Storie di ordinario razzismo
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el camino y nada más;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
(A. Machado)
Se parlassi le lingue degli uomini e quelle degli angeli, ma non avessi l'amore, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
«Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe.
Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente
(O. Wilde)
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- vesna
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saremo pure in minoranza molta minoranza ma ci siamoshandy ha scritto:Al bookcrossing italiano no partecipa nessun "immigrato".

di solito il problema del "immigrato" con il bookcrossing e che per partecipare attivamente (rilasci inclusi) spendi cmq dei soldi.
adesso devo andare a mangiare ma domani cerco di dire la mia.

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Io abito in una città piccola, però mi è capitato più o meno frequentemente di bazzicare grandi centri come Milano e Roma: lì ci sono interi quartieri a forte identità etnica (mi vengono in mente le zone attorno a via Sarpi, Milano, o a Piazza Vittorio, Roma).
Man mano che la presenza di stranieri aumenta, ed è ovvio che chi arriva vada a sistemarsi vicno ai propri "simili", cresce anche il malessere di chi si ritrova circondato: in quel caso, chi stava lì da prima non cerca nemmeno di "difendersi", vuole scappare e basta.
Però magari mi sbaglio, e se nei prossimi giorni fa bello mi apposto nei pressi della sartoria per curiosare sulla clientela...
Man mano che la presenza di stranieri aumenta, ed è ovvio che chi arriva vada a sistemarsi vicno ai propri "simili", cresce anche il malessere di chi si ritrova circondato: in quel caso, chi stava lì da prima non cerca nemmeno di "difendersi", vuole scappare e basta.
Vicino a casa mia hanno aperto una sartoria: è gestita (in toto, credo) da africani. Non ci ho mai fatto caso, ma credo che quella sia identificata come una "sartoria per immigrati", indipendentemente dalle capacità di chi ci lavora. Questo per dire che non bisogna attendere avvocati o medici di colore per vedere con quanto sospetto saranno guardati.shandy ha scritto:quanto tempo dovrà passare prima di vedere un avvocato nero in Italia? E un medico albanese? O rumeno? O di qualunque altro paese...
Però magari mi sbaglio, e se nei prossimi giorni fa bello mi apposto nei pressi della sartoria per curiosare sulla clientela...

E tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente perché sai che le hai toccato il corpo, il suo corpo perfetto con la mente. (FdA)) - La cosa che più mi piace fare è niente. (WtP) - Ma conosco le coincidenze del 60 notturno, lo prendo sempre per venire da te (RG)
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- shandy
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Ma il punto è un altro! Io voglio sapere quando sarà normale per un italiano essere curato da un medico nero! Quando l'Italia sarà un Paese veramente multiculturale? Non mi interessa avere avvocati o medici di colore perché siano guardati con sospetto, ma perché siano la normalità.Rodolfo ha scritto:Questo per dire che non bisogna attendere avvocati o medici di colore per vedere con quanto sospetto saranno guardati.
Ma con questa classe dirigente dubito che ci si possa arrivare presto...

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Mi intrometto un attimo per dire la mia dal punto di vista britannico. Non sto qui a dilungarmi sulla storia dell'immigrazione in Gran Bretagna, che ne ha viste di tutti i colori (scusate il pun!). Questo paese e' considerato il simbolo della plurietnicita', e anche se magari l'integrazione non e' completa (non potrebbe mai esserlo), si trovano rappresentanti dei maggiori gruppi etnici in ogni campo sociale. Tanto per fare un esempio, il mio medico di famiglia a Londra era di origine pakistana, e il suo studio lo divideva con un collega d'origine nigeriana. Qui a Nottingham non ne ho ancora uno, ma nel quartiere ne abbiamo uno spagnolo, uno inglese, due di origine africana e uno indiano. Il chirurgo ortopedico che ha operato il mio ragazzo a Londra era senegalese, e l'avvocato che lo ha rappresentato in tribunale contro il suo ex datore di lavoro era iraniano. Quello che anzi sembra notare quassu' e' che i "bianchi" non formano piu' la supremazia...anzi, specialmente in campo medico, e' molto piu' probabile che riesca a trovare un medico (specialista o generico) proveniente dall'Asia o dall'Africa, o anche europeo, che non inglese.
Naturalmente ci sarebbe molto di piu' da dire per quel che riguarda l'ammissione/integrazione di "stranieri" - vedi il discorso su coloro che cercano asilo in GB, e le ondate di xenofobia incoraggiate da un certo tipo di stampa di terza classe, e dagli estremisti di destra. Ma c'e' pure l'odio razziale che cova fra altri gruppi etnici...
Naturalmente ci sarebbe molto di piu' da dire per quel che riguarda l'ammissione/integrazione di "stranieri" - vedi il discorso su coloro che cercano asilo in GB, e le ondate di xenofobia incoraggiate da un certo tipo di stampa di terza classe, e dagli estremisti di destra. Ma c'e' pure l'odio razziale che cova fra altri gruppi etnici...

