Specialmente d'inverno preferisco il racconto al romanzo: le sue (o le mie) caratteristiche di essenzialità ed immediatezza al servizio dell'immaginazione e le mie (o le sue) emozioni apparentemente costipate ma pronte ad esplodere sono in assoluta sintonia con i tempi morti strappati all'inutile stress quotidiano.
Quasi cinquant'anni (1938-1983: solo ora noto la strana simmetria 38-83!) separano il whiskey di Hemingway dallo spinello di Carver. E di certo in cinquant'anni non sembra essere cambiata la coscienza del "nulla" intorno e dentro l'uomo, quel "nulla" così ben conosciuto da entrambi gli Autori e dagli stessi serenamente accettato nella loro disperata, convulsa e tragica esistenza; un "nulla" che sembra essere anche l'unica vera certezza metafisica della loro (nostra?) esistenza e, quindi, anche l'unica divinità cui elevare una grottesca ed inutile preghiera di "nada" (di cui certo Bertolucci si ricorda bene nel suo Ultimo tango...).
E' però anche vero che forse dovevano passare quasi cinquant'anni di Narrativa americana per far sì che un anonimo cameriere fosse finalmente in grado di ritrovare quella stessa "luce" (che "era la sola cosa necessaria") ed "un po' di pulizia ed ordine" anche al di fuori del bar, una volta tornato a casa. Una lettura congiunta dei due racconti può forse farci scoprire che, col passare del tempo, si può ritrovare nel disegno di (e con) un cieco la risposta alla muta disperazione di un vecchio sordo; ed anche capire che, forse, il lungo tragitto dalla "mingusiana" Cuernavaca (?) di Hemingway e dal suo notturno bar (degno del miglior Hopper) fino alla squallida "Periferia" carveriana (oggi splendidamente cantata dagli Yo La Tengo) non è stato poi così lungo ed inutile.
Un po' di speranza, quindi (quanto meno prima dell'11 settembre)? Oppure, "dopo tutto..è probabilmente soltanto insonnia. Devono averla molti"?
Saluti da Tulse Luper
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Conosco perfettamente il mio egotismo
So dei miei onnivori versetti e so che non devo scriverne uno di meno,
E vorrei convincervi, chiunque voi siate, a esaltarvi con me
- Walt Whitman
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E vorrei convincervi, chiunque voi siate, a esaltarvi con me
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