Una Carmilla che crede nelle macchine del tempo ha scritto:Guardiano referenzialista! ha scritto:
hai voglia a leggere un testo in cui si descrive il protagonista vestito da figlio della lupa canta Giovinezza in piedi in classe, e credere di capire cosa si provasse senza essere stato in quella classe!
e allora dove sta il lavoro dello scrittore? A portarti in quella classe, no? Oppure non leggiamo più Tolstoi tanto non ci sono più generali dell'esercito zarista?
Già, già...né, se le cose stessero così, leggeremmo più Dumas perchè non ci sono più i moschettieri, o Cervantes perchè non ci sono più i cavalieri erranti, o Omero perchè ormai le guerre si fanno con le bombe e non con le spade etc... etc... etc... Ma io intendevo dire un'altra cosa,
non che ognuno possa capire solo libri scritti dal giorno della sua nascita in poi: che il bravo scrittore debba riuscire a ricreare quell'atmosfera, trasferire se stesso (e il lettore con lui) nell'epoca di cui racconta, immergerci nelle sensazioni e nei sistemi d'idee, nelle speranze, nelle paure e nelle ossessioni di un periodo storico, e che, in virtù della sua bravura, ci riesca pure: tutto questo è naturale, e lo davo per scontato.
Ma, per bravo che sia lo scrittore, mancherà sempre qualcosa: mancherà la componente personale, di ricordo del vissuto in prima persona, che farà sì che al lettore succeda un po' come a quei personaggi dei film che vengono catapultati, così come sono adesso, in un'epoca in cui erano ancora troppo...come dire...inesistenti per viverla davvero, e come tali si aggirano in un mondo che non gli appartiene non considerati da chi lo popola: lo vedono, lo capiscono, ne sentono la maggior parte delle linee di fondo: ma non gli appartiene. E' per questo che secondo me Eco (non Gioanola, grazie Rodolfo) ha perfettamente ragione a dire che quel libro lo ha scritto per una ventina di persone: i suoi compagni di scuola, i suoi coetanei, quelli, insomma, che possono riconoscere nelle sue pagine se stessi com'erano qualche (o più di qualche...) anno fa, il loro mondo (come loro l'hanno vissuto) di allora; gli altri, potranno solo leggerlo, e, grazie appunto al lavoro dello scrittore, dire: "Che bello,
sembra di essere davvero là".
Tutto questo, naturalmente, IMHO.

In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro.
(Tommaso da Kempis, Imitazione di Cristo)