"I once had a rose named after me and I was very flattered. But I was not pleased to read the description in the catalogue . . . "No good in a bed, but fine against a wall." - Eleanor Roosevelt
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because rabbits deserve better...
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- Carmilla
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così, giusto per aggiungere qualche notizia alla discussione...
(e perché in videoteca non c'è nessuno...)
I genitori di una mia compagna di classe al liceo l'hanno chiusa in casa (nel senso che non poteva uscire se non per andare a scuola accompagnata dai genitori. E anche quella era stata una concessione) perché si era messa con un ragazzo albanese. E' andata avanti così per più di un anno. Finché lei non ha ceduto. E non (solo) per problemi di "onore" ma perché avevano paura che lui "la rapisse"
o la coinvolgesse in qualcosa di poco pulito
Preciso che faceva il pizzaiolo e non lo spacciatore...
Ricordo che lei diceva sempre che erano proprio sfortunati perché il suo ragazzo era nato proprio in un paesino di confine tra grecia e albania ma dire "ho un ragazzo greco" non suona come dire "ho un ragazzo albanese". Pochi kilometri che cambiano la vita
E' anche vero che finché gli immigrati continueranno ad essere guardati con sospetto l'unico modo che avranno per sopravvivere sarà quello di darsi al crimine, alimentando le convinzioni xenofobe.
Non dico certo che gli immigrati siano tutti buoni. Ho conosciuto degli albanesi a cui avrei spaccato la faccia con piacere. Ma magari erano divergenze culturali...
Solo sarebbe bello che le persone venissero giudicate per il loro valore, punto. Sarà banale ma basterebbe questo...
Per quanto riguarda la Francia posso dire solo che forse lì sono ancora più indietro di noi.
Quando un mio amico marocchino è venuto a trovarmi nel 2001 a Roma lo portai al mercato di Piazza Vittorio, il posto più bello a Roma dove trovare gli ingredienti della cucina orientale in un bel groviglio di colori e profumi. Tornando a casa lui si dichiarò colpito dal grado di integrazione degli immigrati a Roma. Io strabuzzai gli occhi, non mi sembrava che gli italiani brillassero per affabilità. Ma lui giurava che era qualcosa che si percepiva nell'aria, che da noi gli immigrati avevano un atteggiamento molto più sereno che non in Francia.
Tra me e me ho pensato... non vorrei essere un immigrato in Francia...
PS: prima di conoscere Rodolfo II pensavo che il razzismo nord sud fosse un luogo comune buono solo per le barzellette...
(e perché in videoteca non c'è nessuno...)
I genitori di una mia compagna di classe al liceo l'hanno chiusa in casa (nel senso che non poteva uscire se non per andare a scuola accompagnata dai genitori. E anche quella era stata una concessione) perché si era messa con un ragazzo albanese. E' andata avanti così per più di un anno. Finché lei non ha ceduto. E non (solo) per problemi di "onore" ma perché avevano paura che lui "la rapisse"


Preciso che faceva il pizzaiolo e non lo spacciatore...
Ricordo che lei diceva sempre che erano proprio sfortunati perché il suo ragazzo era nato proprio in un paesino di confine tra grecia e albania ma dire "ho un ragazzo greco" non suona come dire "ho un ragazzo albanese". Pochi kilometri che cambiano la vita

E' anche vero che finché gli immigrati continueranno ad essere guardati con sospetto l'unico modo che avranno per sopravvivere sarà quello di darsi al crimine, alimentando le convinzioni xenofobe.
Non dico certo che gli immigrati siano tutti buoni. Ho conosciuto degli albanesi a cui avrei spaccato la faccia con piacere. Ma magari erano divergenze culturali...

