Si legge per paura, si legge per fuggire...

Se volete parlare seriamente di qualcosa che non è presente in nessuna delle altre aree e/o volete dare un annuncio generale a tutti per una cosa importante, questa è l'area appropriata.

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vocenarrante
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Si legge per paura, si legge per fuggire...

Messaggio da vocenarrante »

Mi è stato regalato "Castelli di rabbia", che trovo interessante, a volte affascinante, ma mi sono soffermato su questo pensiero:
Nel senso che forse, sempre, e per tutti, altro non è mai, leggere, che fissare un punto per non essere sedotti, e rovinati, dall'incontrollabile strisciare via del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere....
E poi dal vivo:
"SI legge sempre per fuggire da qualcosa o da qualcuno..."

Domanda:
ma si legge per questo????


Io leggo solo se sono rilassato, se ho un problema a quello penso e lo devo risolvere; leggo per curiosità; leggo per fame di sapere; leggo per gli altri...

Vorrei i vostri pensieri

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Marcello Basie
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Messaggio da Marcello Basie »

Ne abbiamo parlato abbondantemente, nel thread "Così parlò Baricco", sempre in "Area Generica".
B. ha l'idea fissa che il lettore è un perdente e lo scrittore è un vincente.
Nel newsgroup it.cultura.libri qualcuno (Luca Tassinari, nda) ha al proposito ricordato il grande Flaubert:
Luca Tassinari ha scritto: Si vorrebbe avere qui Flaubert, che gli spiegasse come sia
necessario rimuovere sé stessi e i propri sentimenti dai libri
che si scrivono, perché il patetico non fa letteratura. "Non
voglio considerare l'Arte come uno sfogo delle passioni,
come un vaso da notte", diceva il sommo.
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Marcello
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zazie
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Messaggio da zazie »

voce che la sa lunga anche se non è un absl ha scritto:se ho un problema a quello penso e lo devo risolvere
Sottoscrivo, così come la citazione di Flaubert riportata da Marcello.
Posterò citazione esatta, ma giusto a senso, ricordo il pensiero di Heidegger: l'opera d'arte autentica apre un mondo, e in qualche modo lo rende possibile.
Pensiero zaziesco: leggere per scappare dal mondo e un po' come buttarsi in una piscina per paura della pioggia.

p.s. detesto chi cita Heidegger perché fa tanto intellettual-fighetto, ma quando ce vo' ce vo'
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vocenarrante
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Messaggio da vocenarrante »

Marcello, Corsaro Rosso,
non ho tempo per leggere anche i newsgroup, quindi ti ringrazio dell'informazione; che ne abbiate abbondantemente parlato in un altro topic me ne dispiace...
mo' che devo fa'?

Vediamo un po'...
Formulo da un altro punto di vista:
di quello che dicono gli altri, non me ne frega niente;
io vorrei, gentilmente, sapere in quali condizioini emotive leggete voi,
se poi è troppo riservato... beh non rispondete :wink:

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shandy
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Messaggio da shandy »

vocenarrante ha scritto:io vorrei, gentilmente, sapere in quali condizioini emotive leggete voi
non credo ci sia una condizione particolare per me...mi capita di leggere quando sono tranquilla e rilassata ma anche di farlo quando voglio calmarmi e rilassarmi. a volte dopo una giornata fitta di studio e riunioni riesco a leggere per ore, a volte dopo una giornata di "cazzeggio" non riesco nemmeno a prendere in mano il libro...

boh? :roll: :)
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zazie
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Messaggio da zazie »

Va bene Voce, allora espando e dipano il pensiero: leggo perché non mi basto e non mi basta vedere solo fino a dove arrivano i miei occhi.
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

siccome sono MOLTO pigra (ma molto ma molto) riporto paripari quello che ho scritto nel topic segnalato da marcello. Calvino esprime perfettamente quello che penso, e molto meglio di quanto potrei fare io :wink:
io me ha scritto:il concetto l'aveva espresso (in parte) anche Calvino in 'Se una notte d'inverno un viaggiatore':
"...qual è il posto che i libri hanno nella tua vita, se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori, un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t'interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attravero i libri...".
Ecco, per me sono stati (e sono) entrambe le cose. A seconda delle fasi della mia vita o anche solo di un momento estemporaneo, di una sensazione, di un'emozione. A volte leggere è una via di fuga per non pensare, a volte ti porta a pensieri prima inesplorati. A volte ti protegge da una realtà che per il momento non vuoi (non puoi) affrontare, a volte ti apre realtà che non ti basterebbero mille vite per conoscerle tutte. E a volte sì, ti dà la sensazione di vivere per interposta persona e di perderti qualcosa... ma poi chiudi il libro e porti quello che ti ha dato con te, nella tua vita, e allora le storie che hai letto diventato parte della tua e rivivono. No?
Ho potuto così incontrare persone e diventarne amico e questo è molto della mia fortuna (deLuca)
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Xenia
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Messaggio da Xenia »

Condivido appieno le parole di Liber :-)
E' vero che anche a me è capitato, fra l'altro, di usare i libri per 'scappare', ma diciamo che si trattava di una fuga terapeutica, a suo modo. Forse sarebbe più corretto parlare di consolazione: ho trovato consolazione nella lettura in momenti in cui la vita non me ne concedeva molta... Non so se stessi davvero cercando quel tipo di conforto, ma questo è quanto mi è successo di trovare.
Ciò non significa che ci sia necessariamente bisogno di vivere una condizione difficile per leggere, ma credo che certi statati d'animo possano amplificare le emozioni ed esterndere le nostre percezioni 'letterarie'.

