Riprendo da dove avevo lasciato, cioe' quasi due pagine di thread. Le risposte e le argomentazioni saranno necessariamente un po' frammentate. Me ne scuso fin d'ora.
Azimuth ha scritto: Quando parlo di alterazione dei meccanismi biologici e fisiologici mi riferisco a tutte quelle alterazioni che non sono previste (se vogliamo dir così) dalle meccaniche preesistenti.
Gli organismi biologici "evoluti" non funzionano cosi', come ha accennato gia' Lizzyblack Il sistema immunitario, ad esempio, e' fatto proprio per fronteggiare "alterazioni impreviste" - probabilmente uno dei successi piu' grandi dell'evoluzione, per chi ci crede.
Azimuth ha scritto: Per dire che possiamo effettivamente stabilire una sorta di discriminazione a priori fra le sostanze (di sintesi e/o naturali), discriminazione che può essere utile per comprendere se una sostanza è, in partenza, potenzialmente dannosa oppure no.
e altrove ha scritto: Comunque, il metabisolfito di sodio fa parte di una grande famiglia di conservanti antiossidanti di origine sintetica, cioè senza riscontro in prodotti alimentari esistenti in natura.
No, questo e' sbagliato - nel senso che naturalmente e' possibile farlo, ma e' una discriminazione del tutto inutile perche' non e' vero che puo' essere utile ai fini di cui parli. In campo farmacologico esistono gli studi struttura-attivita' a tal proposito - naturalmente per cercare molecole "benefiche" e non dannose, ma all'atto pratico non forniscono un apporto sostanziale ed e' sempre necessaria una notevole sperimentazione.
[i]Dopo l'etichetta del pure' [/i]Azimuth ha scritto: ... e adesso dimmi senza fare l'esegesi (cioè senza fare affidamento su interpretazioni che non siano desumibili dall'etichetta stessa) se mi sai dire cosa mangio quando ingurgito una dose di 80g (una porzione?) di questo puré.
Qui sono generalmente d'accordo. Le etichette sono criptiche per i non addetti ai lavori. Certo, si potrebbero capire meglio con un po' di conoscenza delle legi, ma resta il fatto che ad esempio, come giustamente riporti piu' oltre, sotto la classificazione "aromi" cadono cose che voi umani... Detto questo, il problema e' quello di fornire un'informazione chiara e concisa - compri una scatola, non tre volumi di chimica:
che tipo di grassi mono- e digliceridi degli acidi grassi vengono impiegati? A partire da quali sostanze?
Mi fermo a questa affermazione. Cosa si intende per "tipo"? Quali famiglie di acidi grassi sono coinvolte? E le relative quote di poli- insaturi? E le insaturazioni in che posizione (non e' una stronzata, e' importante!) ? Ora, e' chiaro che un limite al "dettaglio" delle etichette ci dovra' pur essere. Sul fatto che poi al padrone convenga che ce ne siano il meno possibile, non c'e' dubbio...
Lizzyblack ha scritto: I mono e digliceridi che vengono usati sono così chiamati nella terminologia degli additivi alimentari AUTORIZZATI dallo Stato.
Aromi giusto per darti il sapore di patata. Quali siano sinceramente non lo so. Ma anche questi vengono controllati.
Il fatto che siano autorizzati dallo Stato non e' che a me faccia stare piu' tranquillo. Tutt'altro. Come Azimuth, preferisco di gran lunga sapere cosa c'e' dentro - nome e cognome del cosiddetto "aroma" - solitamente sostanze piuttosto "aggressive" dal punto di vista chimico, proprio perche' devono dare sapore pur essendo presenti in piccole quantita'.
Lizzyblack ha scritto: Scusa tanto, ma l'unica cosa che mi viene in mente a questo punto è proprio che chi non sa fare sa giudicare. Se non ti fidi delle autorità italiane, hai alcune scelte tipo cambiare stato, oppure comprarti le patate e farti il purè...