Solo sarebbe bello che le persone venissero giudicate per il loro valore, punto. Sarà banale ma basterebbe questo...
Per quanto riguarda la Francia posso dire solo che forse lì sono ancora più indietro di noi.
Quando un mio amico marocchino è venuto a trovarmi nel 2001 a Roma lo portai al mercato di Piazza Vittorio, il posto più bello a Roma dove trovare gli ingredienti della cucina orientale in un bel groviglio di colori e profumi. Tornando a casa lui si dichiarò colpito dal grado di integrazione degli immigrati a Roma. Io strabuzzai gli occhi, non mi sembrava che gli italiani brillassero per affabilità. Ma lui giurava che era qualcosa che si percepiva nell'aria, che da noi gli immigrati avevano un atteggiamento molto più sereno che non in Francia.
Tra me e me ho pensato... non vorrei essere un immigrato in Francia...

PS: prima di conoscere Rodolfo II pensavo che il razzismo nord sud fosse un luogo comune buono solo per le barzellette...

"La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla"
Gabriel Garcia Marquez
"Farai la fine del profeta Ezechiele che soffiò, soffiò ma non riuscì a buttare giù la casa di mattoni"
The Haunted House

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Ehm... questa frase potrebbe prestarsi a diverse interpretazioni...carmilla ha scritto:prima di conoscere Rodolfo II pensavo che il razzismo nord sud fosse un luogo comune buono solo per le barzellette...

E comunque ti è andata bene che non hai conosciuto il mio leghistissimo zio, la cui figlia prediletta ha scelto di sposarsi domenica prossima, quando a Pontida è in programma il raduno universale delle Camicie Verdi!



Perché dici che il punto è un altro? Se non portiamo a rammendare i nostri abiti da un sarto di colore, dubito che molti accetteranno facilmente di far rammendare se stessi...shandy ha scritto:Ma il punto è un altro! Io voglio sapere quando sarà normale per un italiano essere curato da un medico nero!

E tu vuoi viaggiarle insieme, vuoi viaggiarle insieme ciecamente perché sai che le hai toccato il corpo, il suo corpo perfetto con la mente. (FdA)) - La cosa che più mi piace fare è niente. (WtP) - Ma conosco le coincidenze del 60 notturno, lo prendo sempre per venire da te (RG)
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Bah.... io ho una zia colombiana, une fenotipo in parte indio, in parte mulatto. Vive in Italia (in Sicilia, in provincia) da 25 anni.
Che io sappia non ha mai avuto problemi. Forse perchè non è africana e ha un accento spagnolo? Non lo so.
Lei, e i suoi figli, (ovviamente scuri di pelle) non li ho mai percepiti come neri.
Loro sono mia zia e i miei cugini. Basta.
Credo che questa cosa mi abbia in un certo senso reso reso sempre curiosa verso le storie di chi viene in questo paese da molto lontano, e quando alla fermata dell'autobus mi metto a chiacchierare con alcuni immigrati (oddio che parola, ma non ne abbiamo trovata ancora una migliore?) mi rendo conto, dall'espressione nei loro occhi, che la mia mancanza di aggressività nei loro confronti li stupisce...
Eppure ho avuto colleghi d'università italiani di prima generazione, e non ho mai avuto l'impressione che fossero discriminati. Ma forse l'università è già un'oasi rispetto alle nostre periferie....
Che io sappia non ha mai avuto problemi. Forse perchè non è africana e ha un accento spagnolo? Non lo so.
Lei, e i suoi figli, (ovviamente scuri di pelle) non li ho mai percepiti come neri.
Loro sono mia zia e i miei cugini. Basta.
Credo che questa cosa mi abbia in un certo senso reso reso sempre curiosa verso le storie di chi viene in questo paese da molto lontano, e quando alla fermata dell'autobus mi metto a chiacchierare con alcuni immigrati (oddio che parola, ma non ne abbiamo trovata ancora una migliore?) mi rendo conto, dall'espressione nei loro occhi, che la mia mancanza di aggressività nei loro confronti li stupisce...
Eppure ho avuto colleghi d'università italiani di prima generazione, e non ho mai avuto l'impressione che fossero discriminati. Ma forse l'università è già un'oasi rispetto alle nostre periferie....






