l’ho riletto (come già altre volte), l’ho rimasticato e deglutito, assimilato.
undici racconti apparentemente semplici(stici) sull’infanzia come momento della formazione ma soprattutto sugli oggetti dell'infanzia; un’infanzia che ci sopravvive nelle piccole cose, apparentemente superflue perché, appunto, infantili. ma non è così.
le esperienze infantili, proprio perché nucleo della formazione, sono spesso le più violente e trascinanti, telluriche; e tra queste la lettura.
“otto scrittori” (uno dei racconti) mi lascia attonito ogni volta. identificazione e stupore, panico nel riconoscermi.
la tenzone mortale scatenata dall’“io lettore” tra otto giganti della letteratura (verne, poe, conrad, defoe, stevenson, salgari, london e melville) che sono superficialmente agli occhi dello stupito giovane lettore/sognatore uno scrittore solo, ma che si rivelano unici e particolari, singolari ma comunque dipendenti e complici; complici nell’orrendo delitto di infiammare la fantasia e sondare nel profondo l’animo umano e la natura.
p.s. ovviamente non vi svelo chi è il vincitore……vi posso dare solo un aiutino……
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“Io Secundra Dass servo fedele del Sahib Ballantrae anche nel regno dei morti vengo in grande lutto a dirvi che è tutto finito e che adesso potete tornare. E a chiunque vi chieda notizie di questo famoso cimento direte che mio padre, il Sahib Tusitala, è il più grande raccontatore di razza umana, perché quell’altro è un demonio travestito da uomo, questo noi tutti e uomini e pesci ed uccelli abbiamo capito, che un libro come quello nessun uomo può averlo scritto perché quel libro è l’Apocalisse e la sua parola è antica come il boato della Profezia e il suo respiro è il rantolo degli Angeli caduti, e di fronte alla sua immanità tutto è come scherzo di fanciulla e di fronte alla sua smisuratezza tutto è come madrigale. Questo sul vostro onore direte”.
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