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di Marco Mostallino
09 May 2004
Da partigiano a collaborazionista: è la carriera, agli occhi della resistenza cecena, di Akhmad Kadyrov, il presidente filorusso della repubblica ex sovietica ucciso oggi in un attentato insieme a un'altra trentina di persone. Il cambio di casacca di Kadyrov è raccontato nell'ultima intervista rilasciata dal presidente alla Pravda nel luglio del 2003, che pubblichiamo in esclusiva.
"Sono cresciuto in una famiglia molto religiosa - racconta l'ex guerrigliero - e potevo facilmente leggere il Corano (che i musulmani leggono solo in arabo, ndr) già all'età di cinque anni. Come pensate che potessi restare calmo quando certa gente, come Shamil Basayev, Arlan Maskhadov o Movlady Udugov, cercava di insegnare a me cosa è l'Islam?".
Una dichiarazione di fede profonda, quasi integralista, dunque, come presupposto per giustificare una scelta in base alla quale il traditore, di fronte ai ceceni, non sarebbe Kadyrov ma i suoi ex amici rimasti dalla parte degli insorti. "Certo - prosegue il presidente filorusso - stavo da quella parte e sono fiero di essere stato capace di seguire la via giusta. Esistono - spiega alla Pravda - precise ragioni in base alle quali io dichiarai la Jihad contro la Russia nel 1995 e poi cambia la mia posizione. Quello era il tempo in cui la popolazione era fissata con l'idea della liberazione. La gente pensava che persone come Dudayev o Yandarbiyev volessero la libertà e uno Stato islamico per la Cecenia".
Poi però, secondo Kadyrov, la situazione mutò. "Esiste - spiega il presidente alla Pravda - una regola della Sharia: se il nemico cerca di eliminarti, tu devi opporre una forte resistenza. Ma da noi il nemico non venne di propria iniziativa: fummo noi a portarlo in casa nostra. Noi andammo in Dagestan, compimmo un massacro e poi tornammo indietro".
"Questo significa che la Russia è il nemico che venne ai nostri confini e chiese la consegna dei banditi, ovvero di Basayev, Khattab e tutti coloro che erano stati in Dagestan. Ma invece di consegnare i banditi, Aslan Maskhadov li nominò comandanti. Fu lui ad accettare la guerra - è la conclusione politica di Kadyrov - ed è stato allora che io mi sono sollevato contro di loro".
Marco Mostallino
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