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Secondo me, in questo campo come in molti altri, noi soffriamo molto di mancanza di memoria storica: se solo pensassimo a come venivano trattati gli immigrati italiani non così tanti anni fa quando andavano a cercare lavoro o fortuna all' estero, in Germania, in Svizzera (e la cito appropò: stasera in tv c'è "pane e cioccolata" con Manfredi), in America.
L' immagine che gli italiani si portavano appresso era quella di "pizza, mandolino, tutti mafiosi, tutti imbroglioni" (esagero nel generalizzare, ovviamente: ci sarà stata sicuramente una percentuale notevole di persone che non la pensavano così, proprio come oggi - credo, spero - non tutti considerino gli immigrati in italia come rapinatori, poco di buono o quant' altro).
Però capita, capita spesso di sentire che le bande che rapinano le ville sono tutte di albanesi , che tutti i nordafricani taccheggiano ecc. ecc.
Perciò il problema secondo me è la generalizzazione, e la mancanza di consapevolezza (volontaria?) di "da dove veniamo".
E questo mi è capitato di vederlo in prima persona, con un mio anziano zio che è andato a vivere in Australia: un vero caso da "Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", con tutta la fatica per trovare un posto nella società, per tirare a campare come contadino, ecc.
Beh, lui stesso, probabilmente dimentico di quello che aveva passato, se la prendeva continuamente con "all this fucking chinese and japanese" che rubavano il lavoro..
Soluzioni? Boh..
Speranze? Tante..
L' immagine che gli italiani si portavano appresso era quella di "pizza, mandolino, tutti mafiosi, tutti imbroglioni" (esagero nel generalizzare, ovviamente: ci sarà stata sicuramente una percentuale notevole di persone che non la pensavano così, proprio come oggi - credo, spero - non tutti considerino gli immigrati in italia come rapinatori, poco di buono o quant' altro).
Però capita, capita spesso di sentire che le bande che rapinano le ville sono tutte di albanesi , che tutti i nordafricani taccheggiano ecc. ecc.
Perciò il problema secondo me è la generalizzazione, e la mancanza di consapevolezza (volontaria?) di "da dove veniamo".
E questo mi è capitato di vederlo in prima persona, con un mio anziano zio che è andato a vivere in Australia: un vero caso da "Bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata", con tutta la fatica per trovare un posto nella società, per tirare a campare come contadino, ecc.
Beh, lui stesso, probabilmente dimentico di quello che aveva passato, se la prendeva continuamente con "all this fucking chinese and japanese" che rubavano il lavoro..
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Se incontri un angelo, non avrai pace ma febbre. (Stefano Benni)
