Per Marcello: l'argomento non era l'ennesimo dibattito siu Baricco (oramai tutti noi conosciamo il tuo amore spoassionato per lui), quella frase era solo uno spunto! E, se mi consenti, la citazione di Flaubert, che pure è sensata, è in qs caso completamente OT, perché non si parlava di autori, bensì di lettori... Se ti beccasse qui Beneforti :-)

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liberliber
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Messaggio da liberliber »

Flaubert ha scritto:"Non voglio considerare l'Arte come uno sfogo delle passioni, come un vaso da notte"

sarà per questo che l'ho sempre trovato una pizza mostruosa...?!?
Scherzi a parte, se chi scrive non prova emozioni, come può provarle il lettore?
(naturalmente il mio giudizio personale su Flaubert non comporta auotmaticamente una critica a tutto ciò che dice né a chi lo apprezza :wink: )
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Marcello Basie
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Messaggio da Marcello Basie »

Vocenarrante, non è affatto obbligatorio seguire i newsgroup, io riportavo semplicemente la fonte da cui avevo preso la citazione.
Invece nel thread "Così parlò Baricco", piuttosto recente, si è discusso a lungo di che cosa ci aspettiamo noi quando leggiamo, quindi immagino che non tutti vogliano ripetere ancora qui le proprie idee in merito :)

Anche per questo introducevo la citazione di Flaubert, che si riferisce alla visione che Baricco ha del lettore e dello scrittore: il lettore in sostanza è un perdente, legge per fuggire dal mondo; lo scrittore scrive perché è una persona dotata di grandi passioni e intuizioni e ha bisogno di riversarle nell'arte.

Flaubert non è d'accordo, ma non significa che per lui l'arte deve essere fredda e impersonale, visto che..."Madame Bovary sono io", diceva ;)

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Marcello
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Carmilla
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Messaggio da Carmilla »

non mi piacciono gli scrittori, e gli autori in generale, che non riescono a staccarsi da se stessi quando scrivono un testo. E' chiaro che qulacosa di noi è in tutto quello che facciamo, ma bisogna anche essere in grado di astrarsi. Questo secondo me è il limite di scrittori potenzialmente interessanti, come ad esempio pavese, che però non riuscivano a gurdare più in là dei propri piedi. Dopo 20 anni la sua opera suonava già terribilmente datata. Invece marquez è capace di raccontare la storia della propria famiglia ma rendendola una storia universale che non invecchierà mai.

A parte questo personalissimo pensiero che mi è stato suscitato dalle azzeccatissime parole di Flaubert...
io leggo sempre, in qualunque stato d'animo. Magari però cose diverse a seconda di come mi sento (quando sei depresso henry james potrebbe essere il colpo di grazia :wink: ).
"La vita non è quella che si è vissuta ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla"
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Tanelorn
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Messaggio da Tanelorn »

Anche io leggo in qualsiasi situazione, dalla depressione piu' nera alla gioia piu' euforica. Non e' vero che si legge per scappare, o perlomeno io non e' certo infilando la mia testa tra le pagine di un libro che potrei eludere i fantasmi che mi circondano... e' pero' vero che i libri possono essere un appoggio, cosi' come puo' esserlo la musica e altro ancora...
Vi risparmio i miei commenti su Baricco (e su Flaubert)... :roll:
"And there's so many many thoughts
when I try to go to sleep
but with you I start to feel
a sort of temporary peace..." (D. Cavanagh)
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Messaggio da Sorriso da bici »

Cara Voce..
come te, ho bisogno di avere la testa libera e leggera..
chè nn si sa mai e magari (MAAAAAAgariiiii) il leggere potrebbe diventare una splendida conversazione con chi scrisse (vedi citazione di Liber e Nota*) e quindi devi essere lì tutto, e preciso e puntuale..
mica puoi averla da altre parti la testa..

anche perchè a volte sono conversazioni che ti prendono l'anima e te la attorcigliano e ti ci incastri dentro.. e rimani fino alle tre di notte e poi punti la sveglia per tornare a leggere (che per dormire c'è sempre tempo).. e quindi devi approcciartici leggerissimo e ventoso..
per poterti portar via e dietro e dentro tutto ciò che quel libro in quell'istante aveva da dirti.. il motitvo per cui lo hai scelto
(Domandona: I LIBRI TI/SI SCELGONO?)

non leggo per fuggire.. ma capita che leggendo si corra via..
e quando capita è un delirio splendido!!


