litteram, così asettica e gelida), Hulot è il loro esatto contrario, il che lo consegna, un po’ come tutti i grandi comici, calzato e vestito al mondo dell’infanzia.
Come al solito, ciò che conta nei film di Tati, non è tanto la trama, che si racconta in due righe, ma la mise en scene. Negli sterminati campi di ingresso che ogni suo film offre, film consumistici per come bruciano e consumano gag, rumori, e tormentoni, due saltano agli occhi subito.
Il primo è la continuazione del predominio del suono sulla parola, giacché ogni personaggio, ogni oggetto, ha il suo di rumore, come il borbottio con risucchio della fontana-pesce, la cui accensione svela l’ordine di importanza degli ospiti (limpidissimo esempio di un mondo diviso in classi); il secondo è il campo di ripresa, sempre al massimo della sua dilatazione, sempre un totale piuttosto che un dettaglio, sempre una figura intera piuttosto che un primo piano, esempio di un cinema che pare voler congelare il tempo in un interminabile piano-sequenza (impossibile catturare un primo piano del volto di Tati).
Anticipatore degli ecologisti, con questa satira surreale sul rapporto tra vecchio e nuovo e sull’affanno borghese di apparire moderni, Tatì si confronta con la civiltà delle macchine e costruisce un film che è una gag continuata, sorridente e discreta.
Per Tatì soltanto il poeta e il bambino, grazie alla loro spontaneità, possono salvare la nostra società dalla disumanizzazione che nasce dalla standardizzazione.
Ovazione mondiale: Premio Speciale della Giuria a Cannes, Oscar miglior film straniero.
- Gjko
- moderatrice
- Messaggi: 931
- Iscritto il: sab dic 07, 2002 7:26 pm
- Località: Redmond, WA
- Contatta:
E ORA QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO
(And Now For Something Complety Different)
GB, 1972, col., 88 min.
Regia: Ian McNaughton
Soggetto, sceneggiatura e interpretazione: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin
Gruppo comico inglese composto da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam (l’unico americano della compagnia, che si sarebbe poi affermato come regista di culto con Brazil, La leggenda del Re Pescatore, L’esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas), Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin, i Monty Python nascono come prodotto televisivo di grande successo alla fine degli anni ’60 con il leggendario programma Flying Circus trasmesso dalla BBC sino al 1974. Restano ancora oggi un caso isolato e probabilmente irripetibile nella storia del cinema.
Nel 1972 Ian MacNaughton curò questa prima uscita cinematografica del gruppo, che si presenta come un film altamente bizzarro, una ricca antologia della serie televisiva scandita da trovate geniali a ripetizione, con i loro migliori sketch alternati alle animazioni acide e surreali di Terry Gilliam.
Tra gli episodi migliori: la gara per il borghese più idiota (vince chi si spara per primo); l’esploratore che vede doppio; la casalinga che seduce i lattai; l’uomo che reclama per il pappagallo morto.
L’umorismo del gruppo inglese unisce il gusto tipicamente britannico per il nonsense a una vena irriverente e grottesca, servendosi con molta consapevolezza del linguaggio cinematografico. In una frenetica rappresentazione della loro inesauribile vena creativa, i M.P. si dimostrano già ai loro primi esordi autori acuti e originali, ma soprattutto interpreti di straordinaria bravura.
Il sempre serafico John Cleese guida la compagnia da un episodio esilarante all’altro, straripanti tutti di quella inconfondibile comicità demenziale che sarebbe stata resa immortale nel 1983 con il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
E ora qualcosa di completamente diverso consacrò i M.P. quali inarrivabili maestri del genere e li fece conoscere al mondo, ma non in Italia dove il film sarebbe uscito nel 1993 (misteri...)
(And Now For Something Complety Different)
GB, 1972, col., 88 min.
