Premessa: non sono brava a fare recensioni, diciamo che vi racconto solo come ho letto io questo libro. Insomma, prime impressioni a caldo.
La notte dell'ultimo dell'anno si incontrano sul terrazzo di un palazzo londinese quattro sconosciuti. Martin è uno showman che, in seguito a uno scandalo sessuale che lo ha visto protagonista insieme a una quindicenne, ha perso reputazione, carriera, moglie, figlie e amici. Maureen è una donna sola, di mezz'età, ingenua, che trascorre la sua vita accudendo il figlio gravemente disabile: le sue uniche uscite mondane coincidono con le messe domenicali. Jess, ventenne sfacciatamente sboccata, è tanto arzigogolata nei suoi ragionamenti quanto capace di mettere chiunque, in un batter d'occhio e in un modo assolutamente chiaro e diretto, di fronte ai nodi irrisolti e alle incoerenze della vita che vive. JJ, americano, mollato dalla band di cui faceva parte e dalla sua ragazza, ridotto a consegnare pizze a domicilio in un paese che non è il suo, ha realizzato da poco che non diventerà mai il musicista famoso che sognava di essere. L'unica cosa che accomuna i quattro è l'idea di lanciarsi proprio quella notte giù dal tetto e farla finita. Dall'incontro, però, scatta qualcosa e i quattro decidono di ascoltarsi e di darsi un'ultima possibilità prima di fare il grande salto. Da qui di scatena tutta una serie di incontri e eventi in cui Martin, Jess, Maureen e JJ si trovano a divenire, contro ogni affinità, una comunità e provano ad essere d'aiuto agli altri. Il punto è che le situazioni sono un po' più complicate di come sembrerebbero e i motivi che spingono qualcuno a tentare il suicidio non si risolvono grazie a un pizzico di buona volontà (tranne nei libri che si legge Maureen!) o a un colpo di fortuna. E quindi? Ovviamente non ci penso neanche a dirvi come finisce....
Il libro è raccontato dalle quattro voci che si alternano e scorre veloce veloce, nonostante le quasi 300 pagine. Anche se il tema lascerebbe supporre altro, è un romanzo che sa far sorridere. E anche un po' commuovere, magari. Perchè - è inutile negarlo - ci speri davvero anche tu fino all'ultimo che le cose cambino, che il colpo di bacchetta magica arrivi (e che cavolo, siamo in un libro o no?), anche se sai che sarebbe un po' posticcio. E per fortuna, con tutti i difetti che si possono riconoscere al povero Hornby, bisogna ammettere lui non è proprio di quelli che alla fine ti risolve tutto con "il cerchio della vita" o i quattro che vedono un fiorellino illuminato da un raggio di sole e capiscono che: sì, la vita dopotutto è proprio bella. Epperò...ma come faccio a parlarne senza dirvi proprio tutto?
Vi lascio una chicca, che continua a farmi sorridere. Dalla voce ingenua di Maureen (che , come dice JJ, "non leggeva delle cose che ne potevamo parlare, capite quello che voglio dire, a meno di metterci a discutere se l'infermiera avrebbe sposato il ricco cattivo o il povero buono"):
"Un paio di mesi fa ho letto un libro della biblioteca su una ragazza che scopre di essere innamorata di suo fratello che aveva perso di vista per tanto tempo. Ma poi naturalmente scopriamo che in realtà non era il suo fratello perduto, le aveva detto questa cosa solo perchè lei gli piaceva. Scopriamo anche che lui non è povero. E' ricchissimo. E come se non bastasse, si scopre anche che il midollo osseo del cane di lui è compatibile con il midollo osseo del cane di lei, che aveva la leucemia, perciò il cane del ragazzo salva il cane della ragazza.
A essere sincera non era così bello come vi può sembrare da come ve l'ho raccontato. Era un po' sdolcinato. "