- vesna
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sono un po stanchina e credo che quello che scrivero sarano concetti confusi, ma tanto sono molto confusa cmq
sono emigrata da prima generazione, a quasi 19 anni compiuti ho fatto le valige e me ne sono andata di casa. sono andata a perugia, citta' che conoscevo e che non mi faceva paura perche luogo dove migliaia di stranieri vanno a studiare l'italiano.
ho capuito subito che la burocrazia era assurda, che chi ti accoglie ai sportelli dove fai domanda per permesso di soggiorno di solito è razzista, che di solito la fila dove si fa il permesso di soggiorno si fa al aperto dalle prime ore del alba, ma se era quello il prezzo da pagare per un futuro migliore avrei pagato volentieri.
ho trovato lavoro facilmente vista la mia conoscenza di lingue e mi sono iscritta all'universita'. ho sempre lavorato durante gli studi e cio messo il doppio del tempo previsto per terminare. i problemi gravi non c'erano, lavoravo tanto , ma con lo stipendio tiravo avanti, tutto rigorosamente in nero, ma serviva per sopravivere.
una volta finito pero le cose cambiano. uno in genere studia non solo perche apassionato di certe materie ma anche per migliorare la propria vita, procurandosi cosi un lavoro che riguardi piu' la sua istruzione e che viene pagato di piu.e qui casca l'asino. io miglioramento non l'ho mai visto.
finche stavo studiando in una citta' che tira avanti principalmente per gli studenti ( in maggioranza stranieri tra maggio e ottobre) andavo bene perche facevo qualsiasi lavoro e anche se pretendevo uno stipendio equo andavo bene perche una gran lavoratrice.
una volta finito l'iter universitario non andavo piu' bene per i lavori da diplomata pero' neanche piu' da laureata perche chiunque vedeva il permesso di soggiorno cambiava faccia.
ho cambiato perugia per torino ma la storia non cambia. a un certo punto ho anche tolto la laurea dal cv- le agenzie iterinali mi chiamavano almeno per lavori da diplomata, anche se poi alla fine non andavo bene per altre ragioni (troppo poco bella presenza, troppo vecchia etc).
adesso lavoro per conto mio e mi trovo benissimo.
vi racconto un aneddoto da emigrante cosi vedete cosa sucede sempre a un emigrante:
mi sono sposata, e una volta sposata sul p.di.s. dovevo cambiare la motivazione da lavoro a famiglia. praticamente sono andata in questura a dare tutti i documenti e loro mi hanno detto che ci sarebbe venuto un vigile per accertare che vivevo a quel indirizzo e che ero in effeti sposata con mio marito. al epoca lavoravo part time.
un giorno viene il vigile che mi dice:
guardi signora è la terza volta che vengo ed è la prima che la trovo. io per fare raporto positivo la devo trovare a casa 3 volte su 5 e percio' le consiglio di non uscire di casa nelle prossime due settimane.
io sbacalita gli dico che lavoro e lui: non mi interessa.
mi chiede il permesso per verificare le cose scritte su un formulario. glielo do. va in cucina e mi apre il frigo, va in camera e mi apre i casetti, guarda e mi chiede come mai abbiamo solo un comodino e non due (sul formulario doveva scrivere cosa avevo sul comodino) e alla fine mi dice: ma signora lei è sicura di essere sposata con un italiano?
io: si. lui: e dov'è? io: sono le 17, la gente normale a quest'ora lavora ancora. lui: si ma io stacco alle 17.30 .veda di dire a suo marito di farsi trovare almeno una volta se no io faccio raporto negativo.
pulp l'ha trovato un sabato a ora di pranzo e gli ha detto: allora essiste!
l'integrazione non ci potra mai essere 100%. io sono in italia da 14 anni. ho un sacco di amici italiani, molti si dimenticano che sono straniera, ma in ogni occasione dove c'entra la burocrazia, lo stato o qualsiasi utenza publica sono un aliena. se vado in posta per cambiare un vaglia e do la carta d'identita come documento, nonostante sia valido mi chiedono il passaporto e permesso di soggiorno. se vado in vacanza a sharm al uscita dal italia mi guardano il permesso di soggiorno e nonostante il marito accanto si permettono di trattarmi come una poco di buono.
e scusate io non voglio neanche essere integrata in un paese dove il 1° maggio scorso, che non fu solo la festa dei lavoratori ma anche Pasqua Ortodossa, 3 volanti di polizia con i poliziotti vestiti di tutto punto con manganelli tirati fuori si apostano davanti alla Chiesa Ortodossa e guardano la gente che entra per la funzione chiedendo documenti e facendo spaventare i bimbi.
preferisco rimanere aliena