Regia: Ian McNaughton
Soggetto, sceneggiatura e interpretazione: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin
Gruppo comico inglese composto da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam (l’unico americano della compagnia, che si sarebbe poi affermato come regista di culto con Brazil, La leggenda del Re Pescatore, L’esercito delle 12 scimmie, Paura e delirio a Las Vegas), Terry Jones, Eric Idle, Michael Palin, i Monty Python nascono come prodotto televisivo di grande successo alla fine degli anni ’60 con il leggendario programma Flying Circus trasmesso dalla BBC sino al 1974. Restano ancora oggi un caso isolato e probabilmente irripetibile nella storia del cinema.
Nel 1972 Ian MacNaughton curò questa prima uscita cinematografica del gruppo, che si presenta come un film altamente bizzarro, una ricca antologia della serie televisiva scandita da trovate geniali a ripetizione, con i loro migliori sketch alternati alle animazioni acide e surreali di Terry Gilliam.
Tra gli episodi migliori: la gara per il borghese più idiota (vince chi si spara per primo); l’esploratore che vede doppio; la casalinga che seduce i lattai; l’uomo che reclama per il pappagallo morto.
L’umorismo del gruppo inglese unisce il gusto tipicamente britannico per il nonsense a una vena irriverente e grottesca, servendosi con molta consapevolezza del linguaggio cinematografico. In una frenetica rappresentazione della loro inesauribile vena creativa, i M.P. si dimostrano già ai loro primi esordi autori acuti e originali, ma soprattutto interpreti di straordinaria bravura.
Il sempre serafico John Cleese guida la compagnia da un episodio esilarante all’altro, straripanti tutti di quella inconfondibile comicità demenziale che sarebbe stata resa immortale nel 1983 con il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes.
E ora qualcosa di completamente diverso consacrò i M.P. quali inarrivabili maestri del genere e li fece conoscere al mondo, ma non in Italia dove il film sarebbe uscito nel 1993 (misteri...)
- campalla
- Olandese Volante
- Messaggi: 2676
- Iscritto il: mar set 09, 2003 6:11 pm
- Località: Genova
- Contatta:



Veramente fantastico... e se volete prendervi un altro assaggio della grande comicità dei MP guardatevi Il senso della Vita...
"La mia fede è qualsiasi cosa mi faccia sentire bene riguardo all'essere vivo" (Tom Robbins, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi)
"Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà"
I miei libri vagabondi
I mei libri domestici
Di libri non ce n'è mai abbastanza
"Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà"
I miei libri vagabondi
I mei libri domestici
Di libri non ce n'è mai abbastanza
- Gjko
- moderatrice
- Messaggi: 931
- Iscritto il: sab dic 07, 2002 7:26 pm
- Località: Redmond, WA
- Contatta:
Terra e libertà
Titolo Originale - Land And Freedom Anno - 1995
Durata - 104
Origine - Gb
Regia - Ken Loach
Attori:
Ian Hart (David Carr)
Rosana Pastor (Blanca)
Iciar Bollain (Maite)
Tom Gilroy (Lawrence)
Sceneggiatura - Jim Allen
Fotografia - Barry Ackroyd
Musiche - George Fenton
1994: frugando tra le carte dopo la sua morte, la nipote riscopre l’antica militanza del nonno David in Spagna durante la guerra civile, nelle brigate internazionali. Dalle parole di quelle lettere dimenticate prendono vita le immagini del 1936: la resistenza al fascismo franchista, la mobilitazione internazionale, la passione politico-civile che si fonde con la giovinezza e l’amore per Blanca, gli scontri interni alla sinistra (tra gli anarchici e i comunisti filosovietici), i tradimenti, la fine delle illusioni.
Ideali di 60 anni prima, sconfitti ma non domati che il regista inglese racconta perfettamente grazie ad attori sconosciuti, diretti dal regista come fossero una banda di partigiani in una messinscena realistica, funzionale all’impossibilità per un certo cinema indipendente di avere a disposizione grandi masse e grandi mezzi, ma sopratutto attenta a non cadere nella retorica.