..e poichè Baricco non posso smentirlo.. ;-) propongo altra kiave di lettura..
"SI legge sempre per fuggire da qualcosa o da qualcuno"
o piuttosto, si fugge leggendo? beh.. nn sempre però..
Buoni castelli per te..


Liber ha scritto:ma poi chiudi il libro e porti quello che ti ha dato con te, nella tua vita, e allora le storie che hai letto diventato parte della tua e rivivono. No?
A tal proposito scatta la Nota**
cara Voce, per dovere di cronaca e onestà ammetto di avere la medesima opinione di un Giacomo L. nazionale in merito al conversare con i lettori ;-)
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Messaggio da ilmagodilussino »

il solito mago laconico: "si legge (flaubert*) per fuggire (baricco)"...o mi sono perso qualche cosa :wink:

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quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro
Beppe Viola
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liberliber
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Messaggio da liberliber »

ragazzi io vi voglio bene ma tra asterischi e citazioni degli ultimi messaggi non c'ho capito niente :shock:
(liber MOLTO stanca :D )
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zazie
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Messaggio da zazie »

Mi associo a Liber...anche se il messaggio di Sorriso è molto bello. Mi sa che me lo dovrò rileggere a mente fresca.
zeta
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Messaggio da zeta »

dico: se un lettore è un perdente e lo scrittore è un vincente voglio vedere lo scrittore scrivere mentre caga o piscia. il lettore come mostrano molti argomenti del nostro coprofagico forum può leggere, cagare e pisciare contemporaneamente. Leh! sistemato anche Flaubert.
dopodichè, caro voce (la setimana pasada mi hai ingannato! :) ) , perchè si legge? mah, le emozioni che si sprigionano sono molteplici. Sarebbe bello studiare il colore rosso degli emisferi cerebrali nei diversi momenti della vita incrociati con i momenti in cui si legge. Probabilmente non esiste un universale. Non esiste un'interpretazione nomotetica ma solo idiografica (akela spiega al mondo il verbo del grande weber!). e in questo non bastano centinaia di pagine. Io ad esempio, quando sono in fase down non riesco a leggere. In quelle fasi probabilmente la mia vita è già così problematica e pesante che non riesco a sopportare il viaggio entro vite altrui. E allora leggo saggi, giornali, riviste.
Quando sono contento divoro libri. Mi confronto con quello che scrivono quegli adorabili cagacazzo di scrittori. Succhio. Costruisco debiti, spesso impagabili.
Indovinello: visto che mentre facevo il presidente del seggio elettorale n. 12 di corsico mi sono letto tre libri (baricco, coupland e pischedda) secondo voi sono contento o down?
vvb
zeta
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Messaggio da zeta »

comunque leggere è sempre viaggiare. banalità mostruosa: leggere non è come scrivere. leggere è come prendere su pezzi della propria anima, della propria carne, della propria vita e giocare. Si può giocare nel fantastico e allora si consente alla propria anima di vagare leggera per l'universo dei segni di chi scrive e li si ama lo scrittore o la scrittrice.In quel momento la tua mente non è libera ne' prigioniera: è. E questo è consentirsi l'impossibile, la bestemmia l'indicibile: è l'abbandono. nelle mani e nella testa di qualcuno che non conosci. assolutamente fantastico.
Ma si può giocare anche nel racconto di personaggi che pensano pensano o camminano camminano o fanno la storia o le storie. Ma si può viaggiare anche leggendo Mediterraneo di Predrag Matvejevic e allora si riconoscono i profumi, i colori dei tetti, i colori del mare nostrum.
Insomma, cari tutti, voce, liber, sdb, zazie, marcello, ecc. leggere è un privilegio, leggere è darsi al mondo, leggere è veramente un prolungarsi, leggere è davvero costruire "amorosi sensi" tra sè e il creato.
z
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Messaggio da Tanelorn »

Zeta la formica ha scritto:dico: se un lettore è un perdente e lo scrittore è un vincente voglio vedere lo scrittore scrivere mentre caga o piscia. il lettore come mostrano molti argomenti del nostro coprofagico forum può leggere, cagare e pisciare contemporaneamente. Leh! sistemato anche Flaubert.
Di fronte a tale perla (di Gutalax) mi inchino e plaudo :D !! Quest'uomo e' un grande :D !!!
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Messaggio da vocenarrante »

Di sicuro ci piace leggere...
qualcuno lo fa in fase up qualcuno in fase down, qualcuno sempre, (bisognerebbe capire se è sempre up o down, ma lasciamo al soggetto la libertà di vivere)
comunque leggere è un'attività che ci coinvolge aldilà della semplice compagnia, ma non credo che sia per tutti così; noi divoratori di brandelli di vite vere o immaginarie, cerchiamo mezzi per confrontarci col mondo, per essere stimolati ad andare oltre...
Questo forum è uno dei più bei libri che io abbia mai letto, grazie a tutti gli autori :!: :!: :!: :!: :)
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