sono emigrata da prima generazione, a quasi 19 anni compiuti ho fatto le valige e me ne sono andata di casa. sono andata a perugia, citta' che conoscevo e che non mi faceva paura perche luogo dove migliaia di stranieri vanno a studiare l'italiano.
ho capuito subito che la burocrazia era assurda, che chi ti accoglie ai sportelli dove fai domanda per permesso di soggiorno di solito è razzista, che di solito la fila dove si fa il permesso di soggiorno si fa al aperto dalle prime ore del alba, ma se era quello il prezzo da pagare per un futuro migliore avrei pagato volentieri.
ho trovato lavoro facilmente vista la mia conoscenza di lingue e mi sono iscritta all'universita'. ho sempre lavorato durante gli studi e cio messo il doppio del tempo previsto per terminare. i problemi gravi non c'erano, lavoravo tanto , ma con lo stipendio tiravo avanti, tutto rigorosamente in nero, ma serviva per sopravivere.
una volta finito pero le cose cambiano. uno in genere studia non solo perche apassionato di certe materie ma anche per migliorare la propria vita, procurandosi cosi un lavoro che riguardi piu' la sua istruzione e che viene pagato di piu.e qui casca l'asino. io miglioramento non l'ho mai visto.
finche stavo studiando in una citta' che tira avanti principalmente per gli studenti ( in maggioranza stranieri tra maggio e ottobre) andavo bene perche facevo qualsiasi lavoro e anche se pretendevo uno stipendio equo andavo bene perche una gran lavoratrice.
una volta finito l'iter universitario non andavo piu' bene per i lavori da diplomata pero' neanche piu' da laureata perche chiunque vedeva il permesso di soggiorno cambiava faccia.
ho cambiato perugia per torino ma la storia non cambia. a un certo punto ho anche tolto la laurea dal cv- le agenzie iterinali mi chiamavano almeno per lavori da diplomata, anche se poi alla fine non andavo bene per altre ragioni (troppo poco bella presenza, troppo vecchia etc).
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vi racconto un aneddoto da emigrante cosi vedete cosa sucede sempre a un emigrante:
mi sono sposata, e una volta sposata sul p.di.s. dovevo cambiare la motivazione da lavoro a famiglia. praticamente sono andata in questura a dare tutti i documenti e loro mi hanno detto che ci sarebbe venuto un vigile per accertare che vivevo a quel indirizzo e che ero in effeti sposata con mio marito. al epoca lavoravo part time.
un giorno viene il vigile che mi dice:
guardi signora è la terza volta che vengo ed è la prima che la trovo. io per fare raporto positivo la devo trovare a casa 3 volte su 5 e percio' le consiglio di non uscire di casa nelle prossime due settimane.
io sbacalita gli dico che lavoro e lui: non mi interessa.
mi chiede il permesso per verificare le cose scritte su un formulario. glielo do. va in cucina e mi apre il frigo, va in camera e mi apre i casetti, guarda e mi chiede come mai abbiamo solo un comodino e non due (sul formulario doveva scrivere cosa avevo sul comodino) e alla fine mi dice: ma signora lei è sicura di essere sposata con un italiano?
io: si. lui: e dov'è? io: sono le 17, la gente normale a quest'ora lavora ancora. lui: si ma io stacco alle 17.30 .veda di dire a suo marito di farsi trovare almeno una volta se no io faccio raporto negativo.
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l'integrazione non ci potra mai essere 100%. io sono in italia da 14 anni. ho un sacco di amici italiani, molti si dimenticano che sono straniera, ma in ogni occasione dove c'entra la burocrazia, lo stato o qualsiasi utenza publica sono un aliena. se vado in posta per cambiare un vaglia e do la carta d'identita come documento, nonostante sia valido mi chiedono il passaporto e permesso di soggiorno. se vado in vacanza a sharm al uscita dal italia mi guardano il permesso di soggiorno e nonostante il marito accanto si permettono di trattarmi come una poco di buono.
e scusate io non voglio neanche essere integrata in un paese dove il 1° maggio scorso, che non fu solo la festa dei lavoratori ma anche Pasqua Ortodossa, 3 volanti di polizia con i poliziotti vestiti di tutto punto con manganelli tirati fuori si apostano davanti alla Chiesa Ortodossa e guardano la gente che entra per la funzione chiedendo documenti e facendo spaventare i bimbi.
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vesna, grazie per i tuoi racconti

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mi è stato fatto notare che ho scritto una frase ambigua...
non volevo certo dire che Rodolfo sia razzista (come ogni imperatore è tendenzialmente multietnico) ma semplicemente che lui è stato il primo ad avermi descritto atteggiamenti relativamente diffusi dalle sue parti e che non sono proprio lusinghieri nei confronti dei meridionali.
La scena del poliziotto, se non avesse risvolti drammatici, sarebbe esilarante...

non volevo certo dire che Rodolfo sia razzista (come ogni imperatore è tendenzialmente multietnico) ma semplicemente che lui è stato il primo ad avermi descritto atteggiamenti relativamente diffusi dalle sue parti e che non sono proprio lusinghieri nei confronti dei meridionali.
La scena del poliziotto, se non avesse risvolti drammatici, sarebbe esilarante...

"La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla"
Gabriel Garcia Marquez
"Farai la fine del profeta Ezechiele che soffiò, soffiò ma non riuscì a buttare giù la casa di mattoni"
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ripesco questo thread perché ho scoperto ieri sera, con orrore, che in Italia non esiste nessun tipo di osservatorio sul razzismo, nessuno che monitori gli episodi di razzismo e ne tenga il conto. mi vergogno a chiamare il mio paese un "paese civile"...
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A revolution is the solution.
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- shandy
- Olandese Volante
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un articolo interessante: http://www.repubblica.it/2005/b/rubrich ... imnon.html
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