Guarda, Azimuth non so se sappia fare, io un pochino si', ed e' per questo che ho poca fiducia nelle "autorita' ". Ho partecipato a definizioni di standard in qualche campo: ora non facciamo di ogni erba un fascio, per carita', ma in diversi casi non c'e' molto da stare allegri.
e infine, Azimuth ha scritto: Per sua natura, una verifica con criteri scientifici è attuabile unicamente attraverso la ripetizione dell'esperimento (o degli esperimenti). Tale verifica ha a volte un costo tale che rappresenta, di fatto, una barriera economica per qualunque scienziato volesse verificare tali dati.
Non e' solo questo. E' che spesso non ci sono le condizioni per ripetere gli esperimenti. Come si e' gia' detto, gli organismi biologici sono sistemi complessi per cui non e' piu' vero che ad un dato input corrisponda sempre lo stesso output. E' assolutamente indispensabile che, se vuoi avventurarti in questo settore della scienza, tu abbandoni l'idea deterministica che hai della ricerca.
Mi preme, a questo punto, mettere a fuoco un argomento che e' contenuto trasversalmente in molti dei messaggi che ho letto, legato strettamente alla parola
"scientificamente". L'argomento e' quello della
liberta' (ed in parte della
fruibilita') della scienza. Spesso avete ostentato lo "scientificamente provato" come timbro per la verita' ultima. Ora, e' indispensabile chiedersi come nascano le "certezze scientifiche" e, in definitiva, quali siano le strade percorse dalla ricerca scientifica e perche' siano quelle e non altre.
Lo scienziato dovrebbe essere indipendente, e intellettualmente onesto. Ora, assumiamo che nella maggior parte dei casi la seconda caratteristica sia vera. La prima non lo e' pressoche' mai. Chi fa ricerca appartiene ad un'industria - ed in questo caso palesemente fa gli interessi della medesima conducendo ricerche a favore del suo sviluppo, oppure appartiene ad enti di controllo o di ricerca generalmente statali (i privati "indipendenti" sono una trascurabile minoranza). Ma i fondi messi a disposizione dai governi sono talmente esigui da rendere praticamente impossibile la ricerca sperimentale (tranne in pochi casi di istituti specializzati, vere e proprie isole felici), percio' chi fa ricerca deve procacciarsi fondi - tipicamente stipulando contratti con le aziende. Ecco qui che la "ricerca" e' gia' indirizzata, a monte, verso interessi specifici - non per malafede, semplicemente per miopia. In seconda battuta, perche' i risultati di una ricerca siano "validi" essi devono essere pubblicati su riviste accreditate nel settore (che generalmente li fanno esaminare da almeno due esperti prima della pubblicazione). Fino a piu' o meno cinque anni fa le riviste piu' importanti erano emanazioni delle varie associazioni internazionali, ne consegue che difficilmente idee "eretiche" avessero accesso facile. Oggi proprio internet ha rivoluzionato il mondo dell'editoria scientifica ed e' molto piu' facile avere riviste indipendenti, ma questo stesso fenomeno ha permesso la comparsa di moltissime testate; queste, per sopravvivere, sono anche disposte a pubblicare cose non ineccepibili. Il risultato e' che c'e' una enorme quantita' di informazioni disponibili, e cio' che prima avveniva per controllo selettivo (censura, se vogliamo), ora avviene per effetto di massa: di dieci articoli su un argomento, otto sono "schierati" - il risultato, in pratica, non cambia molto.
Qui si ferma la scienza e comincia la politica - e non sempre i personaggi coinvolti sono fisicamente diversi. Ma gli interessi che muovono la ricerca hanno la stessa capacita' nell'utilizzare l'informazione scientifica (gia' manipolata, anche se non in apparenza) a scopi "politici" (leggasi: formulazione di leggi, definizione delle metodologie di controllo).
Se siete arrivati a leggere fino a qui, siete davvero ganzi!