Loach racconta la Storia seguendo un dichiarato soggettivismo, che rende bene tanto le ragioni di una scelta politica ed esistenziale quanto quelle di un fallimento, le cui conseguenze hanno pesato a lungo sul destino degli uomini. Una strategia emotiva, che mescola cuore e ragione, portando lo spettatore a qualcosa, oggi, impensabile: commuoversi al suono dell’Internazionale. Secondo la Tornabuoni: “ll film, che stilisticamente evoca il vasto respiro di John Ford e il realismo del documentario, è bello ed emozionante, denso e serio, ottimamente scritto e interpretato”.
Per Kezich: “E’ il film più serio e impegnativo fatto finora su uno dei capitoli cruciali della storia moderna ed è attraversato dalle contraddizioni di oggi: orgoglio e dolore, dignità e rabbia, sconfitta e utopia....ben venga un film che a qualche conservatore riesce a insinuare un brivido di paura”.
Coinvolge, commuove e turba lo spettatore di sinistra, fa pensare tutti gli altri. Per questo motivo è indicato proprio per tutti. Davanti al vecchio combattente che non ha mai abbassato la guardia, ed è morto in Inghilterra, la giovane nipote alza il suo pugno: l'eredità non è persa. Anche se resta utopia e sogno
Titolo Originale - Land And Freedom Anno - 1995
Durata - 104
Origine - Gb
Regia - Ken Loach
Attori:
Ian Hart (David Carr)
Rosana Pastor (Blanca)
Iciar Bollain (Maite)
Tom Gilroy (Lawrence)
Sceneggiatura - Jim Allen
Fotografia - Barry Ackroyd
Musiche - George Fenton
1994: frugando tra le carte dopo la sua morte, la nipote riscopre l’antica militanza del nonno David in Spagna durante la guerra civile, nelle brigate internazionali. Dalle parole di quelle lettere dimenticate prendono vita le immagini del 1936: la resistenza al fascismo franchista, la mobilitazione internazionale, la passione politico-civile che si fonde con la giovinezza e l’amore per Blanca, gli scontri interni alla sinistra (tra gli anarchici e i comunisti filosovietici), i tradimenti, la fine delle illusioni.
Ideali di 60 anni prima, sconfitti ma non domati che il regista inglese racconta perfettamente grazie ad attori sconosciuti, diretti dal regista come fossero una banda di partigiani in una messinscena realistica, funzionale all’impossibilità per un certo cinema indipendente di avere a disposizione grandi masse e grandi mezzi, ma sopratutto attenta a non cadere nella retorica.
Loach racconta la Storia seguendo un dichiarato soggettivismo, che rende bene tanto le ragioni di una scelta politica ed esistenziale quanto quelle di un fallimento, le cui conseguenze hanno pesato a lungo sul destino degli uomini. Una strategia emotiva, che mescola cuore e ragione, portando lo spettatore a qualcosa, oggi, impensabile: commuoversi al suono dell’Internazionale. Secondo la Tornabuoni: “ll film, che stilisticamente evoca il vasto respiro di John Ford e il realismo del documentario, è bello ed emozionante, denso e serio, ottimamente scritto e interpretato”.
Per Kezich: “E’ il film più serio e impegnativo fatto finora su uno dei capitoli cruciali della storia moderna ed è attraversato dalle contraddizioni di oggi: orgoglio e dolore, dignità e rabbia, sconfitta e utopia....ben venga un film che a qualche conservatore riesce a insinuare un brivido di paura”.
Coinvolge, commuove e turba lo spettatore di sinistra, fa pensare tutti gli altri. Per questo motivo è indicato proprio per tutti. Davanti al vecchio combattente che non ha mai abbassato la guardia, ed è morto in Inghilterra, la giovane nipote alza il suo pugno: l'eredità non è persa. Anche se resta utopia e sogno